MILAN - “In piccolo ci siamo rivisti nell’Italia, sì. Sento che c’è empatia, forse addirittura un po’ di magia tra di noi”.
KJAER - “Io conoscevo già il valore di Simon. E’ un uomo di intelligenza e sensibilità rare, e ha usato quelle qualità per salvare un amico. E’ stato lucido e preciso anche in un frangente così drammatico”.
ASTORI - “La morte di Davide… Sono un allenatore che impronta tutta la sua gestione sul confronto e sul dialogo coi giocatori. Quella tragedia mi ha fatto capire che i calciatori sono anzitutto uomini. Sono dovuto entrare nelle loro teste. A uno a uno ho dovuto raccontargli che il medico, alle 9 del mattino, mi aveva detto che Davide non c’era più. Ho passato tutti i mesi successivi ad aiutarli a elaborare quella scomparsa. In certi momenti devi andare in profondità. Conta la tecnica, conta la tattica, ma è ancora più importante la componente mentale”.
GRUPPO - “Passa tutto da lì. L’Italia ha vinto gli Europei per quegli occhi: per quello spirito di gruppo. Non vinci con la tattica. Vinci mettendo da parte l’io e anteponendo a tutto il noi.
IBRA - “Mi ha aiutato tanto. E’ un esempio in tutto quello che fa. Non ci sta a sbagliare neanche un passaggio nel torello Pretende il massimo da se stesso e dagli altri. Zlatan e Simon hanno cambiato la squadra non solo in senso tecnico, ma anche e soprattutto in senso morale”.
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