LA QUARANTENA - "Oggi chi decide tutto sono medici e virologi, ma sarebbe stato importante che avessero ascoltato il parere anche dei dirigenti sportivi. La quarantena come è scritta oggi va tradotta così: il calcio italiano non deve ripartire".
LE DATE - "A parte che io avevo votato per far ripartire il campionato il 20 giugno e non il 13, se vogliamo finirlo dobbiamo fare soprattutto gli interessi del nostro sistema calcio, e poco importa se lo finiremo a metà agosto. Poi, per quanto riguarda il ritiro, sarebbe stato più logico farlo 15 giorni prima che cominciasse il campionato, e ora avremmo potuto continuare ad allenarci regolarmente".
RISCHIO FALLIMENTO - "I miei giocatori sanno che qualche rischio devono affrontarlo per il bene del sistema, non è una questione di paura, ma di far continuare a vivere il calcio. Ora come ora le partite e il gioco devono essere messi in secondo piano, e anche i tifosi devono capirlo, perché come ti ho detto qua c’è il forte rischio che tante società debbano portare i libri in tribunale, arriva il fallimento dei club e poi il calcio non c'è più".
I POSITIVI NASCOSTI - "Tutto dovrà essere organizzato al massimo della trasparenza, perché il problema che qualcuno possa nascondere un positivo e lo faccia passare da infortunio, volendo che il campionato continui, e che qualcun altro invece lo faccia uscire, volendo che il campionato si fermi, eccome se può saltare fuori...".
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