MOURINHO - "Nonostante le difficoltà all’inizio della stagione, mi ha fatto crescere come persona e come uomo. Io sono una persona che non ha mai mollato e non mollerà. Mi metteva in difficoltà perché voleva vedere se riuscivo a uscirne. Gli sono grato perché mi ha fatto capire cosa significa questo mondo del calcio. Faceva giochi psicologici per vedere se fossi forte mentalmente per giocare le partite più difficili. È il suo modo di allenare e di capire se si può fidare di te oppure no".
ROMA - “Tutto è iniziato a metà agosto nel 2019. Mi chiama Raiola e mi dice ‘Dobbiamo andare via perché non sei felice. Preferisci Milan o Roma?’. Io ho detto che volevo giocare, poi in quel periodo il Milan si era focalizzato sull’acquisto di Taison dallo Shakhtar e gli ho detto ‘Beh in questo caso meglio andare a Roma’. L’accoglienza è stata una cosa pazzesca. Ho vissuto pure quel momento e sono molto grato. La piazza è molto calda e la gente è pazza, in senso positivo. Ho ritrovato la felicità e il piacere di giocare a calcio. Dal primo giorno è andato tutto benissimo”.
INTER - “Tutto è iniziato dopo il mio secondo anno alla Roma, quando ho avuto quella chiamata di Ausilio in cui mi ha detto che l’Inter mi voleva. Dopo quella telefonata non ci siamo più sentiti. Poi alla terza stagione alla Roma c’era il discorso del rinnovo. Tiago Pinto sapeva che mi piaceva la città e che volevo finire la carriera là. Dopo aver giocato contro l’Inter mi ha richiamato Ausilio. Noi eravamo ancora in corsa e dovevamo giocare la finale di Conference League ma ho detto sì perché la Roma non era molto chiara con me. La Roma mi ha detto di parlare con Mourinho e di dirgli cosa volevo. Ma era tardi e avevo già dato la mia parola all’Inter”.
INZAGHI - "Ho vissuto 3 anni bellissimi con lui, mi ha dato una seconda giovinezza. È stato un allenatore fondamentale e importante per questa Inter. E pensare che alla prima da titolare mi ha tolto dopo 32 minuti, ho pensato 'ecco un altro che non si comporta bene'. Non mi avevano detto che toglieva gli ammoniti, non capivo. Poi ho letto i giornali e ho capito che aveva questa abitudine. Inzaghi è allenatore, padre, amico. Ci puoi parlare di tutto, rispettando il limite giocatore-allenatore. È stato fondamentale per l'Inter. Se ci ha distratto il suo addio? La gente parlava più di questo che della finale di Champions e magari questo ci ha un po’ disturbato. Lui non voleva parlare di niente e voleva concentrarsi sulla finale".
CHIVU - "Con lui gioco meno? Non posso dimenticare che farò 37 anni. Sono pronto ad aiutare giocando una partita a settimana e non giocandole tutte. Sto accettando tutto quello che fa per la squadra perché lui fa tutto per il bene del club. Vedo una persona con un grande futuro".
FINALI DI CHAMPIONS - "A Istanbul siamo andati come una squadra che doveva perdere 3-0, perché loro erano troppo forti. Ma abbiamo fatto vedere a tutti che potevamo giocarcela alla pari. A Monaco, invece, magari ci siamo bruciati perché giocando contro Bayern e Barcellona – facendo 4 partite super – abbiamo pensato di poter vincere anche contro il PSG. È stato tutto sbagliato, dalla mattina fino all'ultimo momento".
RITIRO - "Non so quanto ancora giocherò. Me lo sto chiedendo ogni giorno, se fermarmi o no. Non voglio avere il rimpianto. Magari smetto e invece potevo andare ancora avanti. Non ho ancora deciso. Diventare allenatore? Mai dire mai".
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