OFFERTE - "Ci ho pensato, ovviamente. E più che offerte, ci sono stati interessamenti. Ma comunque quell’infortunio è stato troppo determinante in quel momento. Ancora non mi allenavo con la squadra; ho fatto la prima panchina simbolica a Pisa, dopo essermi allenato una volta con gli altri. In più, sono uno a cui non piacciono le cose fatte all’ultimo: se devo fare una cosa, devo pensarci bene, essere convinto di ciò che faccio".
RUOLO - "Se una persona pensa a me come un interditore, allora vuol dire che non capisce nulla di calcio. È normale, ognuno ha le sue qualità. Quello che penso si capisca meno di me è che io non sono un attaccante. Io sono un centrocampista: devo giocare con la porta di fronte a me, lì do il 100% delle mie qualità. Non devo stare spalle alla riga del fallo laterale e puntare nell’uno contro uno. Non è una mia caratteristica. Soulé è così. Non io. Poi, il discorso dei gol, del tiro, dell’inserimento e del fatto che io sia stato spostato un po’ più avanti è diverso. Io sono un centrocampista. Che sia nei due mediani, o mezzala, che è il mio ruolo preferito, dato che mi permette di avere spazio, abbassarmi, ricevere palla, muovermi... La mia idea di me in una partita è riuscire a fare un po’ tutto: abbassarmi per fare uscire la squadra; anche difendere, perché non mi pare che io mi sia mai lamentato di dover fare una corsa".
SOGNO - "Il mio sogno adesso? (Ci pensa un po’, ndr). Il mio sogno è capire di che livello sono. Il mio sogno era giocare per la Roma e vincere con la Roma. Ho avuto la fortuna di realizzarlo, vincere è sempre un sogno, poi con questa maglia... Ma la mia romanità è amare la Roma a prescindere".
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