Paolo Zanetti, tecnico del Verona, ha concesso un'intervista a La Gazzetta dello Sport dopo la salvezza conquistata. Le sue parole: "È stata un’annata non semplice in cui abbiamo dovuto trovare delle soluzioni, anche preventivabili visto come siamo stati costruiti. Siamo un club che ogni anno deve cambiare tanto, che mette dentro giocatori stranieri e deve per forza di cosa vendere molti dei più bravi. Siamo ripartiti con tanto sudore e voglia di arrivare all’obiettivo finale, tutti insieme. Un lavoro condiviso fra club, staff e gli stessi giocatori".
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Zanetti: “Tanti infortuni? Sì, vi ricordo Harroui! Le poche conferenze e sul futuro dico…”
INFORTUNI - "Tengstedt, Serdar, Duda, Frese? Sì, aggiungo Harroui. Gli infortuni fanno parte del gioco. La nostra bravura è che siamo riusciti sempre a sopperirvi con il lavoro di squadra. Abbiamo fatto punti anche quando eravamo rimaneggiati, affidandoci alle risorse della rosa e mai ai singoli. Questo è il nostro segreto".
SALVEZZA - "Avevamo una grossa responsabilità. Dovevamo assolutamente onorare questo anniversario con il mantenimento della categoria, che per noi equivale a uno scudetto. Un’ulteriore spinta a superare i momenti di difficoltà, anche in maniera brillante. Non dimentichiamoci che abbiamo fatto dieci vittorie, molte delle quali contro squadre più forti di noi. Ci siamo sempre costruiti con l’obiettivo di salvarci anche per un punto all’ultima giornata. Siamo stati sempre molto umili sugli obiettivi e credo che alla fine la classifica dice che siamo andati anche oltre le aspettative".
CAMBIO DI PROPRIETÀ - "Ammetto che è stato un cambiamento che ha portato anche qualche momento di instabilità. Ma è poi sfociato nei due mesi di altissimo livello che ci hanno dato i punti per arrivare all’ultima giornata con del vantaggio. La società è stata brava a mantenere il gruppo tecnico di lavoro. E noi anche a rimanere sempre concentrati più che altro sul campo".
POCHE CONFERENZE - "È stata una scelta condivisa con la società. Volevamo far passare il messaggio che fossimo concentrati sul lavoro, sui fatti. E parlare di meno".
EMPOLI - "La verità è che sono sempre molto concentrato sul presente. A Empoli ho vissuto una stagione straordinaria, chiusa con 43 punti. Poi l’anno dopo si è rotto qualcosa. Ho guardato avanti, non avevo nessun rancore né spirito di vendetta. L’unica cosa che contava per me è quello di rendere felici i tifosi che hanno creduto sempre in noi anche quando era difficile farlo. Questa salvezza è dedicata a loro. Dopo il 4-1 del Castellani si è fatta una valutazione generale, soprattutto da parte del direttore sportivo Sogliano che ha capito, come probabilmente non capita spesso, che le responsabilità fossero condivise e non solo dell’allenatore. Ha avuto il coraggio di credere nel mio lavoro. Poi sono arrivati i punti. Sono contentissimo di aver certificato la bontà della sua scelta".
GRUPPO - "Con la squadra ho sempre avuto un ottimo rapporto. Un feeling, una simbiosi che i ragazzi hanno subito mostrato in campo come risposta alla crisi. Dimostrando di essere con me al cento per cento".
SVOLTA TATTICA - "Abbiamo dovuto fare scelte radicali. Siamo partiti ricercando un tipo di calcio che però ci faceva prendere troppi gol, anche se ne facevamo tanti. Vittorie importanti, ma anche pesanti sconfitte. Questa instabilità non reggeva, né con la squadra né con la piazza. Dovevamo trovare più equilibrio. Abbiamo puntato, soprattutto in difesa, sui giovani. Che poi è la cosa che so fare meglio, lavorare sui giovani, farli crescere e maturare".
FUTURO - "Non lo so. Abbiamo una proprietà nuova. Fino a ieri ci siamo concentrati sul risultato sportivo. Ora ci siederemo e ne parleremo. Sicuramente sarà un altro anno di forti cambiamenti. Un altro nuovo corso. Io ho dato l’anima come sempre, tutto quello che ho, centrando gli obiettivi. La priorità, per quando mi riguarda, è l’Hellas Verona".
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