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Zirkzee: “Mi rivedo in Ibra, sì. Ho stravolto la mia mentalità, ruolo, Motta e il futuro…”

Alessandro Cosattini
Joshua Zirkzee si racconta al Corriere della Sera. Ecco le parole dell’attaccante del Bologna tra campo, vita privata e non solo: “Leader? Sì, io come tutti i miei compagni. Ora gioco con regolarità perché ho stravolto la mia mentalità....

Joshua Zirkzee si racconta al Corriere della Sera. Ecco le parole dell’attaccante del Bologna tra campo, vita privata e non solo: “Leader? Sì, io come tutti i miei compagni. Ora gioco con regolarità perché ho stravolto la mia mentalità. Quando in estate è andato via Arnautovic, è venuto il momento di fare un passo avanti, prendermi più responsabilità, dimostrare di essere pronto e sfruttare la chance. Anno scorso? Non ero pronto mentalmente, non come voleva Motta. Poi Marko aveva la mia stessa posizione. Ma è stata una buona scuola. Indietro però non guardo mai, soprattutto alle situazioni negative”.

RUOLO - “Non sono un centravanti puro. Dissi un anno fa che mi piaceva giocare con un compagno d’attacco. Però Motta mi ha trasformato in un 9 e mezzo. Non sono uno alla Arnautovic, mi piace venire incontro, giocare il pallone, aiutare la squadra. E fare gol. Del Piero e Baggio come ruolo? Con entrambi è un bel paragone: sono due leggende”.

PARAGONE CON IBRA - “È un grande complimento. Non è così usuale vedere un centravanti alto (Zirkzee è 1,93 cm, Ibra 1,95 ndr) con una buona tecnica. Non voglio apparire presuntuoso, ringrazio Juric: però sì, mi ci rivedo. Miglior qualità? Senza dubbio il dono è la tecnica: è il modo di mostrare a tutti la mia essenza. Dice che sono spettacolare? Beh, sono olandese: questa è la definizione più corretta”.

IN STRADA - "Se giochi in strada spesso lo fai contro ragazzi più grandi. Devi trovare un modo per proteggerti, sviluppare maggiori abilità: devi essere più veloce, più forte, avere una tecnica migliore. Vuoi impressionare i grandi, guadagnarti il rispetto, fargli vedere chi è il migliore. E quando entri in un vero centro d’allenamento certe cose ti restano e fanno la differenza”.


IMPRESSIONARE - “Spesso sì. Voglio che la gente si diverta quando viene a vedermi. Ma più che individualmente è meglio impressionare lo stadio come squadra, nel modo di giocare: il Bologna quest’anno lo ha fatto più di una volta. Provo un numero particolare in campo se è il momento giusto. Essere creativi è importante”.

DIFENSORI PIÙ DURI - “Acerbi, Buongiorno, Tomori: la qualità è molto alta”.

FUTURO - “No, no, non ci penso proprio. Per me esiste solo la partita con il Verona. Non sto qui a dire alla gente che andremo in Europa o in Champions, non lo so”.

MOTTA - “Il suo messaggio è uno: guardare avanti. Lo fai dopo una bella vittoria, dopo un errore o un gol, dopo una sconfitta. In campo ora i miei movimenti sono diversi. Mi ha dato libertà, mi permette di giocare un calcio cucito su misura. Ho una certa abilità, lui mi trasmette la fiducia per esaltarla: bella sensazione”.

FUORI DAL CAMPO - “Mi piace leggere: ora sono alle prese con Le 48 leggi del potere di Robert Greene. Poi la Play e le tagliatelle al ragù”.

SOGNO - “Il mio sogno è già diventato realtà. Il mio obiettivo? Il Verona. Non pianifico, vivo un giorno alla volta. Mi sento libero e creativo, sempre”.


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