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Pessina: “Scelta Monza, Galliani, Berlusconi, progetto, nuovi e addio all’Atalanta: vi dico tutto”

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A tutto Matteo Pessina. Così il capitano del Monza ha parlato a La Gazzetta dello Sport verso il match contro l’Atalanta di questa sera: “Speravo nella A per il club e la città, non per un mio ritorno: lo progettavo per chiudere qui la...
Alessandro Cosattini

A tutto Matteo Pessina. Così il capitano del Monza ha parlato a La Gazzetta dello Sport verso il match contro l’Atalanta di questa sera: “Speravo nella A per il club e la città, non per un mio ritorno: lo progettavo per chiudere qui la carriera. Il presidente Berlusconi e il dottor Galliani ci mettono poco a convincerti. Chiunque, figuriamoci me: qui ci sono nato e cresciuto”.

PROGETTO - “Primo giugno, la mattina di Italia-Argentina, hotel della Nazionale a due passi da Wembley. Mi squilla il telefono: il dottor Galliani. “Guarda, Matteo, solo per avvisarti che il Monza è salito in A”. E ha messo giù. Poi la trattativa si è aperta a inizio luglio e si è risolta in pochi giorni. Berlusconi mi ha parlato di squadra giovane, con tanti italiani, di territorio, dell’esempio dell’Athletic Bilbao. C’era qualcosa di Pessina in tutte queste cose, credo”.


MOMENTO - “Un po’ di preoccupazione, quella giusta, c’è. Ma non è facile formare una squadra con 16 giocatori nuovi in due mesi e farla giocare subito bene. E l’impostazione tecnica e tattica si vede già. Quando ti servono punti devi essere più “sporco” e meno divertente da vedere. Ma sono sicuro che ci sarà tempo per farlo: si tratta solo di sbloccarci”.

16 NUOVI - “Non sono troppi, ma è complicato arrivando tutti da squadre diverse, con filosofie diverse da quelle del mister. Serve uno spirito comune da seguire e un’impostazione chiara come quella che sta dando Stroppa”.

MERCATO -"Noi conosciamo l’ambizione di chi c’è al vertice, quello che hanno fatto con il Milan. Io dissi “Pensiamo alla salvezza” e Galliani mi bacchettò, correggendomi: decimo posto. Resto convinto che la salvezza sia il primo obiettivo, quello sicuro: del resto si può riparlare a fine campionato”.

FASCIA DA CAPITANO - “Pesa, ma non la sento pesante. La mia fascia è la maglia del Monza: il simbolo del capitano ce lo metto semplicemente sopra”.

ADDIO ATALANTA - “Ero diventato quasi più un attaccante esterno e non sono riuscito a fare il meglio: sono caratteristiche che non ho. Avrei avuto meno spazi e ho fatto questa scelta. Ma non è stata una separazione traumatica: soluzione soddisfacente per tutti, e continuo a sentire tanti di loro, dal presidente a Gasperini. Bergamo per me è stata una casa accogliente: ci sono entrato ragazzino e uscito da campione d’Europa. E a Bergamo continuerò a sentirmi di casa”.

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