ESPERIENZE - "Ci sono sempre meno giocatori geniali, si vede meno creatività e sempre più fisicità. Il calcio dovrebbe essere un gioco di errori e invece oggi ce ne sono pochi, è tutto molto robotico. Quello che lascia più libertà ai suoi giocatori di muoversi e di creare è Carlo Ancelotti, non come le nuove generazioni. All’inizio della mia ultima stagione al Manchester United mi dicevo che mi sarebbe piaciuto finire lì la mia carriera, per prolungare un po’ la mia avventura. Ciò non è accaduto e l’estate è stata molto movimentata. Cercavo un qualcosa di speciale ed ho trovato il Como. Con lo United ho chiuso con una vittoria in Coppa, ma sapevo già che il progetto del club non faceva per me. Quello del Como si distingueva, non era esotico, non era un discorso economico, ma a livello umano tutto aveva un senso".
RITIRO - "Speravo di riuscire a giocare ancora, ma quando mi sono infortunato l’11 luglio, ho capito che era finita. Lo sapevo, non era una cosa grave ma il fatto che fosse un problema al ginocchio sinistro per me era un segnale. Il mio ginocchio sinistro ha compensato quello destro dal 2013, è stato grazie ad esso che ho trovato l’equilibrio nello squilibrio. Quindi, se il ginocchio sinistro mi dice che è stufo, io devo ascoltarlo. Questo infortunio mi ha fatto tornare in una spirale e l’equilibrio tra sacrifici e piacere era venuto meno. Il mio futuro sarà al Como. Ho ancora molto da portare al calcio. Vado alla ricerca della creatività e della libertà, non di movimenti robotici e bilanciati".
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