TOP PLAYER? - “Solo un buon giocatore”.
PSG - “Un francese nel Psg, oltretutto costato 90 milioni, ha una pressione enorme e non tutti sono in grado di reggerla. Io non ci sono riuscito. Ho avuto delle possibilità e non le ho sfruttate. Fa male al cuore, ma lo ridico: è il calcio, non ho rimpianti”.
RAPPORTI CON LUIS ENRIQUE - “Problemi? No, molto molto buoni. Lui è davvero un ottimo allenatore, mi ha dato un’enormità di consigli, è una fortuna avere un tecnico come lui”.
CARATTERISTICHE - “Il mio divertimento è diventato un mestiere e devo viverlo in maniera seria e professionale, perché la posta in gioco è alta. Ma una parte istintiva me la sono tenuta: se non provi piacere, e a Parigi ne provavo poco, non sboccerai mai. E poi in campo ci sono momenti in cui c’è bisogno dell’istinto, per vincere una partita”.
CAPITOLO AL PSG - “Non lo definirei chiuso, visto che ho ancora un contratto con loro”.
JUVE - “Restare? La mia volontà è di giocare e di divertirmi. Ma se le cose continuano così, perché no? La Juventus è il club che mi ha aperto le porte. E quello del futuro? È il club che mi ha aperto le porte”.
MOTTA - “Ho parlato molto con lui prima di venire, mi ha spiegato come vedeva le cose, come avremmo giocato. È questo che mi ha attirato e spinto a firmare. Non credevo che i miei esordi riuscissero così bene”.
PUNTA O ALA - “Sono un attaccante e al giorno d’oggi bisogna essere polivalenti, quindi sto bene al centro come da esterno. Preferisco giocare negli spazi, prendere la profondità e sfruttare la mia velocità, ma sto dimostrando di sapere anche combinare nello stretto: contro il Verona, il gol nasce dalla palla che do a Locatelli”.
FUORI DALLA CHAMPIONS - “Il calcio è così. Meglio ragionare di partita in partita. Sono contento di incrociare Retegui, con l’Atalanta: lo conoscevo poco, mi sta colpendo come sia a suo agio davanti alla porta, la sua fame di gol”.
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