SOCIETÀ - “Voglio dire una cosa. Già quando Lotito mi affidò il settore giovanili avevo notato qualcosa che non andava. Ovvero la Lazio al servizio del singolo. Senza capire che per essere società bisogna comportarsi all’esatto opposto: tutti a disposizione della società. Perché la società racchiude una serie di elementi, persone, aggrega le folle e i tifosi, ai quali bisogna portare profondo rispetto. E non servirsene per motivi personali. Io dissi subito a Lotito: “Tu mi conosci, la situazione per me non è semplice vista da fuori. Ci sarà da fare un percorso di rinnovamento culturale ed etico. La società Lazio deve tornare al centro del progetto”. Io non giudico chi c’era prima, so che quando prendo un impegno lo faccio per la società e per i tifosi. Io non vengo da Marte o dalla luna, io vengo dalla strada. Io dico quello che penso. Io sono dalla parte della società e della gente. Questa storia deve finire se si vuole crescere. Mi sono messo in testa di estirpare questa piovra che regna. E fidatevi che ci riuscirò. Io non parlo molto, non mi piace fare le interviste. Io vengo la mattina alle 8 e vado via alla sera. Io farò di tutto e di più per far sì che la mentalità che ha acquisito il settore giovanile sia anche quella della prima squadra. Mi sono piaciute le parole di Rovella. Non bisogna prendere in giro nessuno. Non bisogna stare ai comodi delle paturnie altrui. Sono tutti pagati, non manca nulla. C’è un impianto sportivo importante. Il metodo Fabiani? È un metodo aziendale. Io ho la fortuna che ho un presidente che le decisioni le avalla tutte. Mi dispiace che spesso ci si nasconda dietro a Lotito. L’unica sua colpa è che si assume anche gli errori altrui. E questo lo pone sul piano di quello che sbaglia. Ma un presidente è un presidente, spesso gli errori sono dei dirigenti. Mi dispiace che non emerga questa cosa. Lotito non mi ha mai imposto una decisione, ho avuto sempre campo libero. E ho sbagliato anche. Se io ho sbagliato degli acquisti, li ha sbagliati Fabiani, non Lotito. Anche se lui è un grande conoscitore di calcio, non entra mai in situazioni tecniche e di mercato. Nel calcio non contano i soldi, contano le idee. Il Bologna sta facendo un campionato sopra le righe, senza spendere 200-300 milioni. E poi il Napoli sta incontrando le stesse difficoltà che sta incontrando la Lazio. C’è tanto da lavorare. Giuntoli a Torino mi ha detto: “Io non so se in 2-3 anni riesco a rimettere a posto le cose”. A rimettere a posto le cose ci vuole tempo, a distruggerle poco. La Lazio non è al servizio di Fabiani, Fabiani è al servizio della Lazio. È bene che questo concetto sia preso da tutti. Altrimenti chi è causa del suo mal pianga se stesso. Io se faccio una cosa la faccio per il bene dei tifosi. Poi mi incazzo quando si vuole far passare un messaggio di ruffianeria nei confronti dei tifosi, per scopi personali. Questo è un metodo che non funziona. Noi sappiamo quello che dobbiamo fare. Si dice che qui non c’è società, ma non si vede dalle interviste ma da quello che fa”.
LUIS ALBERTO, COSA SUCCEDERÀ - “L'intervista? Non passerà inosservata agli occhi della società. Vorrei usare una frase non mia: “Ogni tanto allo stalliere del re qualche bizza gliela si può anche concedere”. Non faremo la guerra a nessuno, siamo per la pace, ma non accettiamo compromessi di alcun genere. Luis Alberto ha firmato il contratto come voleva. Poi non so cosa sia successo, ci parlerò. L’esternazione era fuori luogo. Avrà avuto le sue ragioni e le ascolteremo. Poi trarremo le nostre conclusioni”.
FELIPE ANDERSON - “Stiamo facendo dei rinnovi, ad esempio Provedel. Stiamo parlando con l’entourage di Felipe Anderson, gli abbiamo fatto una proposta importante di 5 anni e lui ha 31 anni. Lui è un vero professionista, può giocare ancora per tanti anni. Fa tutte le partite. Gli abbiamo offerto cifre importanti, non insignificanti, sarebbe il terzo della rosa, come lo stesso Luis Alberto che è il secondo più pagato. Questo perché il presidente ci teneva a non smantellare la squadra dopo Milinkovic, che aveva accontentato in estate dopo che aveva promesso la cessione. La volontà di rinnovare il contratto a Felipe c’è tutta, loro sanno come stanno le cose. Non è un contratto da parrocchia, anzi. E i 5 anni dimostrano quanto ci teniamo”.
ZACCAGNI - “Poi passeremo ad affrontare la questione di Zaccagni. Anche lì cercheremo di andare incontro alle esigenze del ragazzo, quest’anno sfortunato con gli infortuni. Ha dimostrato di dare un apporto significativo alla Lazio. Poi per un contratto ci deve essere anche l’altra volontà, quella del ragazzo. Se poi gli offrono 50 milioni di stipendio devi alzare le mani”.
KAMADA - “C’è da fare chiarezza su una cosa. Ha il contratto di un anno, noi volevamo fare più anni. Lui voleva provare un anno e riservarsi un’opzione per il rinnovo. Noi glielo abbiamo concesso pur di prenderlo. Questo è un fatto che sarà di competenza del giocatore. A fine anno vediamo cosa vuole fare con il suo entourage. Tutti sono utili e nessuno indispensabile”.
SARRI - "A Coverciano ti dicono di non dare mai le dimissioni. Un allenatore ha mille modi di farsi esonerare e di rimanere a casa pagato. Sarri ha gettato la spugna, ci ha pregato di accettare le dimissioni perché ha capito che il giocattolo non funzionava più. A lui e al suo staff è stato garantito lo stipendio da quel momento fino a giugno. Lui avrebbe anche lasciato tutto senza prendere più un euro. L'ho voluto io e il presidente l'ha avvallato".
TUDOR - "Si arriva a Tudor perché ci siamo posti degli interrogativi. Siamo andati su una soluzione che ci dava la possibilità di iniziare un programma tecnico. È stata una scelta programmata e programmatica".
INFORTUNATI - "Ce la portiamo dietro da inizio anno, ma non è colpa dello staff medico e tecnico. Zaccagni è caviglia, Provedel anche lui caviglia, sono quasi tutti infortuni traumatici, tranne qualche affaticamento che ci sta".
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