sosfanta news Morata: “Non penso solo ai gol, aiuto la squadra. Fabregas forte, perché ho scelto Como”

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Morata: “Non penso solo ai gol, aiuto la squadra. Fabregas forte, perché ho scelto Como”

Marco Astori
Alvaro Morata, attaccante del Como, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del sito ufficiale del club. POCHI GOL – “Non penso soltanto a segnare. Voglio lavorare con la squadra per raggiungere obiettivi comuni. Non sono il tipo...

Alvaro Morata, attaccante del Como, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del sito ufficiale del club.

POCHI GOL - “Non penso soltanto a segnare. Voglio lavorare con la squadra per raggiungere obiettivi comuni. Non sono il tipo che immagina traguardi da solo, perché il calcio è uno sport di gruppo. Voglio condividere gioie e fatiche con i miei compagni. Non vedo l’ora di indossare questa bellissima maglia e vivere insieme battaglie e momenti importanti”.

FABREGAS - “Ho lavorato con tanti, tra i migliori al mondo, e ognuno mi ha lasciato qualcosa. Simeone mi ha dato motivazione, Conte mi ha insegnato la tattica. Sono contento anche perché il nostro allenatore qui ha collaborato con i più grandi. Ha un carattere forte e spero che questa stagione possa regalarci soddisfazioni”.

COMO - “Quando ho ricevuto la chiamata ho detto subito che era un progetto incredibile. Lo scorso anno ci ho giocato contro e abbiamo sofferto tanto. Ho visto con i miei occhi che il Como sta diventando un grande club, con ambizioni e strutture importanti. È un progetto serio, con un grande allenatore: per me una grande opportunità. Non ho dovuto pensarci troppo. Cesc è una leggenda, con enorme esperienza, e ho seguito sia la testa sia il cuore”.

CARRIERA - “Sono stato fortunato, tutte le mie destinazioni mi hanno dato molto. A Londra ho imparato a essere forte come uomo, e questa è la cosa più importante della vita: il calcio non è tutto. Ogni Paese mi ha insegnato qualcosa, anche a livello culturale. I miei genitori mi hanno dato un’educazione straordinaria. Mio padre, quando ho iniziato a giocare accanto ai grandi campioni, mi disse di osservare, analizzare e tacere. Solo lavorare. La parte mentale conta tanto: nel calcio c’è pressione, e nelle accademie non insegnano a gestirla. Non è follia chiedere aiuto a uno specialista: se andiamo in palestra per il corpo, possiamo farlo anche per la mente”.


TROFEO MIGLIORE - “La medaglia più importante è sempre l’ultima, perché non sai mai se sarà l’ultima volta. Certo, l’Europeo o la Champions hanno un valore speciale, ma anche la Coppa di Turchia mi ha reso l’uomo più felice del mondo: ogni titolo richiede sacrificio”.

NUMERO DI MAGLIA - “Il sette è speciale. Devo ringraziare Lucas (Da Cunha, ndr) perché lo voleva anche lui, ma me lo ha lasciato. Lo rispetto per questo. È il numero che indosso con la Spagna e che amo da bambino. Darò il duecento per cento per rendere orgogliosi squadra e tifosi”.