sosfanta squadra napoli Conte: “Andò così con la Juve, mi ha fatto male! Lukaku voleva solo Napoli. McTominay, non pensavo…”

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Conte: “Andò così con la Juve, mi ha fatto male! Lukaku voleva solo Napoli. McTominay, non pensavo…”

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L'allenatore del Napoli Antonio Conte si è raccontato in due interviste al Corriere della Sera e SkySport, parlando della stagione passata e delle voci sull'addio. Queste le sue parole riportate da Tuttonapoli. 
Daniele Burigana

L'allenatore del Napoli Antonio Conte si è raccontato in due interviste al Corriere della Sera e SkySport, parlando della stagione passata e delle voci sull'addio. Queste le sue parole riportate da Tuttonapoli.

ADDIO - "Non ho mai parlato con nessuno, non solo con la Juve, anche con altri club. Dovevo parlare prima con il Napoli per una questione morale, seria. Nessuno mi ha puntato la pistola quando ho firmato col Napoli. Avevo doveri morali con città e tifosi. A chiunque ha provato ad avvicinarsi ho detto che non avrei parlato con nessuno fino a quando non avrò parlato con De Laurentiis. Sarri non è andato al Chelsea gratis. Chi voleva parlare con me doveva comunque parlare con De Laurentiis avendo io firmato un contratto. Ma era uno step a cui non siamo arrivati visto che sono rimasto. Ma leggere certe cose mi ha creato anche problematiche che ho dovuto gestire coi calciatori. Ci stavamo giocando lo scudetto e non è bello che i giocatori leggono che l'anno dopo vado via. Non è stato bello. A me non sarebbe piaciuto da calciatore. Ecco perché dico che spesso vengono fatte cose gratuite che fanno comode ai media".


MCTOMINAY - "McTominay lo conoscevo benissimo, è cresciuto in Premier col Manchester. Lo vedevo che quando giocava era sempre impattante ma vedevo che non veniva utilizzato in maniera determinante e da uomo cardine dal suo club. Difficilmente lo faceva, non era quasi mai titolare. Ne avevamo parlato con Manna. Lui mi aveva detto che era una situazione che si poteva fare se si combinavano alcune situazioni. A volte i direttori ti raccontano anche storielle per tenerti buono (ride, ndr). Ma se tu mi dici: credevi che arrivasse al 100%? Io ti avrei detto di no, anche perché non avevamo le coppe. Invece alla fine è arrivato e sono rimasto molto contento. Manna è stato molto bravo. Ripeto, non pensavo potesse arrivare".

LUKAKU - "Lukaku? Lui è stato tutta l'estate a rifiutare tante offerte, anche vantaggiose. Voleva Napoli. Non ha fatto problemi sul fatto di non giocare le coppe. Voleva tornare a lavorare con me. E' un ragazzo buono, veramente buono. Non è sempre rose e fiori con lui, come tutti, c'è sempre la carota e il bastone per un ragazzo che mi ha dato e mi darà sempre tutto in campo, poi può essere 100 o 50 ma mi darà sempre tutto quello che ha nelle sue possibilità".

SCONFITTA - "La sconfitta la vivo male e trasmetto questo malessere anche a chi mi sta intorno. La mia famiglia lo sa e si sono abituati. Quando arrivi in una realtà nuova, però, farlo comprendere non è facile. Non parlo solo dei giocatori ma di tutto lo staff e l'ambiente. Io se voglio lasciare un segno in loro, devo insegnare loro anche a viverla male. Il mio è un malessere psicologico ma anche fisico. La sconfitta mi abbatte per due giorni massimo, poi dalla sconfitta ho imparato le cose migliori. La vittoria invece a volte può essere effimera, la sconfitta invece ti fa leccare le ferite e ti fa capire cosa non è andato e ti fa crescere".

DE LAURENTIIS -  "Nel nostro incontro ci siamo chiariti, parlare è stato fondamentale. Lui ha capito gli errori o comunque le situazioni che devono essere migliorate. Ho un contratto e il chiarimento è stato il punto chiave. Il resto sono state voci che hanno fatto male, non hanno tenuto conto di come sono fatto io. Juve? Non ho avuto contatti con nessuno perché a chiunque abbia provato a cercarmi con terze persone ho sempre risposto che avrei parlato con il club a fine stagione come si fa sempre. E solo se l’incontro non avesse soddisfatto le parti avrei aperto a un’altra situazione, avendo comunque un contratto con il Napoli per altri due anni".

INCAZZATURE - "I ragazzi sono stati sempre disponibili, mi hanno seguito fin dal primo giorno, e alla fine sono riusciti a mentalizzare il concetto di fatica, di sacrificio. Certo, a questa squadra all’inizio mancava quello che io chiamo il coltello nel calzino. Serve cattiveria sportiva, si va in guerra senza scrupoli. Poi lo hanno trovato, altrimenti non avremmo vinto il campionato. Quando alla Juve arrivò Carlos Tevez sapevamo tutti che era un campione straordinario, ma arrivò da noi con una fama di ragazzo non proprio semplice da gestire. Ebbe un inizio un po’ complicato di adattamento, ma poi a un certo punto diventò il primo in tutto nel dare l’esempio. Con ciascuno bisogna trovare la chiave di accesso. Mi costa a volte anche incazzature forti ma va bene così. Guardo all’aspetto umano e all’obiettivo".

GARE DECISIVE - Quella con l’Inter, recuperare lo svantaggio, rischiare di vincere. Dissi pubblicamente per la prima volta: “Se vogliamo, possiamo”. Era un messaggio per i miei ragazzi. Ci credevo, dovevano farlo anche loro. Poi nel calcio c’è sempre l’imponderabile. Il pareggio col Genoa ha rischiato seriamente di compromettere lo scudetto: il difensore centrale intercetta un passaggio filtrante nella sua metà campo, passa il pallone e inizia a girovagare nella nostra area, finisce al terzino sinistro che riesce a crossare nonostante io urli a Politano di impedire il cross, e il difensore Vásquez fa gol nonostante fosse in mezzo a tre nostri giocatori".