FORMAZIONE SOLO 3 ORE PRIMA - “Non è qualcosa che deve piacere o non piacere: va accettato, basta. Capisco chi preferisca saperlo prima, per prepararsi mentalmente, ma devi essere pronto a prescindere. Anzi, sapere se giocherai solo alla fine ti aiuta a restare sul pezzo. Se invece pensi “tanto non parto titolare”, rischi di avere un atteggiamento negativo che danneggia te e la squadra”.
RIVOLUZIONE DI CHIVU - “È presto, lavoriamo insieme da pochi mesi, ma mi piace molto la sua cura di ogni dettaglio. È molto meticoloso, dote dei grandi tecnici. Gli allenamenti con lui sono intensi e particolarmente divertenti. Confondono tutti, danno stimoli in più, ma sono anche decisamente duri. Ti tengono sempre concentrato, una sensazione che ti aiuta in campo. In generale, Chivu è stato bravo a farci voltare pagina mentalmente dopo la fine della stagione scorsa: il passato non si cambia, ma il futuro si può scrivere”.
POCA DIFFERENZA DI ETÀ CON CHIVU - “Ora che ne ho 36 anni, la differenza di età con molti tecnici è minima: con Chivu non ci può essere un rapporto padre/figlio, ma più da amico, o meglio da fratello maggiore. Sempre con rispetto perché lui resta l’allenatore e io il giocatore: il limite esiste, è sacro, non si può valicare”.
BONNY E PIO ESPOSITO - “Ho già detto loro in privato di essere... più egoisti. Gli attaccanti devono esserlo, vengono giudicati dai gol. Devono aiutare la squadra, come già fanno, ma alla fine si conteranno solo le loro reti. Continuo a ripetere: “Siete voi che dovete farci vincere!”. Li posso aiutare in certi dettagli tattici, ma spetta a loro lavorare e metterla dentro. Credetemi, hanno già un grande presente, ma il futuro sarà ancora più grande, anche perché sanno comportarsi ovunque”.
PRESSIONE SU PIO - “Sì, troppa, e non mi piace. È un ragazzo di 20 anni con grande potenziale, ma gli serve il giusto tempo. Non bisogna esagerare con le aspettative, altrimenti lo si rovina. Ognuno deve fare il proprio percorso, con calma, e vedrete che presto l’Italia si godrà questo tesoro”.
MODRIC - “Non è un derby tra noi, è Inter-Milan. Modric, però, è un esempio per chi ama questo gioco e crede nel calcio. Ha fatto una carriera straordinaria e dimostra che con la mentalità giusta si può durare tantissimo: io penso che ne abbia ancora per 3-4 anni a livelli altissimi. Spinge ad andare avanti anche me: non parlo del mio contratto che scade, ma in generale io voglio giocare a pallone il più a lungo possibile. Tutto, però, a una condizione: che sia capace di dare ancora qualcosa alla mia squadra. Quando sentirò che non ho più la stessa forza, arrivederci a tutti e grazie”.
SCUDETTO - “È solo un gioco psicologico tra le squadre per togliere o mettere la pressione. Alla fine, tutti vogliono e possono vincere lo scudetto. Guardate la classifica: dopo 6 giornate ci sono 5-6 squadre lì in alto, qualcuna vuole per caso tirarsi fuori? Il Napoli lo ha vinto l’anno scorso, ma non possiamo negare di essere tra i favoriti pure noi: non sarà facile, ma daremo tutto per riprenderci il tricolore”.
ROMA E NAPOLI - “No, due partite non bastano. Come non erano indicative le due sconfitte precedenti. È un percorso, posso solo dire che ci stiamo preparando per raccogliere i frutti. La crescita è evidente, non manca molto per completare il puzzle: solo piccoli dettagli da sistemare per fare definitivamente clic. Ma una squadra, come un giocatore, vivrà sempre qualche momento di basso e non solo alti. L’importante è restare uniti, come gruppo e come individui”.
KO COL PSG - “Gli eventi negativi della vita non devono abbattere, ma rendere più forti. Bisogna pensare positivo, lavorare di più, migliorarsi. Ad esempio, nessuno deve credere in partenza che non avremo più la possibilità di giocarci una finale di Champions. Al contrario, devi volerci riprovare, avere più fame”.
INGIOCABILI - “Sì, è stato un problema evidente, abbiamo perso punti perché, inconsciamente, pensavamo forse che ce l’avremmo fatta comunque. Anche su questo stiamo lavorando tutti insieme grazie all’allenatore: vogliamo evitare di cadere ancora in quell’errore. Però, resto dell’idea che, se ci alleniamo bene e ci sacrifichiamo, allora per l’Inter tutto diventa davvero possibile. Non è arroganza, ma voglia”.
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