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Giuntoli: “Vlahovic via? Avremmo accettato per una grande offerta. Berardi è bravo, Pogba ora…”

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Cristiano Giuntoli, direttore sportivo della Juventus, ha concesso una lunga intervista ai microfoni di Repubblica. Queste le sue parole sulle sensazioni in bianconero.
Marco Astori

Cristiano Giuntoli, direttore sportivo della Juventus, ha concesso una lunga intervista ai microfoni di Repubblica. Queste le sue parole sulle sensazioni in bianconero: "Mi sento a casa. Ricordo le prime trasferte col babbo: a Firenze, attenti a non esultare, o a Bologna, dove una volta abbiamo preso l’acqua tutto il tempo, e a mia madre avevamo detto che eravamo in tribuna coperta, oppure a Pistoia, gol di Cuccureddu, Brady, Tardelli. Poi le trasferte in bus a Torino con un club di Prato. E nel ’98 guidai fino ad Amsterdam per la finale di Champions persa con il Real, gol in fuorigioco di Mijatovic, mi è rimasta qui. Il giorno dopo ero regolarmente a fare allenamento con l’Imperia".

OBIETTIVO - "Io ho sempre fatto con quello che avevo a disposizione, per indole e per convinzione. In un momento di grande crisi del calcio italiano, c’è bisogno di fare di necessità virtù. Inseguire la sostenibilità, creare un meccanismo di autosussistenza in cui puoi spendere in base a ciò che incassi. Abbassare il monte ingaggi e l’età media, avere più giovani che possano crescere nel club e costituire un valore. In più, creare un ambiente che guardi non solo al risultato ma alla prestazione. Vincere è la cosa più importante, ma se vogliamo crescere dobbiamo analizzare le prestazioni, e questo richiede tempo. Quanto? Ragioniamo sulla media distanza, ma porre un termine significa anche creare un limite, e i limiti sono per i mediocri. C’è un programma preciso condiviso dall’ad Scanavino, da Allegri, da me e da Manna: tornare in Champions. Ci serve anche per avere una vetrina in cui far crescere i nostri giovani, perché devono potersi confrontare con i più bravi in Europa. Per il nostro obiettivo dichiarato le rivali sono Atalanta, Fiorentina, Lazio, Roma. Poi ci sono Napoli, Milan e Inter che sono avanti rispetto a noi, perché il loro progetto è partito molto prima".


ALLEGRI - "Rapporto complicato? Lo dicevano e scrivevano prima che arrivassi, non è così. Allegri è la punta di diamante del club, un grande riferimento in questa delicata fase di passaggio. Lui è partito dall’Aglianese, proprio la squadra del mio paese, pensa il destino, ed è arrivato due volte in finale di Champions. Siamo noi che dobbiamo portare la Juve al suo livello. L’allenatore è il mestiere più difficile del mondo, è un uomo solo, con tutto il peso sulle spalle. Io ho sempre protetto i miei tecnici: cerco di capire come ragionano per potermi confrontare con loro e aiutarli".

MERCATO - "Abbiamo perso giocatori di esperienza, ma confermato Rabiot, riscattato Milik, inserito Weah e Cambiaso per andare nella direzione che abbiamo indicato".

LUKAKU - "C’era l’offerta del Chelsea per Vlahovic. Noi non volevamo cedere Dusan, ma davanti a certi numeri avremmo accettato. Il Chelsea non è mai arrivato a quella cifra e lo scambio non si è fatto".

POGBA - "Aspettiamo le controanalisi e decideremo il da farsi insieme al suo management. Irritazione? Penso solo a quanto ci manca in campo. Non ci piangiamo addosso e guardiamo avanti".

SOSTITUTO - "Faremo un punto a Natale. Prima vogliamo capire cosa possono darci i giocatori che abbiamo. Poi, se ci saranno occasioni le coglieremo".

BERARDI - "Berardi è un calciatore bravo e capace ma ora, ripeto, vogliamo capire quanto valiamo noi".

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