Matias Soulè si è raccontato al Corriere dello Sport, sottolineando il rapporto con Paulo Dybala: "Per me è un fratello maggiore, una guida non nel calcio ma nella vita. Quando ero più piccolo, lo vedevo come un mostro sacro, un giocatore a cui non riuscivo ad avvicinarmi perché ero in soggezione. Poi abbiamo cominciato a conoscerci, siamo entrati in sintonia e abbiamo stretto un buon rapporto alla Juventus. C’è un aneddoto che non mi dimenticherò mai. Era l’ultimo anno di Paulo alla Juve, stava giocando una delle partite finali della stagione. Mancava un quarto d’ora alla fine quando lo vedo parlare a distanza con Landucci (il vice allenatore, ndi) mentre intanto mi indicava. Purtroppo erano finite le sostituzioni ma Dybala aveva chiesto alla panchina di farmi entrare perché voleva giocare con me almeno una volta prima di lasciare la Juve. È un ricordo che resterà sempre con me, perché mi ha fatto capire quanto ci tenesse a me, e la sua stima nei miei confronti. Adesso il sogno si è realizzato. E ne sono felicissimo. Quando Paulo ha lasciato la Juve io gli avevo mandato il messaggio “Spero con tutto il cuore di poter un giorno giocare insieme a te”. Scherzi del destino, tre anni dopo eccoci qua insieme”.
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Soulé su Dybala: “Aveva fatto un gesto incredibile per me alla Juve. E la promessa…”
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