PARTENZA - "Un giorno mi sono lasciato prendere dalle emozioni mentre ero in campo, ho chiamato un mio amico che si trovava in albergo e gli ho chiesto a che ora era il primo volo. Ho lasciato Genova alle 13.30 e non sono più tornato. Ma non sono scomparso come dicono alla Sampdoria. Chiedi ad un qualsiasi ragazzo di Utrecht dove vive la madre di Afellay, Labyad o Ihattaren e loro ti porteranno dritti alla loro porta. Mi avrebbero trovato lì".
ARRIVO IN ITALIA - "Quando sono arrivo non c'era nessun altro oltre al team manager. Ho fatto delle foto con la maglia e mi sono allenato il giorno dopo. Poi ho visto degli uomini in completo elegante e ho pensato che fossero i dirigenti. Li ho salutati educatamente ma potevano essere anche dei tassisti. Non capivo e pensavo che nemmeno loro avessero idea di chi fossi io. L'allenatore (D'Aversa ndr) non sapeva nemmeno che sono mancino. Ma ho pensato che avrei tirato fuori qualcosa di buono, avrei giocato a calcio e sarei rimasto in silenzio".
FUTURO - "Non ho mai pensato al ritiro. Tutti scrivono di me ma nessuno parla con me. Lo so che non gioco a calcio da un anno e mezzo e ci vorranno almeno quattro partite per riprendere il mio ritmo. Devo mettermi in forma. So che posso riuscirci in fretta. Era chiaro anche la scorsa estate. Voglio sudare e avere i crampi, voglio sentirmi come se stessi giocando nuovamente a calcio".
[adv]
© RIPRODUZIONE RISERVATA


/www.sosfanta.com/assets/uploads/202512/334d6aa229fb1eee19d82e860dad90c9-e1765577904611.jpg)