CALENDARIO - "In Italia non ci sono gare facili, anche le provinciali ti danno filo da torcere. Lo scontro diretto è importante, ma tutte le partite sono piene di difficoltà, soprattutto quelle 'facili'. Noi dobbiamo convivere piacevolmente con ancora tre realtà - Coppa Italia, Champions e campionato - che ci portano tensioni emotive rispetto al Napoli e alle squadre che sono in lotta per lo scudetto".
MONDIALE PER CLUB - "E' la prima volta, quindi c'è l'orgoglio di rappresentare l'Italia. Siamo lì per il lavoro degli ultimi cinque anni grazie al ranking, siamo lì con grande merito. E' un'esperienza nuova che si incastra tra due stagioni, ci sarà l'inesperienza da parte di tutti nella gestione delle forze. In un contesto dove si rischia di esasperare la pressione agonistica delle partite, ci sono rischi nella gestione. Le rose ristrette sono insufficienti per far fronte ai vari impegni, senza dimenticare le Nazionali. Il calendario va armonizzato meglio, per esempio io sono per ridurre assolutamente il campionato a 18 squadre".
ETÀ MEDIA - "Rispondiamo al concetto della sostenibilità, ci deve accompagnare sempre, diversamente dall'epoca dei presidenti mecenati che miravano prima all'obiettivo sportivo e poi a quello di bilancio. Ora ci sono parametri finanziari da rispettare. Non è vero che chi più spende, più vince. Vince chi ha più competenze".
FALLIRE - "Fallite è una parolaccia che non esiste. Se ne dicono tante su di noi, ma questo - e lo dico con ironia - fa parte del concetto italiano associato alla cultura dell'invidia. Non abbiamo mai rischiato il fallimento, siamo una società che ha un'esposizione finanziaria, un bond che controlliamo benissimo. Non abbiamo debiti verso i fornitori o verso le banche, altrimenti non ci saremmo potuti iscrivere. Ci sono licenze rigide che impongono il rispetto di determinati parametri. Non abbiamo mai preso multe o diffide, paghiamo regolarmente il debito verso l'erario. C'è il luogo comune di confondere le difficoltà che erano state sopra la nostra testa con la gestione ordinaria dell'Inter".
PARATICI - "Questa è un'altra leggenda metropolitana milanese. Non so se esiste il cavaliere bianco, metafora della finanza. Come è possibile immaginare che io abbia potuto condizionare il proprietario del Milan o l'AD, che ovviamente non aspettano un mio suggerimento? Quale è il capo d'accusa? Io sarei contento se Paratici andasse al Milan perché mi genererebbe ulteriori stimoli e sarei ancora più incazzato (ride, ndr)".
INZAGHI - "Con Inzaghi abbiamo avuto la circostanza favorevole che si chiama fortuna di prenderlo al momento giusto. Quando andò via Conte, la disponibilità di mercato non era così onerosa e lui stava firmando per la Lazio. E' migliorato nel tempo, ancora oggi è tra i tecnici più giovani. Ha tutte le conoscenze specifiche del mondo del calcio, non solo sul piano tecnico-tattico ma anche nella gestione degli uomini. Nella classifica degli allenatori dove lo metto? In prima fascia, sicuramente. Non faccio il podio".
STAGIONE - "Generalmente se arrivi secondo, tu hai fallito. Ma non è così, tu devi valutare tutto. Noi ora siamo in corsa su tre fronti, dal punto di vista economico abbiamo incassato una valutazione molto importante grazie alla Champions. E' chiaro che l'ambizione mia e della società è puntare sempre più in alto. Non vogliamo fare le comparse; se poi altri saranno più bravi, ci inchineremo. Vogliamo credere di poter vincere Champions, campionato e Coppa Italia. Essere in corsa è già un risultato importante".
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