PUNTO DI FORZA - “L’attacco. Sono andato via io ma hanno diversificato bene… Morata, Abraham, Rafa, Pulisic, Jovic, Okafor, Chukwueze. Quanti sono, sette? Non so se in Italia e in Europa ci sono squadre che possono vantare tanta varietà e complementarietà”.
FOFANA - “Per Youssouf era il momento di fare il salto in un top club. Aiuterà molto la squadra. E con Reijnders forma una gran bella coppia”.
MORATA-ABRAHAM - “Funzionano alla grande. Tammy lo conosco dai tempi del Chelsea, ha voglia e determinazione. Alvaro ha portato cultura spagnola: non solo gol, è un 9 che arretra, costruisce, facilita la manovra, lega attacco e centrocampo”.
LEAO - “Rafa è un leader tecnico, trascina sul campo, come Theo. Occorre capire una cosa: ognuno ha la sua personalità, non si può forzare il carattere di un ragazzo aspettandosi carisma a tutti i costi, per quello c’è Maignan. Quando ho giocato a Dallas un tifoso mi ha chiesto se Leao vale Henry. Ho risposto che non si può paragonare un campione che ha fatto tutta la carriera con un ragazzo che ha solo 25 anni. Aspettiamo e facciamo i conti alla fine: Rafa ha tutto, la cosa più difficile è essere al 100% del potenziale tutte le settimane. Dipende da lui, da quanto è esigente con sé stesso. La paternità lo aiuterà a crescere”.
GABBIA - “Sorpreso? No, Matteo è il giocatore modello: lavora duro per migliorare ed ecco i risultati. Può diventare importante per il Milan, sono felice per lui”.
IBRA - “E dove sta la novità? Ibra è Ibra, anche da dirigente. Conosce molto bene il calcio e il Milan soprattutto. Se scegli Zlatan, come ha fatto RedBird, devi fidarti: Ibra deve avere carta bianca”.
TORNARE AL MILAN - “Il Milan è uno dei più grandi club al mondo e io con quella maglia ho vissuto momenti indimenticabili. Ne sarei felicissimo. Ma non voglio problemi con il mio amico Ibra eh! Di sicuro rimarrò sempre un grande tifoso rossonero”.
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