INTER - "È diverso, anche se conoscevo la maggior parte delle persone qui. Per sei anni sono stato presente giorno dopo giorno, settimana dopo settimana al centro sportivo. Sapevo con chi avevo a che fare, con chi lavoravo. Conoscevo i giocatori, il valore della squadra, della rosa, le aspettative che le persone hanno, in generale, da una squadra come l'Inter".
RISULTATI - "I risultati sono la cosa più importante. È come una lavatrice che funziona sempre e ti fa sbattere la testa contro tutti i muri. Non hai mai pace, sei sempre sotto pressione per i risultati. Giochi ogni tre giorni, non hai nemmeno il tempo di allenarti. Ho avuto un'esperienza simile da giocatore, ora da allenatore. Ma si tratta di una strategia di gestione diversa, di una metodologia diversa. Ma, con l'aiuto dello staff e l'esperienza maturata come giocatore, riesco a creare il mio comfort e a stabilire alcune priorità nei confronti del gruppo, della squadra, del club, dei tifosi".
PRESSIONE - "So che responsabilità ho e cosa significa rappresentare l'Inter a questo livello. Non mi lamento. Mi piace la responsabilità, mi piacciono le critiche. Mi piacciono tante cose che mi tengono sveglio, mi aiutano a rimanere con i piedi per terra, indipendentemente dai risultati. A questo livello devi essere consapevole che, dopo due sconfitte, entrano in gioco i punti interrogativi".
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