Al Business of Football Summit organizzato dal Financial Times ha parlato il il numero 1 di RedBird, proprietario del Milan, Gerry Cardinale.
Al Business of Football Summit organizzato dal Financial Times ha parlato il il numero 1 di RedBird, proprietario del Milan, Gerry Cardinale. Riporta tutto Milannews.
VINCERE - “Dobbiamo trovare modi per vincere più intelligenti. E da un punto di vista dell’investimento il focus è sul vincere in modo costante. I tifosi e la gente ovviamente sono molto coinvolti e la loro razionalità sparisce: siccome siamo umani tutti vogliamo vincere. Ma nessuno vuole vincere più di me. Sono enormemente allineato alla tifoseria in Italia, ma ho un lavoro da fare. E il mio obiettivo è di vincere in modo costante. E il valore di tutto il movimento continuerà a crescere solo se la competitività è sempre presente. Vogliamo vincere Serie A e Champions League ogni anno, ma il tutto perderebbe di valore. Il punto fermo dello sporto è l’imprevedibilità dell’elemento umano. È un discorso più ampio, ma quello che sta succedendo nello sport ai giorni nostri è preoccupante”.
IBRAHIMOVIC - “La cosa positiva di aver osservato per un anno è che ho avuto la possibilità di conoscere Zlatan. Quando l’ho incontrato ero davvero molto curioso. Zlatan mi permette di essere negli States e allo stesso tempo sul campo a Milano. Lo abbiamo assunto in RedBird specificatamente per tutto quello che può fare nel calcio. Ma soprattutto, è il mio proxy (un tramite, un’estensione, ndr). Ci sentiamo più volte al giorno e ha l’autorità di essere la mia voce con i giocatori, con lo staff, con chiunque al Milan. È molto importante soprattutto perché ha tanta credibilità per farlo. Se avessi preso una persona da New York e la avessi messa nel Milan avrebbe avuto molta meno credibilità di Zlatan. Il modo in cui Zlatan parla ai giocatori, facendo da tramite per la proprietà, è davvero unico. Non voglio andare io negli spogliatoi a farlo, voglio che sia Zlatan a farlo. Sia io che i tifosi abbiamo un “lavoro”, loro sono i miei partner in tutto questo. Loro sostengono la parte emozionale, è fantastico. Il mio lavoro è quello di creare valore e non posso farlo se sono coinvolto emotivamente. È difficile da fare, devi essere disciplinato. Sono un essere umano anche io, voglio vincere più di chiunque altro. C’è sempre qualcuno come Zlatan nelle squadre vincenti, qualcuno che ha l’urgenza di vincere, ma io non avrei la stessa credibilità di chi ha vinto. Ci vuole una figura del genere nello spogliatoio che inculchi questo tipo di urgenza”.
NON SODDISFATTI - “Cambiamento non è una brutta parola. Sto facendo affidamento su Zlatan per i suoi consigli e la sua prospettiva. Tutto intorno al Milan ha bisogno di “cambiare”, anche se userei un’altra parola: “evolvere”. Cambiamento è una parola da nero o bianco, come se dovessimo buttare tutto all’aria e ricominciare. Non c’è bisogno. Evolversi è un processo migliore. Guarderemo al personale, abbiamo avuto un sacco di infortuni. Non sono soddisfatto, Zlatan non è soddisfatto, di non essere al primo posto in Serie A. Ma ci arriviamo. Siamo una squadra giovane e nuova che attualmente non sta facendo male. Ma non fare male non vuol dire necessariamente fare bene, giusto? Abbiamo del lavoro da fare”.