Proviamo a entrare dentro questa diversità.
"Se qualcuno mi chiede "Samir è un tuo modello?", io non posso che dire..."no". Proprio per questa diversità tra noi. Ma aggiungo pure che lui e un campione gigante, altrimenti non sarebbe rimasto qui, a questo livello, per 11 anni: davanti ad Handanovic ci si può solo togliere il cappello. Appartiene a una scuola italiana che è diversa dalla mia: è bravissimo e sicuro tra i pali, mentre io mi sento un portiere moderno e "proattivo". Uno che prende rischi, esce, accetta l’uno contro uno e gioca tanto con i piedi. Sono semplicemente modi diversi di intendere il ruolo e diversi insegnamenti a cui vieni abituato. All’inizio, ci guardavamo strani in allenamento e uno diceva all'altro: "Non fare così, stai sbagliando". E l'altro rispondeva: "No, sbagli tu" (ride, ndr). Personalmente, mi sto misurando con allenamenti nuovi che all’inizio neanche capivo, ma anche così posso crescere”.
Come è il vostro rapporto ora che hai preso il suo posto?
"Parliamo molto di più adesso di prima: Samir si sta comportando da vero capitano. E un leader riconosciuto e si vede in tante piccole cose: non deve pensare solo a me, ma a tanti aspetti quotidiani della squadra Apprezzo il fatto che mi dia consigli, che si congratuli per una bella parata e mi corregga per un errore. E, poi, ricordiamoci di una cosa: l''Inter, intesa come istituzione, è qualcosa di molto più grande di me, di lui e di qualunque altro. Noi tutti abbiamo il dovere di onorare e difendere questa maglia, ma siamo solo ii passaggio, mentre il club e il popolo interista resterà. Questo soltanto conta”.
Ma sente di aver cambiato l'Inter con lo sua presenza i tra i pali?
"Posso dire che la squadra si sta davvero abituando al mio stile. Adesso. se su un cross non esco. Skriniar mi guarda male e Dumfries mi urla "Onaaaaa!". Io rispondo che non posso uscire sempre, sempre, sempre, ma il fatto che loro tacciano cosi mi rende felice. Significa che si fidano, che ci capiamo, che vogliono che rischi. Poi a me piacciono partite che diventano battaglie difensive: niente può esaltarmi di più di una sfida come quella che abbiamo giocato tutti insieme al Camp Nou. Guardavo la squadra da dietro ed era uno spettacolo: compatta, corta, unita. Si muoveva come una cosa sola e pazienza se i miei ex compagni in Catalogna ci hanno accusato di difensivismo. Quando poi vedo Skriniar andare sull’uomo con quella cattiveria e urlarmi in faccia la sua carica, penso: “Che guerriero! Con questo ci andrei in battaglia sempre!” Ma tutti i nostri difensori, così alti, grossi e duri, mi fanno sentire protetto. Anche se so che abbiamo preso troppi gol finora…”.
Per qualcuno, però, a volte lei esagera con imprudenza nelle uscite...
"Io mi batto per la squadra, non per quello che si dice di fuori. Se io riesco a catturare una palla alta, poi posso ribaltare il fronte velocemente. Più si esce, più si riparte e il portiere e il portiere è il primo creatore di gioco ormai".
Così a Barcellona molto del 2-3 di Gosens è merito suo…
"No, è di tutta l’Inter che è una squadra davvero di alta, altissima qualità: dobbiamo solo essere consapevoli di quanto siamo forti e in Champions potremo essere molto pericolosi, credetemi… Quella volta ho lanciato perché ho visto Lautaro fare un movimento con la mano, come un segnale, poi il resto è una sua giocata fenomenale e una conclusione perfetta di Robin. Ma questa Inter è piena di giocatori tecnici…”.
Ci faccia alcuni nomi.
“Dovrei citare tutta la squadra, ma avete visto come crossa Dimarco? O come lancia Calha? E poi la prima volta che ho visto Barella, sono andato da Romelu e gli ho detto: “Oh, ma questo è un mostro...”. Vedo i centrocampisti andare in pressing su di lui e so già che in qualche modo si libererà”.
Lukaku, quanto vi manca?
"Tanto, ma quando tornerà farà come sempre il massimo. E, tra l’altro, il popolo interista lo adora. Ma lo adora davvero. Quando ha iniziato a riscaldarsi col Plzen a San Siro, ho sentito un “ohhhh” incredibile e mi tremava la terra sotto ai piedi: mai vista una manifestazione d’amore così, mai vista una tifoseria così appassionata. Ma sapete, però, chi è davvero il più grande campione dell’Inter?".
Ce lo dica lei…
"Alex Cordaz, la persona più positiva che io abbia mai incontrato, un essere umano meraviglioso. Vai ad Appiano triste per i fatti tuoi, lo vedi in faccia e ti cambia l’umore. Se lui c’è o non c’è, fa tutta la differenza del mondo, non solo per me ma per tutti i miei compagni. Non è uno scherzo, ma grazie a Cordaz anche Barella va più veloce. Glielo ripeto ogni giorno: “Alex, è un onore allenarmi al tuo fianco”".
Ma se c’è tanta qualità in squadra, perché siete così indietro in campionato?
"Dobbiamo stare tranquilli, ma nello stesso tempo ammettere che non siamo partiti bene. Le cose, però, cambiano in fretta, nella vita e nel calcio, e abbiamo la fortuna che questa volta i campionati sono due e non possiamo sapere se alla ripresa il Napoli sarà ancora come adesso. Ma, intanto, nell’ultimo periodo abbiamo definitivamente rialzato la testa e mostrato a tutti che siamo forti per davvero. Arriviamo così a febbraio e poi chissà…".
Chi fuori dal campo la sta aiutando a integrarsi?
"Un po’ tutti. Oltre che con Rom, ho stretto una bella amicizia con Calha e Dumfries, un altro che in campo mi piace molto perché non si abbatte mai. Spinge, ci prova sempre fino in fondo… Non faccio molta vita mondana, ma sono fiero del gruppo che abbiamo creato. C’è davvero un bel clima in questa Inter".
Ha capito perché la gente si è già innamorata di lei?
"Oltre alle parate in campo, l’energia, la pazzia, sempre in senso positivo…".
Per chiudere, un messaggio al suo nuovo popolo?
"Potrò sbagliare, ma lavorerò ogni giorno per essere all’altezza dell’Inter. E perché loro, i tifosi, siano fieri di me".
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