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Mourinho: “Dybala c’è? Penso di no! E al suo posto non ho Mudryk o Jota. Critiche? Ora parlo io”

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José Mourinho, allenatore della Roma, è intervenuto in conferenza stampa prima della partita di domani contro il Milan, anche se sarà squalificato.
Guglielmo Cannavale

José Mourinho, allenatore della Roma, è intervenuto in conferenza stampa prima della partita di domani contro il Milan, anche se sarà squalificato.

ALLENAMENTO SALTATO - "Sono qui da due anni e 5 mesi e sono la unica persona in questo building che non hai merso una seduta di allenamento. Per me non ci sono malattie, svegliarsi presto o svegliarsi tardi. Per due anni e mezzo non ho sbagliato niente. Un mese fa avevo bisogno di un giorno libero, l'ho spiegato a Pinto e alla società. Avevo scelto un giorno con tutta la settimana davanti.  Mi sembra ridicolo stare qui a giustificare questo. Non accetto in nessun modo che la mia dignità venga toccata, non è giusto. Se c'è un esempio di professionalità sono io. Non ho mai perso una partita in 23 anni di carriera, non sono mai stato malato. Era un allenamento di recupero per 6 giocatori che non hanno giocato. L'allenatore non c'era con il permesso della società". Mourinho era stato accusato di aver saltato un allenamento per l'uscita della sua serie Netflix.


COME SI RIPARTE - "La partita è finita e abbiamo perso. Abbiamo fatto tante cose bene e altre non bene. Abbiamo analizzato tutto ieri, abbiamo parlato. Sempre per poter migliorare. Riparto come ho sempre fatto in 23 anni. Partita finita, si pensa alla prossima. Non c'è un'altra storia".

MILAN - "Affronto una squadra che gioca per il titolo, che ha vinto lo Scudetto due anni fa. Sembra che quest'anno la distanza con Inter e Juve non sarà facile da colmare, ma è quella squadra lì. Che ha perso qualche giocatore importante per infortunio. Centrocampo e attacco sono lì: Loftus, Reijnders, Leao, Giroud, Pulisic... Dietro ne hanno già presi due per colmare la situazione, Terracciano e Gabbia. È una squadra che vuole vincere. Sanno le nostre difficoltà. Tutti le sanno, magari qualche giornalista non lo sa. Però noi andiamo là".

LAZIO - "Ho parlato con qualche giocatore dell'atteggiamento e non ho nessun tipo di problema perché ho grande rispetto e lealtà nel confronto con loro, non c'è niente che qualche persona possa o vorrebbe dire ai miei giocatori che non ho detto. Per me è una cosa molto molto chiara, è la differenza tra le difficoltà e un'altra cosa è utilizzare le difficoltà che sono vere come un modo per giustificare qualcosa che possiamo fare di più. Su questo non mi risparmio, mi risparmio davanti a voi, so come funziona nel calcio, so perfettamente che alla fine se un giocatore sbaglia la direzione è sempre una, il risultato globale, la responsabilità è dell'allenatore. Dal punto di vista del mio rapporto con i giocatori non risparmio nulla, poi migliore è il rapporto, più è facile non risparmiare nulla. Ieri la riunione è stata dura, specialmente per qualche individuo. Collettivamente e difensivamente la squadra è stata perfetta, subisce un gol come lo ha subìto, che inizia con una rimessa laterale nostra, non siamo neanche capaci di fare una rimessa laterale positiva e l'abbiamo trasformata in un angolo. E dopo un rigore di un bambino di 18 anni con 55 minuti di Serie A, io non ho mai detto che non era rigore, ho detto che è un rigore dei tempi moderni e che i tempi moderni nell'arbitraggio sono inferiori per protezione del gioco rispetto a 20 anni fa. Nella riunione di ieri non ho risparmiato niente, poi c'è stato l'allenamento con 6 giocatori. Poi è difficile lavorare in campo e cercare di migliorare le cose, il messaggio è rimasto lì, c'è gente che obbligatoriamente dal punto di vista individuale deve dare di più".

TIFOSI - "Perché la società non parla? Io sono anche la società. Non sono Ceo o direttore ma sono la società, sono l'allenatore. Mentre sono qui mi considero società. Voglio essere sempre leale e corretto nei confronti della società. È mio dovere e modo di essere. In questo momento qui penso che le mie parole siano molto obiettive. Non so quanti derby ho giocato, 150-200. Sono sempre state per me partite speciali, vincendo o perdendo. Ho sempre capito che per un tifoso del Chelsea giocare contro l'Arsenal non è la stessa cosa che giocare contro il City. Che per un interista giocare contro la Juve non è uguale a giocare contro la Roma. Qui a Roma ho capito cos'è il derby. Il derby che abbiamo vinto era un derby pesante. Ci sono derby che vinci e perdi e con umiliazione e senza umiliazione. Il derby che abbiamo vinto abbiamo vinto con umiliazione. I derby persi solo per un dettaglio, di un giocatore o di un arbitro, dando tutto e con la testa pulita. Questa volta abbiamo finito la partita con due grandi occasioni. L'orgoglio di essere romanisti è presente qui dentro. Però è dentro al campo che devi mettere negli occhi della gente questo atteggiamento extra".

SINGOLI - "Capisco che la gente non sia contenta per qualche situazione che per me è fuori dal contesto, ma che alla fine non è. Perché non è uno sport individuale, è uno sport collettivo in cui la differenza di atteggiamento di uno influenza gli altri. La responsabilità è mia, è individuale dei giocatori, è la situazione che abbiamo che non ci permette di escludere qualcuno, se escludo qualcuno non so se domani vado con 15 o 16 giocatori. È una situazione multifattoriale che per me è difficile da far uscire da questi tanti fattori. Sempre per correttezza, quando parlo qui dentro penso sempre che rimanga qui dentro, a volte esce e non è vero quello che esce e a volte esce ed è vero, ma quando parlo penso sempre di parlare internamente con giocatori e staff. A volte parlo anche di me stesso, per chiedere ai giocatori di fare meglio, devo mettermi anche io in una posizione in cui possono dire lo stesso di me stesso e io stesso dall'alto della mia esperienza posso fare autocritica. Io ieri ho detto una cosa obiettiva, che potevo fare meglio in alcune partite. Ho identificato una partita in cui non ero contento con me stesso. Quando vado a partite in cui la mia sensazione è che ho il 100% di consapevolezza che il mio lavoro è fatto bene, mi sento tradito da situazioni individuali che puniscono la squadra. Questo periodo è molto molto difficile, noi abbiamo avuto due periodi difficili: le prime tre partite di campionato con 1 punto, giocatori non disponibili e infortunati, in questo momento abbiamo 4 punti di differenza dalla Champions e lì ne abbiamo persi 8 in cui non c'era la squadra per giocare, poi c'è questo periodo con tanti scontri diretti con un gruppo molto ridotto di giocatori. Se qualcuno non vuole intepretare questo come difficoltà vera non è giusto. La critica va bene, ma dimenticare la difficoltà del nostro momento è pazzesca. La partita che abbiamo vinto contro la Cremonese, come l'abbiamo vinta? Quali rischi abbiamo preso? Come ha finito la linea difensiva? Gioca Kristensen che è un terzino, gioca Mancini che non si allena da un mese, gioca Huijsen con 10 minuti di Serie A, Llorente magari domani può giocare ma è in dubbio ed era infortunato in coppa, Mancini gioca al centro perché non ci sono altri. Se la gente vuole ignorare questa situazione non è giusto. È qui che devo difendere il gruppo, inclusa la gente che non è al livello atteso di prestazioni individuali. È un gruppo di gente che lavora, soffre quando il risultato non è quello atteso. Abbiamo perso il derby, abbiamo un campionato da giocare, siamo a quattro punti da un target che se non fossimo noi direbbero che è impossibile. Il potenziale delle squadre da top 4 non è paragonabile con noi. I tifosi della Roma sono i più incredibili che abbia mai visto, l'allenatore si chiama José Harry Mourinho Potter e alza le aspettative, stiamo lottando qualcosa che è molto difficile e nessuno ci dirà che non possiamo lottare. Col Milan saremo là, mi dispiacerà non essere in panchina, sarò in tribuna, in un habitat dove non sono benvenuto, ma sarò lì a cercare di fare il mio lavoro nel modo in cui posso farlo. Andiamo là con tutto quello che abbiamo e con la certezza che i ragazzi daranno tutto, perché anche loro soffrono quando il risultato non è positivo".

DYBALA - "C'è? Penso di no. Problema di testa per gli altri giocatori? Difficile trovare una soluzione per giocare senza Dybala. Non è come trovare una soluzione per Guardiola quando non gioca Haaland. Perché gioca Julian Alvarez. Per Pochettino, se non gioca Sterling gioca Mudryk. Per Klopp se non gioca Luis Diaz gioca Jota e se no Nunez. Non è lo stesso. La Roma vive una situazione dal punto di vista del Fair Play Finanziario con delle grandi limitazioni. E questo si vede nel campo, durante la stagione. Quando succede qualche tipo di problema, non c'è come nasconderlo. La Roma ha fatto uno sforzo economico per avere Smalling. Non ha Smalling. Non può avere un altro Smalling. La Roma ha fatto uno sforzo economico per avere Renato Sanches. Non c'è Renato Sanches. E non possiamo avere due Renato Sanches. Perché i paletti non ti permettono di avere un altro giocatore nella stessa posizione. Dybala è un giocatore veramente speciale, che negli ultimi anni ha giocato in una squadra con altri giocatori speciali. Quando non poteva giocare lui, giocava un altro. Qua è un giocatore che non abbiamo un altro. Partita contro la Fiorentina sembrava partita da 3-0, quando è andato via siamo andati in difficoltà. Non è Belotti che fa la connessione, non è El Shaarawy. Non è il ragazzino João Costa, domani viene convocato e magari gioca. Se qualcuno non vuole capire che senza Dybala la Roma è diversa, non posso dire qualcosa di più ma questa è la realtà".

FORMAZIONE - "Ci sarà una formazione diversa? Se mi chiedi se la squadra sarà la stessa, non è la stessa. Dybala non gioca titolare, già per questo non è la stessa formazione. Farò qualche cambio. Non esiste l'intenzione di punire. O di prendere l'attenzione su un singolo. Noi ci focalizziamo molto sull'organizzazione e sul dettaglio, che fa la differenza. Siamo una squadra che va su una strada molto definita. Siamo pochissimi. Azmoun è fuori, Paulo che è fuori sono già due in meno. Sono qua per rispondere alle domande, per dare spiegazioni".

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