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Lotito: “Insigne alla Lazio? Sarò sincero: la verità”. E Sarri: “Il mio futuro e a Immobile dico…”

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Nelle scorse ore è trapelata l’ipotesi di un ritorno in Serie A di Lorenzo Insigne con la maglia della Lazio: ecco le parole di Lotito in merito. E ha parlato anche Sarri.
Alessandro Cosattini

Nelle scorse ore è trapelata l’ipotesi di un ritorno in Serie A di Lorenzo Insigne con la maglia della Lazio. Il presidente Claudio Lotito ha parlato così a tag24.it: "Lorenzo Insigne che viene da noi? Non c’è niente di vero, che io sappia… se devo essere sincero a me non risulta, che le devo dire, questo è. Guardi, a me non hanno detto nulla riguardo a questa cosa, a me sembra una mezza stupidaggine, se non qualcosa di più. Faccia una cosa, parli con il direttore sportivo (Fabiani ndr), non so se nelle loro previsioni abbiano pensato a qualcosa, al momento non sono al corrente di questi fatti. Sarri che vuole Insigne? Le ripeto, a me non risulta, mi sembra una stupidaggine…". Proprio Maurizio Sarri ha concesso una lunga intervista a Repubblica, ecco le sue parole sull'attualità: "Perché non va bene giocare ogni tre giorni? Perché se non ti alleni subentrano il decadimento tecnico e fisico e la stanchezza mentale, quindi lo spettacolo peggiora. Per altro, anche chi non ha giocato non è avulso dalla stanchezza, perché si trova a vivere in un ambiente stanco. Ormai si ci allena solo al video".

SARRISMO - "Se ci riferiamo agli anni di Napoli, io non posso e non devo fare quel calcio lì per forza, anche se la gente pretende da me sempre la stessa maniera di giocare. Avere dei palleggiatori non è come avere dei contropiedisti, mi devo adattare, la Lazio non potrà mai essere come il Napoli".


IMMOBILE - "Prendiamo Immobile: deve attaccare la profondità e non giocare contro le sue qualità migliori. L’altro giorno mi ha chiesto: mister, cosa devo fare per tornare come prima? Gli ho risposto: fai quello che hai sempre fatto, non venire incontro alla palla, continua a scavare la difesa avversaria, a giocarle addosso".

LAZIO E POI BASTA - "Mi piacerebbe che fosse così. Lascia nel 2025? Non metto limiti temporali, perciò non dipende solo da me".

ARABIA - "Si può fumare, in Arabia?”, chiede. “Sì sì”, la risposta. “Allora vedremo. Comunque non è una cosa programmabile oggi. Se penso al futuro, mi piacerebbe essere l’allenatore della Lazio al Flaminio. È un progetto in cui Lotito crede, anche se ovviamente vuole delle garanzie: non è che si possa fermare tutto se scavando salta fuori un’anfora".

CARRIERA - "Alla Juve tutto era dovuto e dovevamo solo vincere la Champions, ma era un messaggio inquinato. Ho vinto lo scudetto con un gruppo a fine ciclo e una società che ha preso me perché aveva la voglia ma non la convinzione di cambiare stile. Nel Chelsea ho fatto fatica io a calarmi in un club atipico, senza ds, dove nessun allenatore riusciva a resistere due anni. Però poi negli ultimi mesi mi sono divertito e ho sbagliato a voler venire via, non tanto dal Chelsea, che mi avrebbe anche tenuto, ma dalla Premier, un contesto di bellezza unica. Tornare in Italia è stato un errore".

LAZIO - "Qui ti fanno sentire neanche parte integrante, ma addirittura fondamentale: così è la figura dell’allenatore, per Lotito. Io avevo delle idee, poteva esser l’anno in cui alzare l’asticella, ma le mie sono proposte tecniche e basta: la realizzazione economica spetta alla società".

PSICOLOGIA NEL GRUPPO - "Ho a che fare con professionisti adulti e non voglio fare il fratello maggiore, lo zio, il babbo. Ho il pregio e il difetto di parlare schietto: questo crea dissapori nel breve, molto meno quando imparano a conoscermi".

DERBY - "Il derby mi trita. Da fuori ti sembra un’esagerazione, poi quando lo vivi è micidiale: tutto quello che respiri diventa derby, c’è il magazziniere in clima derby, ci sono i cuochi in clima derby. Il derby ti rovina la vita, ma è bellissimo".

DE ZERBI - "Erede? Roberto. Sì, qualche volta ci sentiamo, anche se non ha mai giocato con me. Del resto io mi sono innamorato del calcio vedendo le squadre di Sacchi, per il senso di ordine che mi davano e che prima non avevo mai visto. Arrigo l’ho conosciuto molto dopo, ma è stato lui a ispirarmi".

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