LOOKMAN - "L’esempio più eclatante: oggi è un top, ma non lo era. Era forte, ma viveva di spunti e spariva dalle partite. Anche dagli allenamenti. Ci ho lavorato con la pazienza dell’artigiano. Quello che ha fatto nelle ultime settimane dà il senso della maturazione: si fa dare la palla, partecipa al gioco, lega con i compagni".
MUSSO-CARNESECCHI - "Pensavo potesse essere un problema, è stato un motivo di scontro con la società. Ogni tanto ce ne sono, il più grave fu il riscatto di Demiral, per me fu un affronto. Non dipenderà più da me, ma da Musso, che si è sempre comportato bene e ha sempre aiutato Carnesecchi. Io non penso che il portiere debba essere uno solo, ma tengo solo gente contenta. Per me si può andare anche avanti".
RINNOVO - "Non ho ancora rinnovato il contratto con l’Atalanta perché per me è più importante capire se siamo ad un punto di partenza o di arrivo. Se nei prossimi campionati vogliamo fare qualcosa di più e se per l’Atalanta io sono ancora un riferimento, ok, va bene. Se c’è un progetto per i prossimi due-tre anni, mi interessa. Una situazione tampone, precaria, non mi serve, vado a scadenza e buonanotte. Ma la questione 2026 o 2027 la risolveremo. Con me la famiglia Percassi è sempre stata di una generosità assoluta. L’urgenza, adesso, è fare la squadra più forte".
ADDIO - "Se sono mai stato vicino? Non mi sono mai trovato in scadenza di contratto e quindi non ho mai potuto decidere da solo: ho sempre dovuto parlare con Preziosi o con Percassi. Avevo percepito un po’ di stanchezza, il presidente sembrava disposto a lasciarmi andare, lo ha detto, poi la stagione ha preso una piega gloriosa e ha cambiato parole: andiamo avanti così. Estero? No, non ci vado più. L’avrei avuta anche quest’anno, bella, in Inghilterra. L’Italia mi piace troppo, dal lunedì al sabato all’estero è dura. E comunque a Bergamo resterò legato a vita, non so da allenatore. Una nazionale? Non credo di avere le caratteristiche giuste".
BAYER - "Sapevo che avremmo potuto metterli in difficoltà. Ho studiato molte partite del Bayer Leverkusen. Non sono abituati ad essere aggrediti come facciamo noi. Avevamo le caratteristiche giuste per farli giocare male. Anche se contro squadre così metti in preventivo di prendere gol. Anche nelle altre partite europee abbiamo difeso bene. Questa squadra è più potente e più solida del passato, grazie all’arrivo di Kolasinac e Hien".
MERCATO - "Io sto pensando a come migliorare la squadra. Noi siamo stati bravissimi, i più bravi, ma non i più forti. Quanto a forza, possiamo migliorare. Compatibilmente con le disponibilità del mercato e le offerte che arriveranno. Come per Hojlund. Attacco? E’ il reparto principale. Se giochi 55 partite, servono alternative, come si è visto contro la Juve senza Scamacca. Touré non è un centravanti. Se la difesa non regge perdi, ma l’attacco mi fa vincere le partite: se vinco 22 partite e ne perdo 10, mi va bene.".
SCUDETTO - "Per lo scudetto mancano 25 punti, un abisso. Lo scudetto si vince sopra i 90 punti, due volte ne abbiamo fatti 78, quest’anno se va bene chiudiamo a 72. Finora il nostro target è stato quello. Aggiungere 15 punti non è poco, anche con qualche sconfitta in meno. Oggi per fare il salto di qualità e vincere, devi perdere a livello economico. L’Atalanta non può permetterselo. Noi i giocatori li vendiamo e se vendo un Koopmeiners, non è facile trovarne un altro. Vendendo non ti rinforzi, al massimo riparti. Le squadre che vincono gli scudetti aggiungono, non tolgono, a gruppi già forti".
GIOCO - "E’ sempre stato il mio obiettivo: il risultato attraverso il gioco, con giocatori tecnici. Ne sono sempre stato straconvinto: chi gioca bene, ha più possibilità di vincere. Molti pensano il contrario, che la bellezza ostacoli il risultato: un luogo comune assurdo. Io ho fatto tanti risultati: a Crotone, a Genova, a Bergamo. Se non fai risultati, non ti riconoscono la qualità del gioco".
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