SALVEZZA - "Non dovevo dimostrare nulla a nessuno, sono dieci anni che alleno in giro nel mondo. Non è un'esperienza che cambia le cose, bisogna lavorare e non sperare che gli obiettivi arrivino senza sacrificio".
FINALE DIFFICILE - "E' stato un finale difficile. Giocare certe partite non è mai semplice, c'era la consapevolezza che dovevamo tirar fuori il 100% per essere artefici del nostro destino. Per tutta la settimana ho provato a far capire ai miei giocatori che occorreva concentrarci su noi stessi e non su ciò che accadeva ad Empoli e sugli altri campi. Non ho avuto molto temo per lavorare, è stata una full immersion continua e, per fortuna, ho riscontrato massima disponibilità da parte dei ragazzi. Il mio compito era trasmettere tranquillità, anche dal punto di vista tattico sapevo di ereditare la squadra con il minor possesso e che creava di meno. Se non sei propositivo, diventa impossibile fare gol. Segnare su azioni provate in allenamento ha consentito di acquisire un minimo di autostima e consapevolezza".
DI FRANCESCO - "L'abbraccio a Di Francesco? Ha allenato mio fratello, è un ex compagno di squadra e un amico. Vederlo così non è bello, il Frosinone ha giocato un bel calcio e mi è dispiaciuto tanto perché le sue squadre si esprimono sempre in modo interessante".
PREDECESSORI - "Devo ringraziare gli allenatori che mi hanno preceduto, credo che questa squadra abbia pagato a caro prezzo i tanti infortuni. Non sarebbe stato facile per nessuno, a un certo punto della stagione avevano a disposizione soltanto Lucca come attaccante e dovevano sempre inventare qualcosa. Per le potenzialità che ha questa rosa al completo, credo ci siano i presupposti per giocare un calcio diverso, che ci si schieri con due esterni, con due punte o con un trequartista dietro l'attaccante. Quando ogni volta devi convivere con situazioni d'emergenza non è facile, per fortuna ho riscontrato grande disponibilità da parte dei ragazzi. Futuro? Sono venuto qui per salvare la squadra, da domani penseremo ad altre cose".
BRENNER E DAVIS - "A chi ho dato fiducia io? Brenner, Davis… Ma perché erano infortunati, la situazione anche prima non era facile. Per un allenatore quando mancano gli attaccanti è dura per chiunque. Però mi sono piaciuti, la gestione della palla era cresciuta: i gol sono arrivati tutti su situazioni su cui abbiamo lavorato. Sono soddisfatto per come abbiamo lavorato".
TAPPA - "È una crescita come allenatore, sono sempre stato abituato ad avere squadre votate all'attacco per vincere dei campionati, l'esperienza di Benevento mi è servita tanto per capire un calcio diverso. Prima ero meno esigente, ora lo sono di più: a certi livelli è giusto esserlo. A volte ho dovuto chiudere gli occhi, perché era il momento di farli. È stata una gestione non facile, fortunatamente è andata bene".
RIMANERE - "Io dovevo pensare a questo, da domani pensiamo ad altro. Avevo l'obiettivo unico della salvezza dell'Udinese, poi ci penseremo. Queste cinque partite sono state molto intense, ho visto dei ragazzi che ti davano tutto, che volevano apprendere, non retrocedere. Questo è fondamentale".
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