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Dimarco: “Mi insulteranno, ma stimo Theo! Inzaghi, Ausilio e appena visto Thuram ho detto…”

Tommaso Lerro

DIFFERENZA SUL PIANO TECNICO - "Su cosa la faccio? Secondo me nei tempi di gioco. Quando ti alleni con determinati giocatori la velocità aumenta, quindi devi guardare tutto almeno due secondi prima, e nel calcio due-tre secondi sono davvero tanti. Poi quando c’è l’autostima cambia tutto".

GIOCATA PREFERITA - "Ti dico la punizione di quando ho fatto gol contro la Samp. Il primo gol in assoluto con l’Inter, per tutte le cose insieme. Se devo far vedere una partita in particolare, a mio figlio farei vedere questa per primo. Il gol da centrocampo col Frosinone? Grande giocata ma preferisco mille volte il gol su punizione contro la Samp".

SPOGLIATOIO - "All’Inter siamo tutti un gruppo di… una parola che non si può dire. Stiamo veramente bene insieme e si vede anche in campo perché in campo trasmetti ciò che sei nello spogliatoio. E nella squadra dell’anno scorso chiunque entrava dava sempre il massimo, e non è sempre facile perché di base chi non gioca non è mai contento. Poi ci sono giocatori con cui hai un rapporto migliore di un altro, io ad esempio ho ovviamente Bastoni con cui giocavo a Parma, Barella che conosco da quando avevo 14 anni, Matteo Darmian, Di Gennaro, Acerbi, poi c’è sempre Marcus. Lo ha già raccontato pure lui nel film dell’Inter, quando è arrivato, in lui non credeva nessuno, ci credevo solo io e infatti dopo lo scudetto ho cominciato a ricordarglielo. Gli dicevo sempre ‘ricordati che quando sei arrivato non ti voleva e cagava nessuno’ (ride ndr), io provo sempre a stuzzicarlo sia nei momenti più belli che in quelli più brutti. I giovani io li aiuto sempre, ma servono anche le bastonate. Stankovic l’anno scorso veniva con me a tutti gli allenamenti, robe che ai miei tempi non succedevano mai, ma per quello che ho passato cerco di aiutare i giovani. Con Ale poi abitavamo uno sopra l’altro, ma in generale sono così. Lo stesso è in Nazionale, quando sono arrivato in Nazionale ero uno dei più giovani, ora sono uno dei più vecchi, il calcio cambia velocemente. E quando cresci devi anche prenderti certe responsabilità".

SCONFITTA IN CHAMPIONS - "Non ti voglio dire una cazzata, ma finita la partita ero deluso. Morto proprio. Il giorno dopo però, quando ho detto che l’anno dopo avremmo vinto il campionato, mi sono detto che questa squadra era finita in finale di Champions quando nessuno se lo aspettava e dopo aver affrontato squadre di valore. È arrivata in finale quando tutti pensavano che avremmo preso 4 gol e sarebbe finita in tragedia quando invece ce la siamo giocati alla pari e alla fine questo dimostra tanto. Dimostra di avere un gruppo forte e quando c’è un gruppo forte anche le individualità fanno meglio. In quell’anno abbiamo avuto difficoltà, siamo partiti malissimo. Ma poi parlandoti nello spogliatoio escono idee, consigli, cose da aggiustare anche nell’individualità… E dirci in faccia certe cose ci ha portato in finale di Champions. A fine partita io ero deluso, perché perdere una finale di Champions è una delusione grandissima, forse la più grande che si possa provare, ma dall’altro lato ero contento perché avevamo fatto qualcosa di unico. Tenere testa al City e giocarsela alla pari contro la squadra più forte del mondo è tanta roba. Se di questo ho dovuto convincere qualcuno? No, credo sia il pensiero che abbiamo fatto tutti. Alla fine quando giochi con squadre così, al di là del Trofeo, tu sei quello che hai meno da perdere e quindi forse vai in campo con più consapevolezza e libertà mentale. Due anni prima loro avevano perso in finale con il Chelsea, magari perché il Chelsea è arrivato con più leggerezza. Poi riguardando la partita e vedendo gli episodi, forse non era il nostro momento".