ITALIANO - "Il mister non lo scopro di certo io, ha fatto tre finali in poco meno di un anno: due di Conference e una di Coppa Italia con la Fiorentina, un allenatore con le idee chiare, con un'idea ben precisa di gioco. È venuto qua anche per togliersi delle soddisfazione come noi, abbiamo degli obiettivi in comune. Quando le strade percorrono la stessa direzione si può solo far bene".
EUROPEO - "Se la mancata convocazione può esser stata uno stimolo? Senz'altro, nel mondo del calcio ci sono sia emozioni fortissime che delusioni. Io ho avuto la fortuna e la sfortuna di provarle entrambe nella stessa stagione. Avrei preferito due fortune ma va bene, non tutte le ciambelle escono col buco. Ma è anche uno stimolo a dare di più, a dimostrare o far cambiare idea a qualcuno. Quella può essere una sfida ancora più bella. Mi è successo tante volte in carriera di aver fatto cambiare idea alle persone, so bene cosa vuol dire. Sicuramente sarà uno stimolo in più che mi spingerà a dare sempre il massimo".
DIMOSTRARE DI PIÙ - "Se mi ha stancato l'idea di non essere mai abbastanza e dover sempre dimostrare qualcosa in più? È una cosa che ho sempre percepito. Non è sempre una cosa positiva perché magari ci sono giocatori che durante la stagione dimostrano molto meno e penso 'ma perché si parla sempre di lui? Ma perché lui sì e io no?'. Però poi penso che a me fondamentalmente non interessa, io sono un professionista: le persone che mi vedono e sanno come lavoro riconoscono il mio lavoro sia come calciatore che come persona. E per me quella è la vittoria più grande, poi se qualcuno preferisce qualcun altro a me non è un problema mio, io devo solo dimostrare in primis a me stesso quando valgo, poi agli altri. Ma è una sensazione che nel corso della mia carriera ho sempre percepito. Magari è anche il motivo per cui mi sono posto tante domande. 'Perché mi dicono tutti la stessa cosa? Cosa c'è che posso ancora migliorare?', mi è servito per fare un'analisi introspettiva e per trarre delle conclusioni, per maturare dal punto di vista caratteriale. Non è una cosa assolutamente negativa, anzi. Più qualcuno non crede in me, più io sono pronto a dimostrare che si sta sbagliando, va bene così. Vuol dire che il mio destino è una rincorsa".
LACRIME DOPO ATALANTA-ROMA - "È stato il coronamento di una stagione ma anche di una vita intera, ho sempre sognato di giocare in questa competizione, sudandomela e raggiungendola sul campo. Ho ripensato ai sacrifici dei miei genitori che da piccolo mi portavano al campo tutti i giorni, aspettando per ore che finissero gli allenamenti. A tutti i panini che ho mangiato in classe per pranzo quando andavo a scuola in pullman con il borsone sotto la spalla, a quando dormivo nei parcheggi aspettando l'allenamento dopo la fine della scuola. Penso che non ci sia soddisfazione più bella. Ho pensato anche a tutti i compagni che ho avuto nelle giovanili e che non ce l'hanno fatta per un modo o per un altro. È stata una sensazione che fa venire i brividi solo a parlarne, non si può spiegare. Se so di essere una brava persona? Cerco solo di essere me stesso il più possibile anche se questo è un mondo un po' strano. Una persona normale, come magari mi reputo io, è strana in questo mondo, anche se non capisco il perché".
BOLOGNA - "Se è diventata casa mia? Sì, è a tutti gli effetti la mia seconda casa, un pezzo di cuore. Ho deciso di stare qui con la mia famiglia, di vivere in una città che mi ha dato tanto, che mi ha aspettato, che mi ha bacchettato e applaudito quando era il momento. Non posso che ripagare questo amore così grande se non dando tutto me stesso in campo e cercando di regalare più soddisfazioni possibili ai nostri magnifici tifosi, come è accaduto la scorsa stagione".
TALENTO - "Cos'è per me? Qualcosa che va custodito, preservato, curato. Come un bel prato di un giardino. Penso che di talento in Italia ce ne sia tantissimo, ma questo giardino certe volte non è sempre curato o ben trattato... per un motivo o per un altro. Poi il talento va anche allenato. C'è una frase che abbiamo in palestra, grande come tutta la parete, dice così: 'il duro lavoro batte il talento se il talento non lavora duro'. All'inizio, forse perché si ha ancora una mentalità da ragazzino, si faceva fatica a capire questa cosa. Con il passare del tempo abbiamo capito che con la cura del dettaglio, con i lavori da fare prima e dopo l'allenamento anche fuori dal campo con persone che possono aiutarti riesci a curare ogni aspetto nel minimo dettaglio. Siamo atleti a 360 gradi, anche se certi lavori possono aiutare dell'1% in più, quell'1% te lo devi andare a prendere. Nel corso del tempo ho capito che non basta il talento per arrivare. Servono altri fattori: più mattoncini costruiscono una bella casa".
MODELLO PER I GIOVANI - "Non dico che mi piacerebbe essere un modello di ispirazione, no. Io sono Riccardo Orsolini e basta, ho il mio percorso e ognuno ha il suo. Ma se raccontando la mia storia, facendo delle giocate o regalando emozioni posso aiutare anche persone e sapere che in qualche modo si sta regalando del bene per me è la cosa più bella, una missione che va oltre il successo, oltre il denaro e tutte le cose materiali della vita".
MOMENTI MIGLIORI DELLA CARRIERA - "Ho avuto la fortuna di avere una famiglia splendida alle spalle che mi ha aiutato tantissimo e mi è sempre stata vicino, in ogni fase della mia vita. È grazie a loro se oggi sono la persona che sono. Ho sempre cercato di dare priorità ai veri valori della vita anche perché, quando si spegneranno i riflettori, la vita che ci attende è un'altra. Ora siamo in una bolla, una bellissima bolla di vetro ma la vita vera è un'altra. Momenti che ricordo con grande felicità? Oltre alla qualificazione in Champions League, che forse è stato l'apice, sicuramente l'esordio in Serie A, il primo gol in Nazionale. Un'altra grande emozione è stata vincere la Scarpa d'Oro ai Mondiali con l'U20 in Corea, un'emozione incredibile perché non me l'aspettavo".
COSA DIRE ALL'ORSOLINI BAMBINO - "Gli direi di continuare a sorridere come faceva, di essere il bambino spensierato, giocherellone, divertente e innamorato di questo sport. Quell'emozione lì, oggi, per me è linfa vitale. Gli direi di continuare ad alimentare quel fuoco".
COSA DIRE ALL'ORSOLINI FUTURO - "Spero di stare bene, gli direi di riguardarsi perché quando non si allenerà più tutti i giorni potrà venirgli una bella pancia! Gli augurerei di guardarsi indietro e di non avere rimpianti".
SOGNI - "Ci sono tante cose che sogno. Ma i sogni sono belli perché non si dicono. Risposta da paraculo? Devi concedermela... sono molto scaramantico, non mi piace mai dire quali sono né i miei sogni né i miei obiettivi".
Scarica l'app gratuita di SOS Fanta per non perderti neanche un aggiornamento con le notifiche push.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
/www.sosfanta.com/assets/uploads/202512/4436d40c26b612deac1ab5fabe5c1548-scaled-e1765028643335.jpeg)