FENOMENI DEL CALCIO - "Chi sono? Gli allenatori bravi che non sanno vincere, gli esperti dei social media e gente che ha potere decisionale ma che sa di calcio come io di fisica dell’atomo. Il calcio è il regno della superficialità e dei luoghi comuni e un’etichetta non si nega a nessuno. Di solito quando la gente parla di me pensa a cosa è successo quindici, dodici, otto o dieci anni fa. È così per la maggior parte dei grandi allenatori che di solito guidano le squadre migliori e hanno le maggiori possibilità di arrivare in finale. Negli ultimi anni ho fatto tre finali, una con il Manchester United e due con la Roma. Guardo a tutto ciò un po’ divertito, e allo stesso tempo con orgoglio perché quando fai questo con un club senza storia in Europa, ti rendi conto che hai realizzato qualcosa di speciale".
RIMPIANTO - "Se parliamo di partite, tanti perché quando perdi pensi sempre che avresti potuto fare diversamente, e di partite ne ho perse parecchie. Se invece ti riferisci alle scelte professionali, il no a Florentino. Mi disse “Mou, non andare via adesso, il difficile l’hai fatto e viene il bello… Sapevo che sarebbe stato così, però volevo tornare al Chelsea dopo tre anni in Spagna di grandi lotte... E dopo Budapest. Non per il casino combinato da Taylor, ma per il fatto di non essermene andato subito. Avrei dovuto lasciare la Roma, non l’ho fatto e ho sbagliato".
SERIE A - "Tornerei in Italia? Certo.".
ROMA - "Acquistai un biglietto per andare a salutare i tifosi all’Olimpico? Non uno, quattro. Ero in hotel con i miei assistenti che mi dissero: “Mister, meriti di salutare i tifosi e i tifosi meritano di salutare te. Andiamo”. Ci ho pensato qualche ora, poi ho temuto che mi avrebbero accusato di voler disturbare e io non faccio queste cose, mai. Non ho più visto giocare la Roma. L’Inter, sì".
ATALANTA - "La vittoria in Europa League? Ottimo, il premio alla competenza e a un progetto serio, tanti anni di lavoro fatto bene con lo stesso allenatore e la stessa filosofia di gioco. Ero triste per Xabi, tifavo Bayer, però l’Atalanta l’ha ultrameritato. Un buon arbitro, un buon Var, degni di una finale europea".
BOVE - "Bove è come me. Nessuno gli ha regalato niente. Ha esordito con me perché abbiamo principi simili, anche se uno ha vent’anni e l’altro sessanta".
NAZIONALE - "Nel futuro c’è una nazionale? Sì. Voglio giocare un Europeo o un Mondiale, unire un Paese intorno alla sua nazionale nello stesso modo in cui sono riuscito tante volte con i club e i tifosi. Voglio farlo per il calcio, per quello che questo sport rappresenta. Sarà incredibile".
© RIPRODUZIONE RISERVATA


/www.sosfanta.com/assets/uploads/202512/334d6aa229fb1eee19d82e860dad90c9-e1765577904611.jpg)