Cosa le manca di più?
«La partita, quel filo di paura prima della gara, una necessità fisica anche se poi quando la vivi può essere una rottura di scatole e ti chiedi chi te lo fa fare ma vale per tutti, dirigenti, allenatori, calciatori».
Ha detto: “Senza di me il calcio è triste”. Perché?
«Perché so raccontarlo, altri no, lo fanno con gli stereotipi, non come va fatto, con immaginazione, speranza. Io manco al calcio, è paradossale che non stia lavorando ma non è una lamentela, zero recriminazioni, è una considerazione che faccio rispetto al calcio».
Le fa ancora rabbia la rottura con Iervolino dopo l’incredibile salvezza granata?
«No, è una cosa già talmente antica che è come se non fosse mai successa. Nella vita sono caduto, ho sbattuto la testa tante volte, mi sono fatto male ma non sento più dolore. L’impresa rimane nella mia psiche, ma distaccata. Le cose passano, soprattutto nel calcio, se non sei pronto a parare gli effetti sei morto: vivere di nostalgia non è possibile e non è giusto».
Ha detto che la Samp è un suo rimpianto: era stato vicino a un colpo alla Sabatini?
«No, non ero in condizioni fisiche per poter lavorare bene, per fortuna c’era Osti che è molto bravo. Sono rammaricato di ciò che non ho fatto, Genova è civilissima, la tifoseria della Samp merita qualsiasi sforzo. Sono stato molto deludente, non me lo perdono, nella vita e nel calcio è ridicolo non prendere atto delle proprie responsabilità. Resto un simpatizzante, quando la Samp gioca messaggio Giampaolo e i miei ex giocatori, la seguo».
Si attende la cessione: lei la comprerebbe la Samp?
«Se fossi ricco la comprerei domani: le società appetibili sono quelle con grande spinta popolare. Guarderei la Sud e senza pensarci andrei subito a firmare l’atto d’acquisto».
Giampaolo ha un’ossessione calcistica come la sua?
«Sì, a volte esagera ma meglio così che essere distaccati. Il calcio è tragedia, non un gioco, un vizio che comporta sofferenza. E lui è ottimo interprete della sofferenza. La sua Samp è partita molto bene».
Può rivedersi la Samp del suo primo triennio?
«Rispetto a quella manca un po’ di qualità ma ha calciatori che possono ribaltare ogni pronostico. Quagliarella resta uno dei migliori attaccanti italiani: la sua giocata contro la Juve possono farla solo lui o Messi, tiro sul secondo palo in controtempo di bellezza inaudita. Giampaolo vuole un regista che sappia giocare a calcio: Villar interpreterà alla grande le sue richieste, viene da un paio di anni non eccezionali ma si rifarà. E Vieira è in crescita: ha un potenziale enorme ma lui non lo sa però con Atalanta e Juve l’ho visto bene»
E Sabiri ?
«Grande sorpresa, complimenti alla Samp per averlo preso. Se arrivi dalla B e ti imponi così c’è la mano dell’allenatore ma anche di chi ti prende».
L’ultima sfida tra Samp e Salernitana, l’hanno vinta i granata al Ferraris. Stavolta si temono gli ex.
«Domenica sarà dura per entrambe. Quella vittoria fu decisiva per la salvezza: prendemmo coscienza che potevamo farcela. Gli ex incidono di più: Bonazzoli è un fuoriclasse, Candreva può ancora determinare le gare. La Salernitana ha fatto scelte intelligenti, con giocatori collocabili in un secondo mercato e un club come il granata non può non pensare pure a future plusvalenze»
Anche Nicola è un passionale del calcio.
«Allenatore eccezionale, ha un suo linguaggio esclusivo con la squadra con cui coagula una grande forza del gruppo. Credo ripeterà l’impresa che però attenzione, sarà un’impresa, la salvezza non è un fatto acquisito, servirà un grande torneo. Nicola è prigioniero del personaggio cucito addosso di tecnico delle salvezze, di pompiere, invece è un allenatore a tutto tondo, umanamente straordinario».
Colpì l’immagine di Nicola con la scarpa in mano: lei a chi lancerebbe una scarpa?
«Sono un polemico, ne tirerei a centinaia, dovrei comprare negozi di scarpe».
Come vede la Serie A?
«Straordinaria, vedo una competitività enorme, a partire dalle prime 7 squadre ma anche dietro. Favorita-scudetto? Milan: ha già vinto, può rifarlo anche se ripetersi è dura quanto vincere, se non di più».
Nell’ultimo weekend un solo gol italiano, Berardi...
«Sono statistiche: i nostri torneranno a segnare come sempre. Se prendi gli stranieri ci può stare che siano leggermente più bravi, non farei patriottismo su questo. Certo, è fastidioso vedere Scamacca o Viti, che può essere un nuovo Cannavaro, all’estero. Ma perché succede? Per i soldi, motivazione che può essere condivisibile: l’industria calcio deve funzionare con le proprie gambe, senza iniezioni di denaro dei proprietari dei club».
Un italiano su cui punta?
«Frattesi: moderno, evoluto, farà la differenza»
Uno che le sarebbe piaciuto comprare? “Kvara”?
«Lui è fuori categoria. A un collaboratore di Spalletti avevo detto di stare attento perché al Palermo avevo un georgiano, Mchedlidze: a 18 anni segnò alla Juve e in nazionale, poi si è perso, preso da altri interessi, come i maledetti soldi. Che amarezza, era formidabile, ma Kvara lo è molto di più, ha un tecnico straordinario, farà una carriera meravigliosa».
La salvezza della Salernitana era data al 7%: ha altri sogni con un 7% di realizzazione in cui crede ancora?
«Quel 7% ha segnato un'epoca, dentro le percentuali mi diverto ma con quelle degli altri, io ne sto lontano. Ho tanti sogni, sento di poter fare molto, non è finita, voglio tornare a lavorare sui mercati sudamericani. Studio la storia della capoeira e della ginga per capire cosa scorre nelle vene dei brasiliani, spettacolo e risultati nel sangue: lì ho preso Ederson, fondamentale per la salvezza granata e ora per il mercato. Credo molto in ciò che faccio, continuerò a seguire le mie inclinazioni».
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