FISCHI - "Era già successo a Udine: la nostra gente ha supportato l’Atalanta dall’inizio al fischio finale della gara. Pubblico perfetto, da ringraziare, e questo ci responsabilizza ancora di più. A fine partita, quando non hanno più potuto aiutare la squadra, i tifosi sono passati ai fischi, legittimi. Ma seguiti di nuovo dall’incitamento per l’Atalanta. Sono cose che danno forza a chi deve prendere delle decisioni".
GASPERINI - "Il dialogo con Gasperini su contratto e squadra si è protratto per tutto l’ultimo mese di campionato, tutti i giorni. Tutto faceva pensare a una sua permanenza, solo il martedì dopo l’ultima partita abbiamo appreso la sua volontà di separarci, assecondata con rammarico. E abbiamo incontrato possibili candidati solo dopo questa presa di coscienza. Mai parlato di ridimensionamento ma solo, con trasparenza, di possibili dinamiche di mercato. E poi il club ha mantenuto la competitività della squadra con i fatti, cedendo il solo Retegui. Ci sono cose che si vorrebbe non finissero mai. Ma se succede, un club, dopo aver fatto di tutto per farle durare il più possibile, ha il dovere di andare avanti. Sperando di sbagliare il meno possibile: ci sta che i confronti siano sempre all’ordine del giorno".
PERCHÉ JURIC - "Perché nei dialoghi che ci sono stati all’interno del club, la conoscenza che il nostro ds Tony D’Amico aveva di Juric è stata un elemento molto importante. La storicità del loro rapporto ha pesato, ma con il sostegno e la condivisione di tutte le componenti della società. Tutti abbiamo scelto Juric: con qualche elemento in più grazie alla conoscenza di D’Amico. Chiunque avessimo scelto, avrebbe avuto difficoltà e vissuto il confronto con il passato. L’input su cui abbiamo lavorato, e l’avevamo ricevuto assolutamente anche dalla squadra, era mantenere una filosofia di lavoro, a cominciare dall’intensità, dall’alto valore dato al lavoro: nulla da rimproverare sotto questo punto di vista a Juric, ma negli ultimi tempi non hanno funzionato altri meccanismi. La responsabilità è del club: nessuna colpa alla squadra".
PALLADINO - "Le sue parole della scorsa estate quando l’abbiamo incontrato: di grande convinzione sul valore della nostra rosa. In cuor suo, credo abbia continuato a sperare in questa chance e abbia aspettato l’Atalanta. Perché poteva andare anche altrove". Si sa come gioca Palladino e comunque questa squadra è costruita per stare in un certa scia. Si riparte dai valori della squadra, che sono importanti, e dalle grandi partite che l’Atalanta ha giocato anche quest’anno. Fiducia in questo gruppo e nell’allenatore, che è giovane e promettente: confidiamo che possa giocare per gli obiettivi per cui abbiamo costruito l’Atalanta. Ma deve essere la vera Atalanta, quella che non ha paura di battagliare in ogni partita. Pochi gol? C’è stata anche una grande dose di sfortuna, e ad un allenatore nuovo serve pure un po’ di fortuna. Però nel calcio devi fare gol e abbiamo sicuramente giocatori che possono segnare di più".
OBIETTIVI - "Mai sbandierato uno, se non l’atteggiamento giusto. Se è da Atalanta, con le qualità messe a disposizione ci costruiremo gli obiettivi gara dopo gara. Come sempre fatto in questi anni. Ci siamo abituati a giocare in Europa e ci teniamo, ma negli ultimi nove anni è capitato anche di non arrivarci, come di arrivare in Champions avendo pochi punti in più di oggi a questo punto della stagione. Oggi l’Atalanta deve essere molto concreta: guardare avanti e anche indietro, ottenere più punti possibili. E poi si vedrà".
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.sosfanta.com/assets/uploads/202512/cabd1e79d5bd579de0a628859098433f-e1764668878237.jpg)