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Kean: “Juve? Potevo dare di più ma ho avuto sfiga. Palladino, Leao e la gente dimentica che…”

Marco Astori
Moise Kean, centravanti della Fiorentina, ha concesso un'intervista ai microfoni di Sportweek.

Moise Kean, centravanti della Fiorentina, ha concesso un'intervista ai microfoni di Sportweek.

JUVE - "Sapevo che avrei potuto dare di più. L’ultimo anno poi è stato di sfiga, con l’infortunio che mi ha tolto lucidità. Al momento sai che è difficile, poi, però, sei grato a quelle difficoltà perché ti insegnano a gestirle in maniera differente, se dovessero ricapitare. La stagione scorsa è stata di insegnamento. Ora sono a Firenze, sto bene, tutti mi vogliono bene e io voglio bene a tutti".

PALLADINO - "Io e il mister ci intendiamo bene. Mi ha aiutato molto, in campo e fuori. Lui è giovane, è stato attaccante, ha ben chiaro cosa chiedermi – innanzitutto di andare in profondità – e cosa gli posso dare. Ha tanta ambizione e ama le sfide. E poi siamo una squadra giovane e piena di talento, faremo bene".

MOMENTI BUI - "Ne ho avuti tanti, di brutti momenti. Anche belli, ma sono stati di più quelli brutti. L’ultimo è legato all’infortunio che ha condizionato quasi tutta la scorsa stagione e mi ha impedito di dare il cento per cento nelle partite. È stato un momento buio. La famiglia mi è stata vicina, ma arriva sempre un momento in cui ti ritrovi da solo davanti allo specchio. Mi sentivo triste perché le cose che volevo fare non mi riuscivano. Nella mia testa visualizzavo il tiro, il dribbling, la finta, poi non riuscivo a metterli in pratica e pensavo: 'Cazzo, non ci riesco'. Ma sapevo che dopo il buio torna la luce e quindi anche per me sarebbe arrivato il giorno in cui avrei dimostrato a tutti chi sono e di cosa sono capace".

PRESSIONE - "A volte la gente dimentica che ho 24 anni. Non sono più un ragazzino, ma mi piace fare ancora le cose da ragazzo, perché i 24 anni non tornano più. Ne ho sentiti di cinquantenni che mi dicevano: 'Quanto vorrei avere ancora la tua età'. Nella vita le pressioni sono altre. Nel calcio non esistono pressioni. Quelli erano pensieri che gli altri si facevano su di me".


RUOLO - "Crescendo ho studiato bene il mio ruolo, cosa che prima non facevo. Prima effettivamente cercavo di più la giocata, mi piaceva prendere in giro l’avversario. Lo faccio ancora adesso, eh, però ho capito che devo anche correre, pressare, scattare, aiutare la squadra. Se voglio essere leader e avere una squadra che mi segue, in campo devo farmi il mazzo".

LEAO - "Stiamo lavorando a un disco insieme. Rafa è un amico, un ragazzo d’oro. L’ho conosciuto tanti anni fa giocando contro in nazionale e da lì abbiamo mantenuto un legame molto stretto. La connessione che ho con lui e con McKennie non ce l’ho con altri, nel calcio".