SCARAMANZIA - "Ogni volta che vado a calciare dico che sono il migliore a calciare i rigori, che farò gol, che non sbaglierò. Mi do fiducia mentalmente, soprattutto ora che con il Var mi è capitato di dover aspettare qualche minuto, dove la tensione aumenta. Dico a me stesso che è impossibile sbagliare, che la palla andrà dentro".
IL PIÙ DIFFICILE - "Non so se paura, ma il rigore nel derby all’Olimpico sullo 0-0, nel secondo tempo (stagione 2017-2018, 2-1 finale per la Roma). Il portiere non ha fatto una mossa molto evidente, l’ho calciato bene ed è andato angolato, è servito per sbloccare la partita che poi abbiamo vinto. Quest'anno? Contro la Juve, il portiere era Szczesny che mi conosceva. Non sapevo come si era preparato, avevo tirato tanti rigori in allenamento e tante volte me li aveva parati, sui rigori è bravissimo. Avevo un po’ quel nervosismo. Invece l’ultimo con l’Hellas è stato particolare. Non venivo da un buon periodo, avevo perso la titolarità, mi ero fatto male e quando ero rientrato non avevo fatto molto bene. Quella partita entro perché si fa male Kluivert, a freddo, senza riscaldarmi. La prima palla che tocco la sbaglio e loro segnano, poi il Var l’ha annullato. Sono state tante le sensazioni in quel momento in cui aspettavo il Var, se avessimo preso il gol dal Verona per colpa mia sarebbe stata dura per tutto il gruppo ma anche per me, sarebbe stato difficile riprendermi. Poi dopo 10-15 minuti arriva il rigore, era alla fine del primo tempo. In campo c’erano Kolarov, Veretout che aveva calciato gli ultimi. Ma non ci ho pensato, sono andato lì e ho preso la palla. Io sono il responsabile dei rigori, non mi posso tirare indietro perché non sto giocando male o perché le cose non stanno andando bene. Non sarebbe onesto da parte mia, io sono quello che calcia i rigori nella Roma, dovevo prendere la palla e fare gol".
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