ALLEGRI - "Ho avuto Allegri come allenatore, abbiamo vinto insieme. Tutto quello che facciamo, lo facciamo per i risultati. Il DNA del Milan è quello di vincere. Finché vinciamo queste critiche si allontanano. Se non vinci, tornano le critiche, sono parte del gioco. Sul gioco: secondo me sta giocando bene, un mix di calciatori di esperienza e talenti futuribili. Non vedo questa cosa sul fatto che giochi meno bene".
LITIGI - "Se è vero che ho litigato con Allegri? Non una volta, ma molte volte. Molti si ricordano quella di Londra con l'Arsenal, dopo che abbiamo perso 3-0 con l'Arsenal dopo aver vinto 4-0 l'andata. Quando perdo non sono contento. Poi ho fatto una battuta sul fatto che Allegri avesse portato due portieri in panchina e lui ha risposto: 'Si ma tu sei stato un disastro in campo'. E allora da lì siamo partiti. Quando uno è un vincente, questa è la normalità. Quando esce sul giornale sembra un problema per i tifosi, anche se non dovrebbe, ma i giornalisti hanno le loro spie. I giornalisti in quel momento godono, perché possono scrivere, ma per noi è la normalità".
LEAO - "Se ci ho parlato dopo l'ultima? Dopo Juve-Milan ero dentro allo spogliatoio con tutti quelli della dirigenza del Milan, facciamo tutto insieme quando vinciamo o perdiamo. Dopo la partita con la Juve erano tutti arrabbiati, era una partita che volevamo vincere. Poi dopo è affare di Allegri, nessuno entra quando parla lui. Quando lui finisce di parlare è normale che parli individualmente con i singoli giocatori. Dopo le partite però sono tutti pieni di adrenalina. Le risposte che danno dopo le partite non sono le stesse che ti danno il giorno dopo, per quello bisogna stare un po' attenti. Uno era deluso, l'altro arrabbiato. Devono avere il loro spazio, i giocatori. Cosa gli manca per essere tra i più forti al mondo? Lo so che tanti parlano di Leao, se ne parla perché è fra i più forti al mondo. Di quelli che non sono forti non se ne parla, parlo per esperienza. Qualche anno fa abbiamo vinto lo Scudetto, per me Leao ha vinto da solo, faceva la differenza da fenomeno. Da fenomeno. Le squadre oggi vincono da squadre, prima c'erano giocatori che vincevano da soli e la squadra gli andava dietro. Anche in Supercoppa in Arabia. Chiediamo tanto da lui, ha questa magia. Gli chiediamo tanto, chi non lo conosce, quando fa qualcosa di speciale dice 'wow'. Ma per me che lo conosco è normale quando rende in quel modo. Ma è arrivato ad un'età nella quale può non importarsene delle critiche. Ci aspettiamo tanto da Leao, è normale".
MODRIC - "Lui è un maestro. Non gioca a calcio, è proprio il calcio. Ha fatto una carriera incredibile, a fine campionato l'anno scorso la società era convinta che mancasse esperienza. La prima scelta era quella legata all'allenatore, poi tutto il resto. Pensando all'esperienza, abbiamo pensato subito a Modric. Era uno dei pochi al Real che non si è mai infortunato l'anno scorso. Dopo Milan-Napoli si è visto benissimo chi è in quella immagine in cui esulta a fine partita. Questa è passione, identità. Lui è un maestro. Se c'era lui quando giocavo, avrei allungato ancora di più la mia carriera. Siamo contenti del suo arrivo, di quello che porta non solo in campo, ma di quello che porta in spogliatoio. Altri ragazzi giovani, ma anche quelli più esperti, ricevono energia e motivazione di fare qualcosa in più. Quando è in campo ti dà voglia di fare ancora di più. Gli ho detto: "Non aspettare, fai tutto quello che sai, perché gli altri ti seguiranno come hanno fatto con me". Il suo approccio poi è diverso dal mio, lui è molto più leader in campo. Il mio modo di fare le cose può sembrare più aggressivo e più duro, ma per me è la normalità. Questa squadra comunque è equilibrata bene".
CAMARDA - "Tengo a tento a lui. Ho pubblicato quello screenshot di quando mi aveva scritto da ragazzino. Ogni tanto c'erano i ragazzi del settore giovanile che venivano a salutarmi. Mi ha scritto quel messaggio nel 2019. In realtà l'ho visto un anno fa, non per arroganza, ma perché non sono attivo sui social. Un giorno ho visto che mi ha taggato e ho visto questo messaggio. Poi ho visto la data: 2019. Chiesi a Camarda perché non me l'avesse detto visto che si allenava con me. E lui: 'Perché ero un ragazzino'. Ma io gli ho detto che sono passati tanti anni! Deve fare il suo percorso, deve crescere, ma sono molto, molto contento del primo gol con il Lecce. Gli stavo dando tanti consigli: 'Fai il primo gol, così posso postare questa foto e ti faccio diventare più famoso'. Gli dicevo di stare solo davanti alla porta e pensare a quel gol (ride, ndr). Poi pensando all'Italia, questo è il profilo che manca nel calcio italiano, il numero 9 che faccia 20-30 gol all'anno".
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