news

Luis Alberto: “Mi piacciono questi due giocatori in Serie A! Pedro fenomeno, Sarri…”

Luis Alberto: “Mi piacciono questi due giocatori in Serie A! Pedro fenomeno, Sarri…” - immagine 1
L'ex centrocampista della Lazio Luis Alberto, attualmente all'Al-Duhail ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport. Ha parlato di passato, presente e futuro, queste le sue parole.
Daniele Burigana

L'ex centrocampista della Lazio Luis Alberto, attualmente all'Al-Duhail ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport. Ha parlato di passato, presente e futuro, queste le sue parole.

CARATTERE - "Io alzo la voce quando vedo cose che non mi stanno bene o le ingiustizie. Non riesco a stare in silenzio. Sono diretto e istintivo".


ASSIST PIÙ BELLO - "A Ferrara, in un 5-2 contro la Spal. Un tocco d’esterno destro di prima per Immobile. La palla girò in un modo assurdo. Poi anche il tacco per Zaccagni contro la Juve. Un calcio libero".

MOMENTO LAZIO - "Spero vinca lo scudetto. Ha tutto per competere. L’Inter resta la più forte, poi metto il Napoli, ma la Lazio se la gioca. Il calcio di Baroni mi piace molto. All’inizio sembrava un’incognita, ma adesso strega e stupisce. E Castellanos segnerà molti gol".

PEDRO - "E’ un fenomeno e lo è sempre stato, glielo scrivo ogni volta. In estate stavano per mandarlo via, ora si parla di rinnovo. Il gioco di quest’anno lo favorisce: è libero di calciare, e quando lo fa…".

SCUDETTO - "Sarebbe un sogno vedere i laziali festeggiare un titolo. Noi ci andammo vicini".

PANDEMIA - "Già, maledetto covid. Siamo stati anche sfortunati: infortuni, squalifiche, Leiva che si fa male al ginocchio, poi cartellini a ogni diffidato. Se il campionato non si fosse fermato avremmo lottato punto a punto, chissà".

MILINKOVIC, LUIS ALBERTO E IMMOBILE - "Il trio più forte. Abbiamo divertito tutti. E ci siamo divertiti noi".

NEL 2016 - "Avevo già fatto i bagagli. Non giocavo mai, e quando entravo facevo l’esterno. Un ruolo mai coperto in vita mia. Così dissi al mio agente che a gennaio sarei tornato a Siviglia. Quest’ultimo mi spinse a chiamare il mio vecchio mental coach del Barcellona B, Juan Campillo…".

INZAGHI - "Senza di lui sarei tornato in Spagna. Nel 2017 gli chiesi di andare via, ma si oppose. È il numero uno nel gestire le persone. Una volta mandò a casa un giocatore perché aveva un problema familiare. A uno così dai tutto".

SARRI - "Siamo simili, l’ha detto anche lui. Il nostro è stato un rapporto strano, ma mi ha insegnato a difendere. Quando è andato via hanno detto che è stata colpa mia e che l’ho cacciato da Formello, ma non è vero. Mi è dispiaciuto quando si è dimesso".

LOTITO - "Guardi, è un capitolo chiuso. L’unico appunto è sul rinnovo: è lui che è venuto da me per non farmi andare via. Io sono tranquillo, non voglio parlare né di lui e né dell’altro (Angelo Fabiani n.d.r. )".

CALCIO MODERNO - "Non c’è più talento. Mi dica un numero 10 che vale la pena guardare. Gli Ozil, i Guti, i Riquelme e i Valeron non ci sono più. Dominano tattica e fisico".

TALENTI IN A - "Nico Paz e Zielinski, uno da Barcellona o da Real Madrid".

QATAR - "Non sono in vacanza, eh. Siamo primi in campionato e in semifinale di coppa. Mi avevano già cercato l’anno scorso, però Sarri non mi lasciò andare via".

ITALIA - "No. Non c’è altro club al di fuori della Lazio in cui giocherei. Se in futuro dovessi fare l’allenatore magari sì, ma la mia carriera da calciatore finirà qui".