FELICITÀ - "Penso che si veda, eppure io ho già ricevuto e tanto dalla mia vita. Sono stato un adolescente che è stato guidato per mano dalla mamma e dal papà, la loro educazione, ricca di valori, rappresenta un bene. E calcisticamente mi è andata di lusso".
PERCORSO - "Tutto troppo in fretta? Non saprei, non sta a me dirlo. Io ci ho messo la passione, gli altri il rischio. Il giorno in cui mi ritrovai la fascia al braccio, prima della partita con la Roma, fu un’emozione e se mi fermo a riflettere, deve avere un gran bel coraggio De Zerbi: vero che mancavano Berardi, Magnanelli e Ferrari e vero anche che, volendo scherzare, essendo arrivato al Sassuolo da bambino ero il più anziano del gruppo, ma rimanevo un giovanotto alle prime armi".
EUROPEO - "Qualcosa di inimmaginabile. La forza di un gruppo fantastico, come questo del Napoli. Una sintonia che ha rappresentato la forza e un ct, Mancini, che ha saputo osare".
IMMOBILE VA PER I 33 - "E però continua a segnare. Ma è chiaro che le ragioni anagrafiche non vanno ignorate. C'è una buona generazione che deve dare risposte, il futuro è nelle nostre mani".
RUOLO - "Nasco centravanti ma mi sta bene essere coinvolto, ritrovarmi dentro al campo, quindi mi vedo anche alle spalle di un attaccante. Ma l’evoluzione del calcio è secca, repentina, io sto qua per imparare e ne ho voglia".
30 MILIONI - "Se lei si riferisce alla cifra spesa dal Napoli per acquistarmi, non mi spavento. Conosco ormai le dinamiche del mercato, so che può succedere - e con me è capitato - e che ci sono anche somme più rilevanti a definire certe operazioni. Fa parte del gioco. E stupirmi non avrebbe senso. Anzi, quasi quasi le dico che sono orgoglioso".
SCUDETTO - "Sarei un bugiardo se fingessi distacco. Ma non è un’ossessione. È l’obiettivo per il quale lavoriamo, ma senza stress. Però ci credo: per conquistarlo servirà l’impegno di questi tre mesi e la capacità di dimostrare che l’abbiamo meritato. Le qualità del Napoli, finora, sono emerse".
ESORDIO CHAMPIONS - "Ch’era pazzesco quel clima, quell’atmosfera, quella magia. Che non c’è niente di più bello - ecco, forse il Mondiale, l’Europeo, le Olimpiadi - e che esserne protagonista mi stava realizzando".
INTER - "Mio fratello maggiore tifava Milan e io misi il derby dentro casa. Sarà difficile, inevitabilmente, ma ci sono anche il Milan, che mi sembra quella maggiormente in grado di farci paura, e la Juventus, che sta tornando. Quegli otto punti ci mettono in condizione privilegiata, sempre meglio stare avanti che inseguire, ma è chiaro che non ci può sentire al sicuro. Il campionato comincia adesso, però noi abbiamo otto punti di vantaggio".
IDOLO - "Ho avuto il Kun Agüero come modello da subito, mi colpiva quella puntuale capacità di essere decisivo. Mai gol inutili, uomo determinante nelle situazioni più scabrose e come lui, per certi versi, anche Tevez e Rooney".
IL CENTRAVANTI - "Benzema davanti a Lewandowski, di quelli che hanno esperienza e curriculum. Degli emergenti, ammesso che si possano definire tali, Haaland e Osimhen".
HAALAND E ALVAREZ - "È la dura legge dei grandi club, va in campo chi merita e chi sta fuori cerca di afferrare le occasioni che capitano. È la sana concorrenza, forse pure uno dei segreti per migliorarsi. Ed è la dimostrazione che stanno venendo fuori attaccanti destinati a dominare il palcoscenico internazionale per il prossimo decennio: Victor sta per compiere ventiquattro anni; il norvegese ne ha ventidue e mezzo; e Alvarez ne farà ventitré tra un mese. E aggiungeteci Mbappé: ventiquattro oggi".
MESSI - "Sarebbe stata un’ingiustizia se nella sua carriera e nella sua bacheca non ci fosse stato un Mondiale. Stiamo parlando d’un fenomeno. Io e i miei coetanei siamo venuti su, ovviamente, nel mito di Leo e stavolta la sorte ha riparato ad un errore. Lui o Maradona? Potrei cavarmela dicendo che io Diego non l’ho vissuto ma sarebbe una furbata. Chi vive di calcio è obbligato a sapere, a conoscere, ad informarsi. Diego è stato il Genio e comunque se stai a Napoli ti rendi conto di cosa abbia significato Maradona per questa città".
ALLENATORI - "Dionisi, De Zerbi e Spalletti? Devo a ognuno di loro qualcosa: mi hanno introdotto nel calcio con delicatezza, evitandomi qualsiasi forma di tensione. Non era semplice, perché De Zerbi mi ha fatto debuttare, Dionisi ha puntato si di me e Spalletti addirittura ha investito. Non posso che essere grato per questa stima così tangibile".
DESTINO - "Il destino mi ha voluto a Napoli ed io non posso che esserne fiero. Era un’occasione da cogliere per me, perché io ho avuto modo di crescere guardando il Napoli di Sarri, impressionato sostanzialmente dalla natura stessa di un club che ha sempre avuto una filosofia diretta con lo spettacolo. Sa che io mi ci vedevo dentro questa squadra?".
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