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Kjaer ufficializza l’addio al Milan: “È stato un onore! Cambierei solo una cosa. Ibra, Tomori, Maldini…”

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Simon Kjaer lascia il Milan. Dopo quattro anni e mezzo e 120 presenze, è arrivato il momento dell’addio. Il danese è in scadenza a giugno e non rinnova, così come Giroud ha annunciato il suo addio a Milan Tv.
Guglielmo Cannavale

Simon Kjaer lascia il Milan. Dopo quattro anni e mezzo e 120 presenze, è arrivato il momento dell’addio. Il danese è in scadenza a giugno e non rinnova, così come Giroud ha annunciato il suo addio a Milan Tv.

ADDIO - “È da un paio di mesi che avevo la sensazione che era giusto finire ora, e poi ci sarà una nuova avventura. Nel mio percorso di questi quattro anni sono arrivato ad un buon punto. Ma potevo ovviamente anche dare di più, per aiutare ancora di più. È il momento giusto”, riporta Milannews.


FUTURO - “Diciamo che il mio futuro l’ho diviso in tre parti. C’è una settimana (questa, ndr) per essere disponibile per la mia ultima partita a San Siro e mettere ancora la maglia del Milan. Poi c’è un’avventura con la Danimarca, è sempre molto speciale. E dopo di questo devo trovare il posto dove continuare a giocare a calcio. La cosa più importante è questa settimana”.

SOGNO MILAN - “Sono venuto in Italia quando avevo 19 anni al Palermo. Lì ho subito detto al mio procuratore: “Voglio andare al Milan”. C’è voluto un po’ di tempo, però alla fine sono venuto qua e questa è la mia società, il mio luogo e sarà sempre così. Quando sono arrivato qua il Milan era in un periodo molto difficile che durava da tanti anni. Paolo (Maldini, ndr) e Ricky (Massara, ndr) mi hanno portato qua per dare un impatto soprattutto ai giovani, dare continuità e far crescere il gruppo. Penso che il mio lavoro l’ho fatto”.

LEADER - “Dipende ovviamente sempre dal gruppo, io avevo una fortuna, cioè che con me è arrivato anche Zlatan. Non ho mai avuto bisogno di urlare o dare quel tipo di stimolo. Ho potuto lavorare sui singoli, far vedere ogni giorno che si doveva arrivare presto per lavorare e che si andava a casa tardi. Prima che arrivassi qui c’erano 2-3 giocatori agli allenamenti in palestra. Ora ci sono tutti. È stato un percorso anche con lo staff del mister. Ora non c’è nessuno che si rilassa”.

SCUDETTO - “Qualità. Non puoi parlare di Scudetto se non hai qualità. Se riesci ad avere questi standard alti ogni giorno allora puoi fare cose che nessuno si aspettava. Non penso che se lo aspettasse qualcuno, nemmeno i milanisti quelli veri”.

INFORTUNIO - “Se potessi cambiare una cosa nel mio percorso sicuramente direi l’infortunio. Ma mi ha fatto crescere tantissimo. Devi sfruttare i momenti che hai. È stato più facile la gioia pura nel mio lavoro ma anche a casa con la mia famiglia. Ero molto consapevole delle cose che facevo anche prima, ma ora è il doppio. Se devi fare 10 magari ad un certo punto fai 9, poi 8 e così via. Però ogni volta che vai da 10 a 9 devi capire che hai perso il 10%. E se metti tutto insieme diventa tanto. Se fai capire questa cosa allora la squadra può crescere ancora di più. Abbiamo fatto un grande percorso, siamo cresciuti tanto. Bisogna però migliorare ancora”.

MILAN - “Sicuramente la storia. Quando ero un ragazzo il top era il Milan. Anche Paolo (Maldini, ndr) ha avuto un impatto su quello, era il difensore più forte del mondo. E quando sei un difensore segui questo tipo di giocatori”.

METTERCI LA FACCIA - “Ci sono momenti di gioia e ci sono momenti in cui prendi schiaffi. Non ho mai avuto bisogno di andare a parlare nei momenti belli. So che quando arrivo a casa la mia famiglia mi fa i complimenti se ho fatto una bella partita o abbiamo fatto qualcosa. Nei momenti difficili mi viene naturale metterci la faccia per “prendere gli schiaffi”. Nella mia carriera ho anche pagato per queste cose. Quando però senti messaggi così dai tuoi compagni ho la conferma che si tratta della cosa giusta da fare”.

DIFESA - “Sono sempre stato disponibile per loro. Che giochi con Gabbia, Tomori, Kalulu o Thiaw le basi devono essere uguali per tutti perché non siamo noi che decidiamo chi gioca. Però se posso avere continuità con la persona che gioca alla mia sinistra allora 8 volte su 10 posso sapere cosa fa. Loro hanno tantissima qualità. Fik è forse quello con più esperienza, adesso deve fare quel salto. O diventi un giocatore buono, bravo, ma lui ha tutte le possibilità per diventare uno dei più forti al mondo con le sue caratteristiche. Gli altri hanno le stesse possibilità, ma ci vuole un po’ più di tempo perché sono più giovani”.

TIFOSI - “Un rapporto che mi sta tanto vicino al cuore. Mi ha sorpreso come, l’anno scorso e quest’anno, si sono comportati con noi. Non me lo aspettavo. Pure noi, con i miei figli, siamo diventati milanisti”.

SALUTI - “Ringrazio tutti, è stato un onore. Il percorso che ho avuto qua, l’orgoglio, il sogno che mi ha dato tante gioie e tante soddisfazioni nella mia carriera e nella mia vita. In un futuro, quando smetto di giocare a calcio, penso che torno a Milano a vivere con la mia famiglia. Milano è casa nostra”.