RITORNO IN PANCHINA - “Sì, era il tempo giusto. Sono stato fermo parecchio, sarei comunque tornato ad allenare, avrei potuto farlo prima ma poi sono subentrate anche questioni personali e di famiglia. Nel 2018 è venuta a mancare mia madre, quindi nel 2019 non mi volevo allontanare troppo, e ne ho approfittato per stare vicino a Giorgio, il mio figlio più piccolo, la grande ormai vive a Milano ed è autonoma; mio padre è a Livorno e ha risentito molto della mancanza di mia madre. La decisione di tornare alla Juventus, oltre al fatto di essere legato alla proprietà e al club, è anche frutto del desiderio di stare accanto a mio figlio, che vive a Torino con la madre. Sono uno a cui piace avere tutti gli affetti vicini”.
REAL MADRID - “L’ho detto e lo ripeto: quest’anno avevo già firmato un accordo con il Real Madrid. Poi la mattina ho chiamato il presidente e gli ho detto che non sarei andato perché avevo scelto la Juventus. Mi ha ringraziato. Dubbi? No, da quando mi ha chiamato la Juventus a maggio non ho avuto nessun dubbio. Real Madrid? A livello professionale sarebbe stato il coronamento di un percorso, certo: Milan, Juve, Real. Ma nella vita non si può avere sempre tutto e io sono davvero contento e orgoglioso di aver allenato per quattro anni il Milan e ora essere al sesto in un club come la Juventus. Al Real ho detto no due volte. La prima è stata mentre ero in fase di rinnovo con la Juve: dissi al presidente del Real che avevo già dato la mia parola a Andrea Agnelli”.
JUVE - “È una bella sfida, interessante, che ho la fortuna di affrontare al fianco di una proprietà che è la stessa da sempre, e che ha voglia come me di tornare a vincere. Quando sono arrivato la prima volta nel 2014 era tutto diverso; Antonio Conte aveva fatto un gran lavoro insieme alla società, vincendo tre campionati e costruendo una squadra molto forte che andava solo rifinita. Quest’anno è una squadra molto diversa da quella, con molti giovani, con giocatori forti ma con meno esperienza. Però stiamo ripartendo da una base chiara, che è il Dna della Juventus, e che consiste nel tornare a vincere ma sapendo soffrire e avendo voglia di lottare sempre. Tornando ho trovato un gruppo di ragazzi disponibilissimi oltre che tecnicamente bravi. Si sono messi subito a disposizione, con molta voglia di lavorare che è un elemento che ti trasmette questo club. Io credo che la Juve stia ritrovando il senso d’appartenenza, che è molto importante in prima squadra ma anche nel settore giovanile”.
SORPRESA - “Una sorpresa meravigliosa è stato Danilo. È un campione, un ragazzo molto intelligente, responsabile e che si mette sempre a disposizione della squadra. I Bonucci e i Chiellini li conosciamo già, però Danilo è stato veramente una scoperta”.
MORATA - “La sera che la società ha preso Vlahovic ho chiamato Alvaro e gli ho detto: «Non ti muovi da qui perché ora con lui diventi un giocatore molto più importante», e così è stato. Discutere Morata tecnicamente è da folli; è normale che se gli si chiede di far cose che non è in grado di fare possa non rendere al meglio, ma non dimentichiamoci che lui si è messo a disposizione e ha giocato per mesi in una posizione che non era propriamente la sua”.
VLAHOVIC - “È un ragazzo giovane, con poca esperienza internazionale, che però ha qualità, vuole e può migliorare, e ha tutto il tempo per farlo. Davanti alla porta ha una cattiveria assoluta. La Juventus ha fatto un acquisto importante: nel mondo lui, Mbappé e Haaland sono i più forti in circolazione della loro generazione”.
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