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Nainggolan: “Zaniolo attaccato, come me! Ferito da Conte quando ha fatto…”

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Radja Nainggolan dice tutto. Dopo aver salutato l’Inter ed essere tornato al Cagliari, il centrocampista belga ha parlato in esclusiva al Corriere dello Sport in vista della prima convocazione. Vi riportiamo i passaggi principali della lunga...
Alessandro Cosattini

Radja Nainggolan dice tutto. Dopo aver salutato l'Inter ed essere tornato al Cagliari, il centrocampista belga ha parlato in esclusiva al Corriere dello Sport in vista della prima convocazione. Vi riportiamo i passaggi principali della lunga intervista che trovate sul quotidiano.

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Allora, domani con il Benevento la Serie A ritrova finalmente il Ninja?

«Se Di Francesco mi chiama, io ci sono».

Non giochi titolare da cinque mesi e mezzo. Sei preoccupato?

«Pensa, è vero il contrario. Io nella vita sono uno che si diverte solo se gioca».

Ti è mancato molto giocare da titolare?

«Sì, quest’anno in campo stiamo difendendo molto più che un risultato: stiamo difendendo il campionato dal virus».

In che senso?

«Perché il Covid prima ha ucciso il calcio, poi le vite di tutti noi, e alla fine ha ucciso il mondo».

Sei drastico: ti senti pessimista?

«No, sono solo lucido. Io ho avuto il Covid, e sono stato fortunato».

Che cosa intendi?

«Ne sono uscito in soli dieci giorni da tampone positivo a tampone negativo».

E come l’hai vissuta?

«Pensa che dopo la notizia del mio contagio stavo sulla cyclette ad allenarmi».

Eri positivo e correvi in casa?

«Siiì, ma stavo bene, che dovevo fare? Ovviamente tutti leggevano sui giornali che avevo il Covid e mi chiamavano preoccupati: “Radja, come ti senti?”».


Invece?

«Io in quel periodo non ho avuto una sola linea di febbre, mai. Non un solo sintomo. Pazzesco».

Rimpiangi Conte?

(Sospiro) «È un grandissimo tecnico. Ma sono rimasto ferito quando dopo avermi concesso solo otto minuti di partita mi ha indicato come un responsabile di tutto».

Ti è sembrato ingiusto.

«Che potevo fare in otto minuti? Ma non ho aperto polemiche allora, non lo faccio nemmeno adesso. È andata così».

Ti senti in forma?

«Sono integro, sano. Non ho mancato un allenamento, non ho fatto un minuto di ritardo».

A Cagliari hai ritrovato DiFra.

«È un allenatore di rango, uno che punta sul gioco. Non è da tutti. A Cagliari ha messo in campo dei giocatori di prospettiva. Vuol fare cose importanti».

Sei preoccupato per la posizione del Cagliari in classifica?

«No. Quando c’è da combattere mi diverto. L’anno scorso siamo partiti benissimo e abbiamo chiuso male. Quest’anno dobbiamo fare il contrario».

Cosa vuoi portare in più alla tua squadra?

«Un po’ di esperienza e di cattiveria. Mi piace far crescere i giovani, mettermi al servizio degli altri».

Rimpiangi la Roma?

«Sì. È una città in cui ho passato quattro anni e mezzo importanti».

E in cui torni spesso.

«C’ero anche pochi giorni fa per le visite e i tifosi mi fermavano: “A Radja... ma tu devi tornà arròmaaa!”. Ah ah ah. È bello, no?».

Cosa?

«Non si dimenticano di me. Vuol dire che qualcosa di importante in questa città l’ho lasciato».

Mi dici il momento più bello che hai vissuto in giallorosso?

«Non ho dubbi. La semifinale di Champions. Con Di Francesco in panchina abbiamo ribaltato il Barcellona».

Oggi Nainggolan è un campione con le sue esperienze e le sue cicatrici, che si preoccupa anche per Nicoló Zaniolo:

«Vedo che sta subendo quello che ho subito io. Lo hanno messo nel mirino».

Tu ci sei passato, nel tritacarne dei social, con la vicenda della nottata di Capodanno.

«E l’ho pagata. Voglio dirlo chiaramente: ho sbagliato io, non dovevo bere, non dovevo comportarmi così. Ma chi è che non fa un errore, nella vita?».

È duro reggere al bombardamento?

«Mi rivedo in Zaniolo perché anche io sono attaccato, trollato sui social. È facile essere messi in mezzo. L’unico modo è ignorare, fregarsene».

Ti dipingevano sempre in giro nei bar.

«E lo farebbero anche oggi. Peccato per loro che i bar siano chiusi, ora non possono dirlo più. Ma il punto è quando diventi un bersaglio».

Hai un consiglio per Zaniolo?

«Io non faccio il maestro di vita che dà consigli. Ma l’unico modo che ha per rispondere è il campo. Per il resto deve farsi forza e andare avanti. A chi lo attacca risponderà con le prime partite che gioca».

Com’è il rapporto con Giulini?

«Se sono tornato è perché mi ha voluto lui. Ha un progetto, è ambizioso, vuole vincere. E io condivido questo sogno».

Torni a far crescere gli altri dove hanno cresciuto te.

«A me piace molto far giocare gli altri. Il Covid ha reso tutto questo molto più difficile. Ma non impossibile».

All’aeroporto ti hanno festeggiato come un eroe.

«E a Cagliari non accade facilmente. Sono tornato nella città dove vivono le mie figlie, questa è stata una molla per me. Uno dei motivi più belli per cui lo faccio».

Lo sai che gli juventini ti attaccano dicendo: “Nainggolan, non ha vinto nulla”?

(Sospira) «Una sciocchezza assoluta. Io ho scelto di non andare con chi vinceva».

Come li farai arrabbiare.

«So che potrebbero dire che alla Juventus non mi hanno voluto, ma basta che chiedano ai loro dirigenti, ai loro direttori sportivi».

Puoi spiegare perché hai fatto questa scelta nella tua carriera?

«Semplice. Perché la Juventus è stata la squadra più forte per un decennio e io a vincere con i più forti non mi diverto».

E cosa ti diverte?

«Sfidare i più forti. Pensa che sono così convinto di questa scelta che persino quando gioco a Football Manager non prendo mai le grandi».

Parli del videogioco?

«Sì, mi diverte molto: tu compri, vendi, costruisci le formazioni. Io non prendo mai il Real o la Juve, o il Barcellona, perché ovviamente hai più possibilità di vincere».

E chi scegli?

«Mi piace partire dalle squadre di Serie B. Provare l’impresa. Un giorno ho pensato che ho fatto lo stesso nella vita».

E come lo riassumeresti?

«Ho provato sempre a sfidare il più forte, è la cosa più difficile. Ma è anche la più bella che conosca».

Ma il tuo segreto qual è, se ne hai uno?

«Che io non gioco per nessun altro scopo che per divertirmi».