INZAGHI - "Perché ho scelto Inzaghi quando è andato via Conte? La scelta è adeguata anche al momento. In quel momento pensavo servisse un profilo come quello. In alcuni momenti magari serve più autorevolezza, in altri maggiore capacità di gestione. Cerco di far fruttare la mia esperienza con scelte oculate".
MERCATO - "Se io cerco di prendere un giocatore fortissimo, e poi non ci riesco, non è che sono scarso. Probabilmente non c'erano le condizioni ma io il tentativo devo farlo lo stesso, l'asticella deve essere alta. E così perché non lottare per vincere in campionato e in Champions? Senza paura di essere criticato".
MKHITARYAN - "Noi siamo tacciati di aver preso tanti giocatori svincolati, ma quel tipo di giocatore va corteggiato tanto per prenderlo. Nel calcio ci sono talenti e campioni: Mkhitaryan, per quello che aveva dimostrato e per quello che abbiamo potuto verificare nella vita privata, lo definisco un campione. E' meticoloso nella scelta dei dettagli come dell'alimentazione".
BARELLA - "Barella cresciuto anche caratterialmente? Il lavoro nostro è quello di far crescere i giocatori non soltanto sotto l'aspetto tecnico. Nella sfera umana c'è anche l'intenzione di capire cosa rappresenta l'arbitro. Noi abbiamo inventato il ruolo del referee manager col quale i calciatori studiano anche l'arbitro. Dopo la designazione andiamo a vedere il designato come arbitra e che tipo di rapporto con i calciatori ha in campo. Barella magari in passato da quel punto di vista peccava, oggi è molto migliorato. Non studiamo solo l'avversario, ma anche l'arbitro".
TIFOSI - "Io ho sempre trovato nel mio peregrinare per l'Italia tifosi legati al club, ma che desideravano conquistare successi più grandi. Il tifoso sicuramente è una parte integrante del club e vuole vincere. Giusto sia così. L'ambizione è positiva. Un conto è essere arroganti, un altro essere ambiziosi. Nello sport, essere ambiziosi vuol dire avere grande carattere, voglia di vincere e avere un traguardo davanti. Vorrei questo dai tifosi e anche da noi nella squadra".
SCARONI - "Severgnini mi ha anche definito un Kissinger, è il mio DNA. Prediligo l'arte della diplomazia, difficile vada allo scontro. Non sono autoritario, ma cerco comunque di imporre la leadership che rappresento. Non sono un istintivo, cerco sempre di razionalizzare e rispondere. L'ho fatto anche qualche giorno fa con Scaroni, quando ho mostrato le due stelle per dire che a Milano c'è una sola squadra con due stelle".
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