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Nicolussi Caviglia: “Il Venezia mi riscatterà a gennaio, qui sono felice! Per la salvezza…”

Tommaso Lerro
Hans Nicolussi Caviglia, centrocampiste del Venezia in prestito dalla Juve, ha rilasciato un’intervista all’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue dichiarazioni: ANALISI – “Ci è dispiaciuto molto non...

Hans Nicolussi Caviglia, centrocampiste del Venezia in prestito dalla Juve, ha rilasciato un'intervista all'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue dichiarazioni:

ANALISI - "Ci è dispiaciuto molto non aver fatto risultato perché la proposta di gioco era buona e abbiamo mantenuto il controllo. C'è mancata la finalizzazione negli ultimi 20 metri e l'attenzione nelle loro ripartenze. Quanto al Lecce, ha appena cambiato tecnico e di solito in questi casi si ha una spinta positiva. Avranno concetti nuovi e una nuova linfa vitale".

SALVEZZA - "Cosa serve? Credo nel lavoro. Il mister ce ne parla sempre, insieme a concetti che magari sarebbero stati assimilabili in più tempo ma sui quali lavoriamo".

COSA MANCA - "Manca esperienza? Non è vero. Tecnica? No. Tempo? Ci manca qualche dettaglio di attenzione, ma la proposta di gioco migliora di partita in partita".


CATTIVERIA - "Pochi gialli? La cattiveria si vede pure da altri dettagli, come ciò che succede nelle aree. Questa è una chiave da sbloccare: attaccare la porta con cross "cattivi" e difendere la porta a tutti i costi. Manca fortuna? La fortuna la devi cercare".

RISCATTO - "Il Venezia mi riscatta a gennaio? Già ad agosto ero conscio di questa scelta, era ciò che cercavo. Sono felice di essere qui".

CASA A VENEZIA - "Sì, ho preso casa. Mi piace molto, anche solo andare a prendere la macchina camminando tra le calli è un'esperienza. Prendo il vaporetto tutti i giorni, mi mette a contatto con la quotidianità".

NOME E FAMIGLIA - "Mi chiamo Hans in onore alle origini cimbre della parte paterna della famiglia, proveniamo da Luserna, Trento. Papà poi si è stabilito in Valle d'Aosta, fa il guardiaparco nel Gran Paradiso, da piccolo mi portava con lui. Mamma è ligure, si chiama Barbara Caviglia, fa teatro. Abbiamo deciso a un certo punto che portassi i due cognomi".

FINALE DI COPPA ITALIA - "Giocare titolare è stata una delle emozioni più grandi. Sono stato alla Juve dai Pulcini, a 8 anni, fino a quella finale. La Juve mi è stata accanto in tutte le tappe della vita".

GIOVANILI - "A 8 anni superai il provino a Torino. Mi portavano i miei, un'ora e mezza ad andare e un'ora e mezza a tornare, tre volte alla settimana più il weekend. Dopo un po' la Juve mise a disposizione delle navette. Viaggiai fino a 15 anni, quando entrai nel convitto. Nel pulmino studiavo, finivo a scuola all'una e 20, alle 15 partivo e rientravo alle 22. Sacrifici fatti con passione".