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Orsolini: “Panchine, perché non mi arrabbio più! Zirkzee, Castro, Motta, portieri: vi dico tutto”

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A tutto Riccardo Orsolini. L’esterno d’attacco del Bologna si è raccontato al Corriere dello Sport, ecco le sue parole: “Ho visto vecchietti piangere e bambini piangere insieme ai vecchietti. Ho visto giovani con le mani in testa e gente...
Alessandro Cosattini

A tutto Riccardo Orsolini. L’esterno d’attacco del Bologna si è raccontato al Corriere dello Sport, ecco le sue parole: “Ho visto vecchietti piangere e bambini piangere insieme ai vecchietti. Ho visto giovani con le mani in testa e gente con la lacrima che scende. E ho visto gente con le parrucche alla Zirkzee in testa. Ho visto persone che si abbracciavano, quell’abbraccio vero, sentito, sincero. Io ‘ste cose qua non me le ricordavo. Vogliamo che questo incanto non finisca più. Penso che prima di tutto noi ci vogliamo divertire e far divertire. Proponendo un calcio spumeggiante. In questo momento in Italia siamo una di quelle squadre che a mio avviso produce uno dei migliori giochi della Serie A”.

CHAMPIONS - “Ditemi uno che all’inizio dell’anno avrebbe detto questa frase. Non c’è. Dire non siamo da Europa o sì siamo da Europa mi sembra un po’ riduttivo. Godiamoci quello che c’è, poi vediamo dove possiamo arrivare. C'è un bellissimo entusiasmo, una bella sinergia tra la squadra, la piazza, tutto l'ambiente. È uno dei pochi anni senza frizioni, senza malumori, senza problemi. Quando si vive sereni e tranquilli non cerchiamo complicazioni. Al di là di tutto, però, viviamo il momento. Tutti, eh. Squadra, tifosi. Ma quanto è stata bella la coreografia coi telefonini? Sembrava il concerto dei Coldplay”.


FOCUS - “Sulle partite, sull’adesso. È un passaggio sottile, ma ti fa capire tante cose, su come ragioniamo noi perché adesso sarebbe troppo facile dire: ok, siamo quarti, montiamoci la testa. Una cosa del genere ti fa andare giù a picco. Perdi tre partite e stai a picco. Lo sapete, eh?”.

OBIETTIVO - “Tutti remiamo dalla stessa parte, ma l'obiettivo non è l'Europa: l'obiettivo è far vedere a tutti che noi siamo una squadra di calcio che gioca a calcio. Quello è l'obiettivo. Perché l'Europa, se sarà, sarà solo una conseguenza”.

MODELLO ATALANTA - “Noi stiamo cercando di fare quello scatto lì. Serve quello: uno scatto, una scintilla. E rimanerci, altrimenti è un fuoco di paglia. Una volta che parti poi secondo me, cambieranno tante cose, tante dinamiche, avremo consapevolezze diverse. Entreranno in gioco altri fattori, sicuramente. Io lo so com’è: ho vinto un girone di Europa League con l'Atalanta. Primi. Vi lascio immaginare l'entusiasmo quando siamo arrivati davanti a Everton e Lione. C’era un bel clima. Ecco, da lì l'Atalanta è partita”.

BOLOGNA - “Io posso permettermi di dire che ho visto il Bologna in tutte le salse. Anni quantomeno strani, senza reali obiettivi. Anni belli, anni difficili. L'anno più bello fino ad ora è stato il primo di Sinisa, con l'acqua alla gola e poi quella cavalcata incredibile fino ad arrivare addirittura decimi. Quella è stata una rinascita. Sono contento che finalmente quest'anno ci sia stata questa svolta, ma attenzione non stiamo vivendo un sogno: è la realtà fatta di lavoro e sacrificio”.

PERMANENZA - “Prima o poi deve succedere questa cosa. E che cavolo, mi sono detto, speriamo che questo sia l'anno buono. Per il momento è così”.

MOTTA - “Per noi esterni ci sono due o tre cose davvero imprescindibili. Lui si accorge di tutto. È proprio una ricerca maniacale della perfezione. Ma il mister ha gli occhi ovunque: magari sta guardando da un’altra parte, ma ti ha già visto. Suo futuro? Vedete: voi guardate già al dopo. Non è un problema di adesso, e comunque non lo posso dire io. È una cosa che va oltre la mia sfera calcistica”.

ZIRKZEE - “Prima io o lui a 10 gol? Non importa, la cosa che conta è segnare il più possibile”.

CRESCITA - “Non lo so, ma certe volte, quando sono in campo, mentre corro, e sono un po’ isolato e vedo fare le uscite dal basso mi dico: “Oh, siamo forti. E belli, pure”. La cosa stupenda è che ci assumiamo le responsabilità. A volte sembra che usciamo con il brivido. Ma da dove nasce l’errore? Perché tu vuoi giocare, e al mister questo va bene. Quando fai l'errore ti dice: la prossima di nuovo, fallo ancora, la palla non si butta. I nostri portieri qualche anno fa erano insicuri di giocare, appena avevano la palla la buttavano via. Adesso succede una volta su quindici. Possiamo sempre giocare”.

SKORUPSKI-RAVAGLIA - “Non lo so, ma abbiamo due grandi portieri. Federico io l’ho visto crescere, quando sono arrivato era un ragazzino di manco diciotto anni. Si sta meritando tutto. Lukasz è stato sempre una certezza tra i pali. Ultimamente è migliorato tantissimo coi piedi. Il primo anno non era così forte coi piedi”.

CASTRO - “A livello numerico siamo tanti, chiunque gioca fa bene e con la concorrenza sana si alza il livello. Però se vuoi giocare devi far meglio dell'altro perché sennò non giochi. Sia che ti chiami Orsolini, Calafiori o Ferguson”.

PANCHINE - “No, sarà che sono invecchiato, ma comincio ad essere più riflessivo. Mi dico: “Io, di queste situazioni, quante ne ho vissute?”. Ci ho fatto il callo. Se prima mettevo il 101% in allenamento, adesso ci devo mettere il 110. A Motta piace il cambiamento che vede in te, quella corsa in più, quel contrasto in più. Cioè lui vuole undici animali in campo. Forse è una cosa per stimolare. Non la chiamo provocazione. È tipo: ah sì, hai fatto gol? Adesso voglio vedere come reagisci se ti metto in panchina. Fammi vedere se sei uomo, se sei un giocatore vero. Io fortunatamente credo di averlo capito e cerco di dimostrare il più possibile. Negli altri anni non mi ero mai allenato così forte. Mi sono pure stirato una volta…”.

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