VIVAIO - "Da quando è arrivato il presidente ha sempre detto che avrebbe voluto una squadra con tanti italiani e giocatori del territorio, per diventare anche un bacino importante per la Nazionale. Comuzzo è un esempio e si merita quello che sta vivendo, oltre a lui ce ne sono tanti come Kayode, Martinelli o Ranieri. Questo è un obbligo per una società come la nostra, che ha limiti economici. Crescere giocatori in casa è il futuro. Sappiamo che sono pochi quelli che arrivano effettivamente sui campi di Serie A, noi pensiamo che con gli staff e le strutture che abbiamo, oltre alle strutture e ai valori che cerchiamo di trasmettere".
PALLADINO E KEAN - "Su Palladino: siamo rientrati da Atene (dopo la finale persa contro l'Olympiacos, ndr), ci siamo visti con Commisso e Italiano e ci ha ribadito il suo desiderio di provare a cimentarsi in una piazza diversa. Eravamo preparati, è importante avere risposte e soluzioni. Avevamo già preso in considerazione il profilo di Palladino, abbiamo individuato in lui la persona che potesse portare avanti il lavoro. Con lui c'era e c'è bisogno di tempo: siamo in una buona posizione ma non abbiamo ancora fatto niente di concreto. Il tempo per ora sta premiando il suo lavoro. Kean è la prima cosa che abbiamo fatto: il ragazzo era convinto che Firenze, la piazza ed il mister fossero quelli giusti per ritrovare quelle qualità che ha sempre avuto. Quello che riesce a fare è grazie al gruppo, ai compagni di squadra, al mister che lo ha messo in condizione e ai tifosi che lo hanno abbracciato subito. Nei campi di Firenze oggi l'esultanza più usata è quella di Kean dopo i gol...".
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