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Sabatini: “Napoli finalista in Champions. Conte tornerà in Italia, il Milan penserà a Luis Enrique”

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Prende la parola Walter Sabatini. Così l’ex dirigente tra le altre di Salernitana, Inter e Roma sui temi caldi degli ultimi giorni alla Gazzetta dello Sport: “Il Napoli è un’opera d’arte: Spalletti ci ha messo del suo, ma ha anche...
Alessandro Cosattini

Prende la parola Walter Sabatini. Così l’ex dirigente tra le altre di Salernitana, Inter e Roma sui temi caldi degli ultimi giorni alla Gazzetta dello Sport: “Il Napoli è un’opera d’arte: Spalletti ci ha messo del suo, ma ha anche trovato giocatori veri da allenare. Giuntoli ha fatto un lavoro straordinario, anche dal punto di vista patrimoniale. Inter a -21? Così: ci piace denigrare il nostro campionato. Quante volte avete sentito dire “eh, questo gioca bene in Serie A, ma in Premier non farebbe lo stesso”. Siamo sputtanatori di noi stessi. Il nostro è un campionato altamente competitivo. E sa perché? Per gli allenatori, che qui incidono sul risultato come da nessun’altra parte”.

CHAMPIONS - “Per me il Napoli sarà una finalista. L’ho detto anche a Spalletti: ha la squadra più europea tra tutte. Mi scoccia solo che debba arrivare in fondo eliminando il Milan”.


LUIS ENRIQUE - “Se mi piacerebbe rivederlo in Serie A? Enormemente, è cresciuto, è all’altezza dei grandissimi. Al Milan con Massara? Ammesso che sia un tema la sostituzione di Pioli, non è escluso che lo faccia. Anzi: per come lo conosce, non può non avere un pensiero su di lui”.

ALLEGRI - “È il Gattopardo, l’uomo del “tutto cambia perché nulla cambi”. La Juve è sempre lei: arrivare secondi, perché seconda è sul campo, è una gran medaglia. Pensi che lavoro ha fatto il Gattopardo: ha tenuto in piedi lo spogliatoio dopo il -15”.

CONTE - “Lui è così: quando non raggiunge i risultati, non è tipo che filosofeggia, si incazza come una iena. Lascerà il Tottenham, lo vedo in Italia l’anno prossimo”.

MOURINHO - “È la prassi fatta uomo. Fa un calcio speculativo, io non lo amo. Ma riesce a piegare la squadra al suo progetto. Tu sai perfettamente che tipo di partita farà la Roma, sempre. È una squadra che resta costantemente incollata alle partite: il derby di domenica, giocato per larga parte in 10, sarebbe finito 0-0 senza la doppia invenzione di Anderson e Zaccagni. Se arriva quarto ha fatto un’impresa: non ha una rosa all’altezza, traballa in molti reparti, Dybala è l’unico vero fenomeno”.