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Allegri: “Se ora tornerei alla Juve? Vi rispondo così! I veri motivi dell’addio, con Agnelli…”

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Massimiliano Allegri dice tutto. Dal suo modo di vedere il calcio all’addio alla Juve, l’ex allenatore bianconero dice tutto a Sky Calcio Club: “Futuro? Magari alla Roma o al Napoli? Non so ancora niente. Vedo poche partite. Sono stato...
Guglielmo Cannavale

Massimiliano Allegri dice tutto. Dal suo modo di vedere il calcio all’addio alla Juve, l’ex allenatore bianconero dice tutto a Sky Calcio Club: "Futuro? Magari alla Roma o al Napoli? Non so ancora niente. Vedo poche partite. Sono stato un annetto guardandone poche, poi ultimamente ne ho viste di più. All’estero ho visto Tottenham-Bayern l’anno scorso. Ho fatto un po’ di riflessioni di recente, il calcio italiano deve rimboccarsi un po’ le maniche. I “giochisti”? Ci vuole equilibrio. Io sono cresciuto con allenatori vecchio stampo, non è tutto da buttare quello che ci hanno insegnato loro. Ora sento parlare di gioco da dietro e tutto, serve equilibrio. Bisogna rimettere al centro il giocatore, bisogna lavorarci. Poi la tattica serve. Ma ci lamentiamo quando andiamo in Europa e vediamo i giocatori passare la palla a mille all’ora. Bisogna tornare a lavorare di più nei settori giovanili, sulla tecnica individuale e non solo. I giocatori sono diventati uno strumento per dimostrare che gli allenatori sono bravi. Io ero innamorato perso dei giocatori. Ieri avete fatto vedere un servizio su Ronaldinho e io mi emoziono. A vedere Pepe mi sono emozionato, ha fatto una partita pazzesca, così come mi emozionano gli interventi che ha fatto Chiellini a Cagliari".

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JUVE - "Porto e Burussia hanno giocatori più bravi di Juve e Inter? Non so se ce li hanno più forti, ma non sono più bravi. C’è anche la casualità. La Juve è stata sfortunata e avrebbe meritato di passare, mi dispiace per i ragazzi. Alla Juve sono stato cinque anni, ci siamo divisi in modo naturale. Mi dispiace che la Juve abbia perso oggi, ma bisogna anche dare i meriti al Benevento. Pippo è stato molto bravo, ci sono anche i meriti. Sull’addio c’è stata una diversità di vedute. Sul tipo di gioco? No, la Juve deve sempre vincere. Se sapevo che avrebbe preso Sarri? No, non lo sapevo. Eravamo anche d’accordo quasi su tutto, le diversità non è che fosse troppe. Poi mi ha mandato via Agnelli ma siamo rimasti in ottimi rapporti. In quei cinque anni ci siamo divertiti. Sono state fatte anche delle scelte di mercato importanti. Difficile dare gli input giusti dopo cinque anni? Sì, è difficile e questo stato uno dei motivi per cui il presidente, insieme a Paratici e Nedved, ha deciso di cambiarmi. Il finale di stagione è stato il logico finale della storia con la Juve, con l'Ajax non era andata bene. Io sono molto legato alla Juventus, così come sono rimasto al Milan e al Cagliari. Ci tornerei? Non lo so, Andrea sta facendo un buon lavoro. Ora è anche difficile dirlo".


PIRLO - "Non so che difficoltà possa avere Andrea. Io so che fare l'allenatore è molto difficile. Fare l'allenatore non si spiega. Ci sono due allenatori, fino a sabato fa un mestiere poi domenica è tutta un'altra roba. Che ne sai se dopo cinque minuti ti buttano fuori uno. Quando mi chiedono se possono venire a vedere gli allenamenti rispondo: non è che mando i missili sulla luna".

COSTRUZIONE DAL BASSO - "Ma bisogna ritornare all’ABC. A passare la palla, i passaggi non sono tutti uguali. La costruzione da dietro? Chi non la fa al giorno d’oggi, ma ci sono i momenti per farla o per non farla".

GRANDI GIOCATORI - "Hai davanti delle aziende, ci sono i social. Serve rispetto: devi dare rispetto e pretendere rispetto. Poi i giocatori ascoltano sempre l'allenatore. Per loro devi essere un punto di riferimento. Io di grandi giocatori ne ho allenati tanti, da Ronaldo a Ronaldinho".

REAL MADRID - "Quanti "no" ho detto? L'unico vero no al Real Madrid. Tre anni fa il presidente mi aveva chiamato, ma io avevo dato parola al presidente Agnelli e gli avevo promesso di rimanere. Spero di rientrare a giugno perché ho grande passione, ho ricevuto alcune chiamate anche di recente. Io voglio godere delle gesta dei miei calciatori".

DANI ALVES - "Eravamo a Napoli per la Coppa Italia, lo metto dentro. Dopo cinque minuti mi fa: vado a uomo su Insigne che è l'unico che ci può stare fastidio. Aveva ragione. Poi giochiamo con il Barcellona e va a uomo su Neymar e va una grande partita".

FINALE CHAMPIONS - "La finale col Real Madrid l'abbiamo persa perché loro hanno difeso meglio. Nelle grandi partite vince la grande difesa, lo ho sentito anche dal coach del basket Messina".

ANCORA JUVE - "Hanno lavorato bene e hanno fatto una buona squadra. Hanno vinto la Supercoppa, sono in finale di Coppa Italia e lottano per la zona Champions. Chiesa sta facendo ottime cose, Morata era partito bene poi ha avuto problemi con quel virus. Il centrocampo è stato cambiato in blocco. Secondo me qualità ne hanno. Con il cambio generazionale cambiano anche le caratteristiche dei giocatori. Per tornare a vincere ci vuole calma, i giocatori non sono macchine. La Juventus ha comunque la possibilità di vincere la Coppa Italia, sarebbe un'annata positiva. Poi magari poteva essere più vicina all'Inter, ma vanno valutate molte cose come gli infortuni".

SERIE A - "Se i migliori sono ancora quelli più avanti con l'età come Ronaldo, Ibrahimovic e quando gioca Chiellini bisogna fare delle riflessioni. Mancini ha tutto il peso addosso, ora tutti si aspettano che vinca l'Europeo per salvare il calcio italiano. Se la Nazionale facesse un brutto Europeo il calcio italiano andrebbe in una crisi profonda, ma non bisogna ragionare così e bisogna costruire indipendentemente dall'Europeo".

GIOVANI - "Io capisco che appena uno fa due partite costa 50 milioni, ma ora bisogna darsi una regolata. Poi a bruciarli fai presto, quando hai tutto e subito diventa un problema. Se hai il frigo pieno, non hai fame".

INTER - "La rosa della Juventus è un'ottima rosa. L'Inter è una squadra che può giocarsi un quarto di finale o una semifinale di Champions. Ha giocatori più consolidati, alcuni sono cresciuti molto come Barella e Bastoni. Antonio sta facendo un ottimo lavoro già dall'anno scorso, l'anno prossimo può fare una grande Champions".

ERIKSEN - "Antonio è stato molto bravo. Alla fine l'ha portato più indietro, l'ha abbassato di dieci metri e mette la palla dove vuole. L'ha visto, ci ha lavorato in allenamento e l'ha portato lì".

DYBALA - "Quando venne Dybala alla Juventus gli dissi: tu qui non puoi fare il centravanti. Al Palermo giocava attaccante ma a 50 metri dalla porta. È un giocatore straordinario Paulo. È mancato molto alla Juve, è uno che fa gol e determina".

MILAN E JUVE - "Sono due società agli opposti, ma è la storia delle due famiglie è agli opposti. Berlusconi faceva lo showman, la Juve per la Fiat doveva vincere ed essere la prima in Italia. È un DNA diverso. Quando sono arrivato al Milan era da sette anni che non vinceva uno Scudetto. È fondamentale conoscere il DNA della squadra dove vai ad allenare".

RONALDO - "È umano anche lui. Ma come si smarca e attacca lui la porta lo fanno in pochi. Ha la testa meccanizzata sul fare gol. Ha vinto Champions e coppe, cinque volte il Pallone d'Oro. Quello che gioca con lui deve capire dove andare nello spazio, dove non c'è lui. Con lui Mandzukic corse tantissimo...".

MANDZUKIC - "Non toccatemi Mandzukic. Se era il mio preferito? Al Milan avevo Robinho, poi c'era Ronaldinho... io amo i calciatori tecnici. Faceva passare la palla dove non si poteva. Anche Cassano faceva così. Seedorf era una roba... poi anche un rompipalle (ride, ndr). Una volta fece due panchine poi venne da me. Gli dissi: preparati che domenica c'è la terza (ride, ndr)".

ATTACCANTI - "I migliori cinque? Benzema, Lewandowski, Ibrahimovic... A Ibra gli dicevo di fare il centravanti, pensate se l'avesse fatto già dieci anni fa quel testone... Lui andava in giro perché non gli piaceva prendere le botte. Higuain aveva una tecnica. Kane mi piace ma secondo me non è ai livelli di Lewandowski. Haaland? C'è da lavorarci a livello tecnico, ma in 10 metri te ne prende 7. Benzema ha una qualità incredibile".

NAZIONALE - "Io dopo il Mondiale? È ancora lunga, c'è tempo. Roberto Mancini ora sta facendo un lavoro straordinario, i giocatori sono cresciuti in autostima".

RONALDO O MESSI - "Ronaldo o Messi? Sono due giocatori diversi. Uno è più grande e uno è più forte". Ronaldo è il più grande e Messi il più forte? Allegri annuisce...

DIFESA - "Difesa a tre o difesa a quattro? Io alla Juve ho giocato poco a tre. Credo non ci sia mai stata una squadra che ha vinto la Champions con la difesa a tre".

ATTACCO JUVE - "Giocavano Mandzukic, Dybala e Higuain, andammo a Firenze con 7 punti di vantaggio. Avevamo preso un andazzo in cui si diceva: “Levi Higuain e vinci la partita”. Dissi che avevo fatto giocare i migliori, responsabilizzandoli. In quel momento ho messo due mediani e Mandzukic, Higuain, Dybala e Cuadrado a destra. Dopo cinque minuti vidi tutti con il sorriso sulla bocca: ho avuto il culo di trovare la soluzione".

INIESTA O PIRLO - "Iniesta o Pirlo? Erano due giocatori diversi, potevano giocare insieme. Posso dire Pirlo perché l'ho allenato. Ma Iniesta era da impazzire, anche Xaxi. Quel Barcellona lo sognavo di notte".

SUAREZ O MORATA - "Per carriera Suarez. Però Alvaro è cresciuto molto, è un giocatore da partita secca. Le partite secche le decide, lì è micidiale".

BENTANCUR - "Per me non può giocare davanti alla difesa. Magari ne può fare una lì, ma non cinque. Con me ha giocato tante volte davanti alla difesa, ma magari una e poi dieci da mezzala. Davanti alla difesa ha un tempo di gioco in più".

LUKAKU E LAUTARO - "È la miglior coppia che c'è in Italia. È stato molto bravo Conte, perché hanno caratteristiche abbastanza simili visti da fuori".

PREMIER O LIGA - "Come fascino tutte e due. Poi se rimango in Italia sono contento".

BARZAGLI E CHIELLINI - "Quando li vedevi due contro due vedevi proprio che godevano a difendere, una roba straordinaria".

SAN SIRO - "San Siro è molto pesante, lo stadio di Torino anche lo è, ma San Siro di più. Al Cagliari avevo dei giocatori bravi a cui ero molto legato, ero convinto che alcuni potessero giocare nel Milan, poi sono entrato a Milanello e ho visto che il livello tecnico era diverso. Giocarci ogni settimana è pesante".

CALCIO - "Il calcio è come un vestito grigio. Non passa mai di moda. Poi la moda è un maglione bianco e rosso".

BUFFON - "La prima volta alla Juve giocavamo col Chievo. Buffon aveva toccato il pallone un minuto e 39, il mediano 40 secondi. Io poi ho detto alla squadra: o non la passate più a Buffon o vi tolgo il portiere".