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Maldini: “Pioli va ringraziato! La verità sul mio addio, Cardinale, Tonali, Messi e l’algoritmo…”

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Paolo Maldini torna a parlare e dice tutto. Ecco la sua intervista a Repubblica, anticipata da Sportmediaset. L'ex dirigente del Milan ne ha per tutti.
Guglielmo Cannavale

Paolo Maldini torna a parlare e dice tutto. Ecco la sua intervista a Repubblica, l'ex dirigente del Milan ne ha per tutti: "Avrei parlato di pancia, il tempo permette serenità. Ci sono persone di passaggio, senza un reale rispetto di identità e storia del Milan. E ce ne sono altre legate ai suoi ideali. Converrebbe tenersele strette. Addio? Se il club è stato venduto a 1.2 miliardi e la nuova proprietà vuole cambiare, ne ha il diritto. Ma vanno rispettati persone e ruoli. Ho dovuto trovare un accordo per i miei diritti. L’amore per il Milan rimane incondizionato. Da figlio di Cesare. Da ex capitano. Da papà di Christian e Daniel. E da dirigente in 5 anni fantastici. L’informazione non viene indirizzata verso la verità: chi dice il contrario sa di mentire a se stesso. Per fortuna mi pare che il pubblico non si faccia condizionare".

CARDINALE - "Io individualista per Cardinale? Si confonde con la volontà di essere responsabile delle decisioni previste dal ruolo. Il confronto quotidiano è una benedizione. Un ex calciatore di alto livello è abituato al giudizio ogni 3 giorni. Come dirigente sono cresciuto, nei primi 6 mesi mi sentivo inutile. Leonardo mi diceva: stai solo imparando. Non è facile interloquire con un fondo americano o un Ceo sudafricano. Voleva che vincessi la Champions, ma aveva già deciso di mandarmi via. Spiegai che serviva un piano triennale. Da ottobre a febbraio l’ho preparato con Massara e con un mio amico consulente: 35 pagine di strategia sostenibile e necessità del salto di qualità, mandate a Gerry, a due suoi collaboratori molto stretti e all’ad Furlani".


PERCORSO - "Nel 2018-19: squadra non giovane e poco performante, da sei anni senza Champions, rosa da circa 200 milioni, monte ingaggi di 150. In quattro anni di ristrutturazione coi giovani: spesa di mercato al netto delle cessioni 120 milioni, 30 l’anno e 15 a sessione, valore della rosa salito a circa 500, stipendi scesi a 120 e poi per 3 anni a 100, senza avere potuto rinnovare con Çalhanoglu e Kessié. E a fine stagione scorsa: tre Champions giocate di fila, scudetto dopo 11 anni, semifinale di Champions dopo 16, bilancio in attivo dopo 17. Ma se si sta sul filo, basta una stagione per rovinare il lavoro precedente".

SCARONI - "In prima fila per lo scudetto, ma lo vedevo spesso lasciare lo stadio in anticipo quando le cose non andavano bene".

DIVORZIO - "Cardinale mi disse che io e Massara eravamo licenziati, giustificandolo con i cattivi rapporti con Furlani e aggiungendo una battuta sulla semifinale Champions persa con l'Inter. Con lui in un anno solo una chiacchierata e quattro messaggi. Mi era stato chiesto di preparare un piano per vincere la Champions. L'ho steso con Massara e un amico consulente, l'ho mandato ma non mi è stata mai data una risposta".

RETROSCENA - "Mercato? Niente di più lontano dal vero che io e il ds Massara non condividessimo obiettivi e strategie. Mai avuto, né voluto, potere di firma: nemmeno per i prestiti. Ogni acquisto era avallato da Ceo e proprietà. I giocatori li abbiamo scelti noi, a volte spariva il budget. È normale a volte l’interferenza nelle scelte sportive, che spostano equilibri finanziari. È ingiusta l’accusa di non averle condivise. Per Ibrahimovic servirono tante riunioni. Mi contestavano De Ketelaere ma per un ragazzo così giovane la percentuale di insuccesso è alta. Leao, Bennacer e Theo non piacevano".

IBRA - "Tornare? Gli posso suggerire che all’inizio sarebbe logico osservare e imparare".

MESSI - "Dopo il Barça era libero e secondo proiezione sull’indotto ne valeva la pena, col decreto crescita. Leonardo ci spiegò che il Psg era già avanti, così è rimasta un’idea".

BUDGET - "A marzo non se n’era ancora parlato e non si può aspettare giugno per programmare il mercato. Poi,quattro giorni prima del licenziamento, Furlani mi comunicò molto imbarazzato un budget basso: io ne presi atto. Dopo la nostra partenza, il budget è addirittura raddoppiato, al netto della cessione di Tonali, e il monte ingaggi è finalmente in linea col nostro piano: deve essere diventato fonte di ispirazione!".

TONALI - "Avremmo fatto il possibile per non lasciarlo andare. Non siamo mai stati totalmente contrari a una cessione importante, ma non c’era necessità. Per Sandro spendemmo un quinto del valore di dominio pubblico e dovemmo discutere animatamente con Ceo e proprietà: non lo voleva neppure l’area scouting. Scommesse? Una sconfitta: non mi sono accorto del suo disagio. Non si fa mai abbastanza per i ragazzi. Acquisti e cessioni sono solo una piccola parte del lavoro. Quello vero, con Leao, Hernandez, Bennacer, Maignan, Kalulu, Thiaw, Tomori e molti altri, è stato supportare il loro sviluppo».

PIOLI - "Va ringraziato, è stato fondamentale per i giovani. Però l’allenatore è tra le persone più sole del calcio. Dargli compiti che esulano dai suoi, senza sostegno, lo renderà sempre più solo".

PIRLO - "Sostituirlo con Pirlo? Il mio ruolo prevede confronti frequenti. Con Pioli lo stavamo già facendo per la stagione successiva. Aveva meritato il rinnovo al 2025. E se ci fosse stata, come in passato, unità di intenti e visioni con gli obiettivi societari, non vedo perché l’avremmo dovuto cambiare".

ALGORITMO - "Non ce n’è bisogno, per prendere Loftus-Cheek, Pulisic e Chukwueze: basta usare i soldi che merita una società che finalmente fattura 400 milioni. Non si possono paragonare i quattro mercati precedenti con l’ultimo, avevamo armi diverse. La sostenibilità? Con Boban e Massara è stato stimolante tagliare del 30% gli ingaggi, rinnovare la rosa e aumentarne il valore con scudetto e 3 anni di Champions, dopo 7 senza".

ARABIA - "Le alternative al Milan sono limitate: mai un’altra italiana, eventualmente solo una straniera di alto livello. A me piace vincere e costruire. L’Arabia? Chissà, potrebbe essere un’idea".

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