SALVEZZA - "Cosa serve? Credo nel lavoro. Il mister ce ne parla sempre, insieme a concetti che magari sarebbero stati assimilabili in più tempo ma sui quali lavoriamo".
COSA MANCA - "Manca esperienza? Non è vero. Tecnica? No. Tempo? Ci manca qualche dettaglio di attenzione, ma la proposta di gioco migliora di partita in partita".
CATTIVERIA - "Pochi gialli? La cattiveria si vede pure da altri dettagli, come ciò che succede nelle aree. Questa è una chiave da sbloccare: attaccare la porta con cross "cattivi" e difendere la porta a tutti i costi. Manca fortuna? La fortuna la devi cercare".
RISCATTO - "Il Venezia mi riscatta a gennaio? Già ad agosto ero conscio di questa scelta, era ciò che cercavo. Sono felice di essere qui".
CASA A VENEZIA - "Sì, ho preso casa. Mi piace molto, anche solo andare a prendere la macchina camminando tra le calli è un'esperienza. Prendo il vaporetto tutti i giorni, mi mette a contatto con la quotidianità".
NOME E FAMIGLIA - "Mi chiamo Hans in onore alle origini cimbre della parte paterna della famiglia, proveniamo da Luserna, Trento. Papà poi si è stabilito in Valle d'Aosta, fa il guardiaparco nel Gran Paradiso, da piccolo mi portava con lui. Mamma è ligure, si chiama Barbara Caviglia, fa teatro. Abbiamo deciso a un certo punto che portassi i due cognomi".
FINALE DI COPPA ITALIA - "Giocare titolare è stata una delle emozioni più grandi. Sono stato alla Juve dai Pulcini, a 8 anni, fino a quella finale. La Juve mi è stata accanto in tutte le tappe della vita".
GIOVANILI - "A 8 anni superai il provino a Torino. Mi portavano i miei, un'ora e mezza ad andare e un'ora e mezza a tornare, tre volte alla settimana più il weekend. Dopo un po' la Juve mise a disposizione delle navette. Viaggiai fino a 15 anni, quando entrai nel convitto. Nel pulmino studiavo, finivo a scuola all'una e 20, alle 15 partivo e rientravo alle 22. Sacrifici fatti con passione".
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