sosfanta squadra sassuolo Berardi: “Perché non mi sono preso al fanta! Infortuni, Sassuolo, vero Mimmo e sono pronto per una big”

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Berardi: “Perché non mi sono preso al fanta! Infortuni, Sassuolo, vero Mimmo e sono pronto per una big”

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Inizia dal fantacalcio l’intervista di Ivan Zazzaroni a Domenico Berardi sul Corriere dello Sport: ecco le parole di Mimmo.
Alessandro Cosattini

Inizia dal fantacalcio l’intervista di Ivan Zazzaroni a Domenico Berardi sul Corriere dello Sport. Riportiamo di seguito l’intero passaggio, prima delle parole di Mimmo.

IL FANTA - Mimmo, ho fatto una cazzata. L’intervista che inseguivo comincia con un’ammissione. «Quale?». Ti ho venduto al Fantacalcio, ma sono ancora in tempo per rimediare. «Hai fatto bene. Pensa che io non sono nemmeno riuscito a comprarmi. Avevo a disposizione 100 crediti e ne valevo 106».


PERMANENZA A SASSUOLO - Inizia poi l’intervista, ecco le parole di Berardi: “Infortuni? Mi hanno dato fiducia. Al Sassuolo per sempre? Devo rubare altri tre anni (ride, ndr). Perché rubare? Non ho mai rubato e credo che qui lo sappiano. Nessuno mi ha preso? Un’abitudine, ecco cosa sono diventato. Sono a Sassuolo da quindici anni, nei primi non mi sentivo pronto a lasciare. Negli ultimi cinque o sei ho spinto per andare via. Ma bisogna essere in tre ed è sempre mancato uno dei tre”.

IN USCITA - “Un momento in cui mi sono sentito in uscita? Sono sincero, sì. Prima di farmi male avevo trovato l’accordo con un grande club, le soluzioni erano state individuate. Tutte. Ma non chiedermi quale, tanto non te lo dico. A strisce. Mi è dispiaciuto non poter fare la Champions, non poter giocare per gli obiettivi più alti. La Champions è qualcosa che vorrei provare da sempre. Passai un mese un po’ così, tra l’arrabbiato e il deluso. Prevalse la gratitudine nei confronti di questo club del quale mi sento e mi fanno sentire la bandiera. Non sono Totti, ma è ugualmente bello e importante”.

TOTTI - “Sassuolo non è Roma, è una questione di dimensioni non solo calcistiche. La Roma è un top club. Se Gasperini legge l’intervista? Non so se ho il fisico per reggerlo”.

FUTURO - “Ho un contratto fino al ‘29, ma mai dire mai”.

CALCIATORE - “La vita è piena di sorprese. A me ne ha riservate tante. Da piccolo andavo a dormire con un pallone tra le braccia, stringevo il pallone al posto del peluche. Sognavo di diventare calciatore e ci sono riuscito. Il castello, la Rossanese…”.

POCHE INTERVISTE - “La mia disinvoltura? Non ho mai amato i riflettori, mi piace far parlare il campo. Non ho agevolato le interviste. Ho fatto quello che mi sentivo. Oggi sono maturato sotto tutti i punti di vista”.

VERO BERARDI - “Non è stato facile. Rottura del tendine d’Achille dopo che ero appena rientrato da un intervento al menisco. Avevo rivisto la luce e sono riprecipitato nel buio totale. Le ho pensate tutte, per la prima volta ho temuto che fosse finita. Il professor Zaffagnini, a Bologna, mi ha aggiustato e dopo due mesi ho ricominciato a lottare. La famiglia mi ha aiutato parecchio. Sono rimasto fuori otto mesi. L’ultimo anno in B mi è servito, anche se - sono sincero - non ho fatto bene. Non ero al cento per cento. È stato utile per ritrovare il campo, la partita, la condizione”.

PROVOCATORI - “Non ci casco più. So come affrontare i provocatori. Non è stato semplice adattarsi, ma ci sono riuscito”.

MOU E CHIELLINI - “La Roma di Mourinho, undici assatanati, in campo alimentavano il caos. Devo dire che un altro bel soggetto era Chiellini. Ti menava e poi ti ringraziava. Una marcatura esperta e fisica. Quand’eri a terra semidistrutto da lui, Giorgio era il primo a consolarti. Un martello, ma educato”. Ride davvero di gusto.

VAR - “C’è più attenzione da parte di chi difende. La gomitata, il pugnetto tirato a tradimento vengono molto spesso individuati”.

ALLENATORI - “A Di Francesco devo tanto, ha avuto il coraggio di buttarmi nella mischia a diciassette anni. Grosso in questo calcio ci sta benissimo, è uno che si confronta, che ci ascolta. Ma mi sento tanto legato a De Zerbi. Con lui giocavamo col joystick. Maniacale, totalmente assorbito dal lavoro, poteva stare sul campo diciotto ore. Possesso stretto, a campo aperto, la tecnica con le sagome. Se sbagliavi un passaggio semplice e spedivi il pallone sul piede sbagliato del compagno, interrompeva l’allenamento. Insisteva fino a quando il pallone non arrivava al piede giusto. (Si ferma). Per noi si sarebbe buttato nel fuoco”.

NAZIONALE - “Riconquistarla da Sassuolo sarebbe magnifico. Mancini riuscì a unire il gruppo ed era piacevole stare insieme. Finita la partita tornavamo a Coverciano, alle quattro di notte la spaghettata aglio, olio e peperoncino. Il pensiero della vittoria non ci aveva sfiorato. Ci provammo e andò bene. Con un po’ di fortuna”.