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Van Hooijdonk: “Amo Bologna, ma devo giocare. Zirkzee, Motta, il mercato: vi dico tutto”

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Sydney Van Hooijdonk, centravanti del Bologna, ha concesso una lunga intervista ai microfoni del Corriere dello Sport. Queste le sue parole sul suo futuro: “Non posso dire se andrò via o resterò. Qui sto bene, è una bella squadra e la...
Marco Astori

Sydney Van Hooijdonk, centravanti del Bologna, ha concesso una lunga intervista ai microfoni del Corriere dello Sport. Queste le sue parole sul suo futuro: "Non posso dire se andrò via o resterò. Qui sto bene, è una bella squadra e la vita qui mi piace molto. Però devo fare ciò che è meglio per la mia crescita, per la mia carriera. Devo anche giocare. Nel calcio le cose possono cambiare rapidamente. Mancano due mesi a gennaio e non si sa cosa succederà. Ora c’è Joshua che sta giocando una grande stagione".

CONCORRENZA CON ZIRKZEE - "Sì, c’è competizione. Ma siamo davvero buoni amici. Giochiamo nella stessa posizione, ma siamo diversi".


PROVATI INSIEME - "No, il modo di giocare è diverso. Penso che il modo in cui Joshua affronta il ruolo è opposto al mio. Lui è molto tecnico. Ne abbiamo parlato: fusi insieme, in un unico giocatore, le mie qualità e le sue, verrebbe fuori un giocatore da Real. Joshua tecnicamente è in grado di farlo".

VOCI DI MERCATO - È normale quando non giochi. Nell’ultimo anno e mezzo ho giocato molto e segnato anche molto. Secondo me Bologna non è la stessa di quando sono venuto qui due anni fa. Tutto è aumentato. Il livello, tutto. Vedremo cosa succederà».

THIAGO MOTTA - Dopo l’estate abbiamo avuto una bella conversazione. Mi ha detto: “Inizi come tutti gli altri, hai le stesse possibilità di tutti”. Joshua ha iniziato giocando al meglio e anche a segnare un po’. Quindi devo solo aspettare, lavorare sodo. Ma penso che il mister sappia che posso fare gol. Rapporto? Normale, come accade sempre con gli allenatori. Ha fuoco, energia. È stato tutto un po’ strano in estate. Siamo ripartiti da zero, tutti si sono scusati con me. Cinque giorni prima del ritiro il mio agente mi ha detto di aver parlato con il direttore tecnico. Dovevo andare in ritiro, era normale per me. Poi, due giorni prima, mi chiama il team manager e mi dice che devo restare a Bologna per i test. “Eh? Come?”. Ricordo che stavo cenando. I compagni di squadra sono stati molto gentili con me. Mi hanno sempre sostenuto. E questo è stato molto bello. Ed è anche per questo che mi piace tanto questa squadra, perché siamo una cosa sola. Ma è stato il periodo più difficile della mia carriera finora, perché mi sembrava un po' ingiusto».

REAZIONE - "È stato difficile perché eravamo qui in cinque. Correvamo soltanto. Quando tutti sono tornati a Casteldebole ho chiesto cosa fare. Alla fine qualcuno si è infortunato e allora ho potuto allenarmi con la squadra. Mi sono allenato bene, abbiamo fatto delle partitelle, e ho segnato un paio di volte. Da allora sono sempre stato con la squadra. Devi essere forte mentalmente, e andare sempre avanti. Così vieni premiato".

SAPUTO - "Sarei partito l'ultimo giorno di mercato per andare in Germania. Non è stato facile, ero arrabbiato. Non capivo perché non mi avessero lasciato andare. Visto che non ero andato nemmeno in ritiro. Poi, quando sono arrivato qui al club, il presidente è venuto da me e mi ha detto che mi capiva, che gli dispiaceva, ma che qui avrei avuto una bella possibilità. Mi ha detto: “Prenditi il tuo tempo, alla fine sarà un bene per te". È stata una conversazione molto piacevole".

BOLOGNA - "Amo Bologna. Mi piace molto la vita qui. Per la cultura, le cose, la vita. Mi si addice. Le persone non sono stressate. Non sono un tipo che sta sempre a casa e ordina solo cibo. Ho degli amici qui. Ho fatto amicizia con altre famiglie, famiglie italiane. È bello".

OBIETTIVO - "È difficile da dire. Voglio fare gol. Ma tutto dipende dalla presenza in campo. Per me è sempre stato un obiettivo, alla fine, riuscire ad avere successo a Bologna".

LEADER - "De Silvestri è il tramite tra la società e lo spogliatoio. Ma in realtà non c'è un vero leader, questa è la forza del gruppo".

ARNAUTOVIC - "Dicono che è un po' crazy, ma per me è un bravo ragazzo. Mi ha chiamato un paio volte. Ha giocato in Olanda, parla anche la mia lingua. Consigli non me ne ha dati".

GOL IN COPPA - "È stato più che altro un sollievo perché era una partita difficile. Non si tratta solo di fiducia. Quando si gioca ogni settimana non si pensa a nulla, le cose vanno da sole. Ero davvero felice. Alla fine sono un attaccante, ho bisogno di fare gol. Soprattutto per il tipo di attaccante che sono. È stato bello vedere la felicità dei miei compagni. Dopo la partita ho chiamato la mia famiglia, i miei amici: tutti avevano guardato la partita perché era in diretta anche in Olanda. È stato bello".

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