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Ibra: “Le ultime sul rientro! Leao, altro livello: fa paura. Giroud, De Ketelaere e uno forte forte…”

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Zlatan Ibrahimovic torna a parlare. E lo fa da Dubai, nel ritiro del Milan. Sì, perché sta lavorando per tornare in campo il prima possibile. Queste le sue parole a La Gazzetta dello Sport. RIENTRO – “Sto bene, miglioro giorno dopo...
Guglielmo Cannavale

Zlatan Ibrahimovic torna a parlare. E lo fa da Dubai, nel ritiro del Milan. Sì, perché sta lavorando per tornare in campo il prima possibile. Queste le sue parole a La Gazzetta dello Sport.

RIENTRO - "Sto bene, miglioro giorno dopo giorno, seguo il protocollo che ci siamo dati. Al Milan manca Ibra ma è vero anche il contrario: a Ibra manca il Milan. Da fuori non è la stessa cosa: sono vicino alla squadra nelle motivazioni, nella responsabilità, nelle pressioni. Vivo la gara con adrenalina, ma resto abituato a stare in campo. Non c’è un calendario stabilito per il rientro: sono esperto di gestione degli infortuni, sbaglierei a fissare una data precisa. Fosse per la voglia, sarei stato titolare alla prima di campionato. Ma non ragiono più così: quando sarà pronto, giocherò. Non posso andare in campo solo perché mi chiamo Ibrahimovic e magari passare una partita a camminare. Se ci sono, devo incidere: altrimenti meglio panchina o tribuna".


PANCHINA - "Certo, non ho più l’ego di dieci anni fa. Oggi sono diverso, più maturo, più responsabile: mi metto a disposizione dei più giovani e dell’allenatore, è lui che decide. Non penso più di poter fare tutto da solo: rispetto ogni scelta, anche se non mi dovesse premiare".

NIENTE RITIRO - "Perché sento ancora l’adrenalina, l’emozione del pubblico, l’odore del campo. E perché non mi accontento, voglio sempre fare di più. Così mi sento vivo. Ho scelto di operarmi non solo per poter andare avanti a giocare ma anche per stare bene: negli ultimi sei mesi della scorsa stagione ho sofferto tantissimo, in silenzio. Non volevo dirlo per non portare negatività sulla squadra".

OBIETTIVI - "Tutti. Se sono qui è perché ci credo. Campionato, Coppa Italia, Supercoppa, Champions: vogliamo tutto. Mollare un obiettivo, significa mollarli tutti. E la nostra mentalità non è più questa".

CHAMPIONS - "Non ho sogni, solo obiettivi. I sogni lasciamoli agli altri: noi facciamo. Tutto è possibile, il calcio lo insegna. Accadono cose che mai ti saresti aspettato. Guardate il Marocco ai Mondiali: anzi no, Zlatan lo aveva detto che il Marocco era forte e che Amrabat era davvero bravo. Il Milan ha un collettivo molto, molto forte. Altre squadre, e lo abbiamo visto contro il Chelsea, magari hanno più individualità e di certo più esperienza. La nostra forza è il gruppo. Ci crediamo, lavoriamo per questo: siamo più maturi, più consapevoli, abbiamo più giocatori che oggi possono fare la differenza. E chi c’era l’anno scorso ora sa cosa serve per vincere".

AMRABAT - "Kvaratskhelia sta facendo molto bene. Poi mi piace molto Amrabat della Fiorentina, forte forte. Gli altri sono già conosciuti".

RIMONTA SCUDETTO - "Ovvio. Al momento siamo secondi, al momento. Il Napoli è forte, Kvaratskhelia il giocatore che più mi ha impressionato. Ma anche la Juve sta rientrando e l’Inter è in corsa. Noi però ci siamo. In più questo è un anno troppo particolare con la sosta invernale e il Mondiale giocato in mezzo: sarà un campionato più di condizione e meno di qualità. E per la mia lunga esperienza di vittorie dello scudetto, so che è sempre decisiva la seconda parte della stagione"

MILAN CAMBIATO - "Il mio primo giorno del gennaio 2020 era tutto diverso. Non mi sembrava una squadra che voleva ambire allo scudetto o che era portata a fare quello che poi ha fatto. Oggi ha fame, voglia, spirito di sacrificio. E un obiettivo: vincere. Allora c’erano tanti singoli, ora c’è un gruppo. E Pioli è stato bravissimo a farsi seguire da tutti: le sue idee sono risultate vincenti, il suo lavoro credibile e convincente".

GIROUD - "Effettivamente lui non lo dirà mai ma io sono il suo idolo... Olivier è un grande, è fondamentale per noi. È stato importantissimo l’anno scorso, quando io non c’ero, ed è decisivo anche quest’anno. E come gli riesce bene con il Milan, lo stesso succede con la Francia. È una persona fantastica, seria, elegante. E un professionista eccellente. È un altro che ha ben chiari i suoi obiettivi: sa che può ancora determinare, e va avanti. Se non ne fosse più convinto farebbe lui un passo indietro".

LEAO - "Gli consiglio di restare? Per forza, il Milan è l’ambiente giusto per lui. Basta osservare la sua crescita: quando è arrivato era lontano dal giocatore determinante che è oggi. Qui è importantissimo per noi, altrove lo sarebbe altrettanto? Dovrebbe ripartire da zero, non puoi essere sicuro di essere subito pronto. Al Milan ha fiducia, spazio e libertà, cosa che in un altro club non è scontata: dipende da te. E poi si vede che qui è felice: ormai ride ancora prima di segnare. È il giovane che più di tutti è cresciuto. Theo è migliorato tantissimo, De Ketelaere è forte e serve pazienza. Ma Leao è di un altro livello, sopra la media. Gli manca uno step: lo farà solo quando si convincerà pienamente delle sue capacità. Oggi nemmeno lui sa davvero quanto è forte. Allora farà davvero paura. E il prezzo salirà...(ride). Quando fa bene lo massacro, un massacro totale: non deve accontentarsi di quello che sta facendo. Troppo facile fare i complimenti quando le cose vanno alla grande, o dirgli sei scarso quando vanno male: con lui faccio il gioco contrario. Ma parlo con tutti, dipende dal momento e resta segreto... Non ho un copione preparato: Pioli lo sa, resta nella sua stanza dello spogliatoio e mi lascia un po’ di minuti per parlare ai compagni, così mi sfogo!".

SUPERCOPPA E LUKAKU - "Spero di essere in campo contro l’Inter ma chissà. Lukaku? Niente da dirgli, spero stia bene e che possa esserci. Lo stesso augurio che mi faccio io. Per il resto penso a me, mica agli altri: loro devono aver paura. E il record della Champions non mi interessa. Mi interessa segnare, solo quello".

FUTURO ALLENATORE - "Perché non sono già oggi allenatore? Scherzi a parte, ora non ci penso. Allenare è una grande responsabilità. Ed essere stati grandi giocatori non garantisce in automatico di diventare grandi allenatori. Non lo è stato per Zidane o Guardiola e non lo sarebbe per Ibrahimovic. Non ci sono vantaggi, servono studio e lavoro, step dopo step".

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