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Italiano: “Che crescita Orsolini e Ndoye, bravi Castro, Dominguez e Fabbian. Il quarto posto…”

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Vincenzo Italiano, tecnico del Bologna, ha rilasciato un'intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole.
Marco Astori

Vincenzo Italiano, tecnico del Bologna, ha rilasciato un'intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole.

LAZIO - "È stata la sintesi di un gruppo che rema tutto dalla stessa parte. Che è tutto coinvolto, in un’azione portata avanti da tre giocatori nuovi su quattro. Di un gruppo che, chi gioca e chi no, è unito, ed è un segnale molto, molto bello per cercare in questo finale di stagione perché abbiamo una serie di partite una più tosta dell’altra, dal campionato alla semifinale di Coppa Italia".


MATTO - "In quanti mi davano del matto? Tanti, perché negli anni situazioni come questa a Bologna spesso si sono verificate annate... insoddisfacenti. Tutti pensavano che sarebbe stata una “Missione Impossibile”: ecco, proprio questo c’era scritto sui messaggi che ricevevo. Questa era la panca più bollente dell’universo.

Cosa rispondevo? Io dopo aver parlato con tutti i componenti della società mi sono tranquillizzato. Sapevo delle eventuali difficoltà come è realmente successo, ma scortato da compagni di viaggio che potevano darmi una grossa mano per non fare troppi... danni

CHAMPIONS - "Quanto ha influito? Cinquanta-sessanta per cento. Cercare di mettermi alla prova, sfidare questa competizione dei dettagli, la più difficile".

DORTMUND O LAZIO - "Scelgo Dortmund. Ho visto la gente gioire come se avessimo vinto la Champions. È arrivata dopo una rimonta, con un atteggiamento della squadra che voleva regalare a se stessa e alla gente la prima vittoria. Dico quella perché, nonostante fossimo stati eliminati, è come se avessimo alzato la Coppa, mancavano solo i caroselli per le strade".

FIRENZE - "I tre anni di Firenze sono un po’ macchiati da quelle finali, ma tanti sanno quali e quante cose sono passate in quel tragitto. Chiaro che perdendole qualcosa viene offuscato, ma sono stati tre anni fantastici. Chiaro che l’allenatore è giudicato dai risultati, ma quel che mi hanno chiesto ho dato, anzi forse di più. Per me il percorso conta tanto: qua sembra che sia più bravo chi esce agli ottavi e chi invece perde le finali è una capra. No no... Se il calcio mi deve qualcosa? Penso di sì. Certamente meritavamo di alzarne anche solo una. Quanto penso a una finale in Coppa Italia? Ci penso. Intanto bisogna vincere la semifinale e non sarà semplice: l’Empoli ha battuto tutte squadre fuori casa; io non ho mai vinto là, nè in A nè in B. Sono 180’ e vanno giocati. Detto ciò, pensare di poter portare 30-35 mila bolognesi a Roma e al primo anno qui per me sarebbe un sogno che tutti abbiamo, un qualcosa di impagabile".

PERSONALITÀ - "Io sono questo, me stesso. Ci sono momenti in cui sento di comportarmi come faccio in alcune vittorie, dipende dal mio stato d’animo".

QUARTO POSTO - "Ero convinto di continuare a lottare per qualcosa di importante, ma lì a 9 gare dalla fine, beh, a chiunque avrei dato io del matto. Perché il calcio è come un albero di arance. Seminare è più semplice che raccogliere e la raccolta si traduce in obiettivi: Coppa Italia, semifinale e magari finale; e in campionato cercando di puntare al massimo. A seminare ci abbiamo messo un secondo, ma per vedere i frutti dipende dal clima, dall’acqua, dagli insetti, dal sole, dalle piogge. Ora la parola chiave sarà umiltà. Cos'è stato difficile? Convincere un gruppo che al loro grande calcio si poteva mettere qualcosina in più. Essere credibili, portarli dalla tua parte: non è stato... subito".

RINNOVO - "Con onestà devo dire che non si è ancora discusso di niente. Ma... c’è tutta la mia disponibilità".

SINGOLI - "Io devo parlare di crescita di squadra. Una crescita che porta Orsolini in doppia cifra per il terzo anno, Ndoye ha lavorato tutti i giorni per arrivare a fare 7 gol, ma anche i giovani: Castro, Dominguez, Fabbian, ragazzi con qualità e carattere. Crescere vuol dire essere stimati dal gruppo. Sono stati bravi loro: c’è il lavoro dell’allenatore, ma anche la loro disponibilità".